Così Maurizio Acerbo (foto), segretario nazionale di Rifondazione Comunista, e Vito Meloni, tesoriere, che aggiungono: “In termini di risorse assegnate scendiamo nella classifica perché i 54.844 contribuenti che hanno scelto Rifondazione Comunista hanno un reddito più basso rispetto a quelli di altri partiti. Da un lato, questo dato ci inorgoglisce, qualificandoci come partito di una classe lavoratrice che oggi non ha voce in un Parlamento quasi tutto schierato dalla parte del potere economico. Dall’altro, viene alla luce il carattere iniquo e discriminatorio di una modalità di distribuzione prevista dalla legge sulla base del censo di risorse pubbliche contro la quale intendiamo batterci anche in sede giudiziaria”.
E concludono: “Come mai Rifondazione Comunista riesce a resistere nonostante il pesante ostracismo che subisce? Il motivo forse sta nel fatto che le ragioni della nostra lotta e del nostro impegno vengono ogni giorno confermate dai fatti in Italia e nel mondo. C’è bisogno più che mai di una sinistra anticapitalista, ecologista e femminista, coerentemente pacifista e antimperialista, schierata dalla parte delle classi lavoratrici e popolari e per l’attuazione della Costituzione. Di fronte a questi dati, appaiono ancora più sconcertanti gli ostacoli che ancora si frappongono alla conferma anche per l’anno in corso dell’accesso del nostro Partito al 2×1000, anch’essi frutto di una legge discriminatoria; ci auguriamo che la sensibilità democratica degli organi istituzionali preposti possa portare al loro superamento”.
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