Che però questo sia il prodromo di un cedimento sul ministero dell’Interno, dalla Lega lo negano con determinazione: “Significa solo che attende gli alleati per parlarne. Ma la Lega – viene ribadito – ha le idee chiare”. Un concetto che altri fedelissimi del segretario declinano così: “È solo tattica. Il punto politico resta tutto: nessuno può limitare l’agibilità politica del nostro segretario”. Dunque “accogliamo con soddisfazione che da Fratelli d’Italia oggi si ripeta che non ci sono veti verso nessuno, ma se è così allora perchè non si può procedere in quella direzione?”. Insomma, la sensazione è che prima di un incontro chiarificatore la situazione resterà di stallo.
Anche perchè, osserva un leghista che ha avuto anche responsabilità di governo, “per ora l’impressione è che Meloni voglia compiacere più il ‘deep State’ che non gli alleati. Capiamo le preoccupazioni di vedersi tutti contro quando inizieranno le difficoltà, ma in Parlamento servono anche i nostri voti: non può pensare di gestire tutto da sola”. E se vuole i tecnici – è l’altro corno del ragionamento – “vanno in quota Fratelli d’Italia”. Dunque il “piano B”, la rinuncia al Viminale, potrebbe anche scattare, ma prima la Lega vuole che si riconosca chiaramente il ruolo suo e del suo segretario.
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