Senato, parla Segre: “La Costituzione è il principale ancoraggio”

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ROMA – Nata nel 1930 in una famiglia ebraica, deportata con la famiglia ad Auschwitz ma sopravvissuta allo sterminio nazista, la senatrice a vita Liliana Segre ha aperto la prima seduta della diciannovesima legislatura ricucendo la trama della sua storia personale e della tragedia storica dell’Italia con l’ordito dei valori della Costituzione repubblicana, ‘principale ancoraggio’ per gli italiani che è ‘perfettibile’ ma andrebbe attuata anche perché a volte le riforme l’hanno peggiorata. Segre ha esordito con un ‘caloroso saluto’ al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, un ‘pensiero’ a Papa Francesco, e un augurio al presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano, del quale ha letto un breve messaggio ai colleghi senatori.

Un pensiero anche per i nuovi eletti, che, ha spiegato, ‘immagino sopraffatti dal pensiero della responsabilità che li attende e dalla austera solennità di quest’aula, così come fu per me quando vi entrai per la prima volta in punta di piedi’. E poi: ‘Incombe su tutti noi in queste settimane – ha sottolineato la senatrice a vita – l’atmosfera agghiacciante della guerra tornata nella nostra Europa, vicino a noi, con tutto il suo carico di morte, distruzione, crudeltà, terrore… una follia senza fine. Mi unisco alle parole puntuali del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: ‘La pace è urgente e necessaria. La via per ricostruirla passa da un ristabilimento della verità, del diritto internazionale, della libertà del popolo ucraino'”.

“Oggi – ha detto la presidente provvisoria – sono particolarmente emozionata di fronte al ruolo che in questa giornata la sorte mi riserva. In questo mese di ottobre nel quale cade il centenario della Marcia su Roma, che dette inizio alla dittatura fascista, tocca proprio ad una come me assumere momentaneamente la presidenza di questo tempio della democrazia che è il Senato della Repubblica. Ed il valore simbolico di questa circostanza casuale si amplifica nella mia mente perché, vedete, ai miei tempi la scuola iniziava in ottobre; ed è impossibile per me non provare una sorta di vertigine ricordando che quella stessa bambina che in un giorno come questo del 1938, sconsolata e smarrita, fu costretta dalle leggi razziste a lasciare vuoto il suo banco delle scuole elementari, oggi si trova per uno strano destino addirittura sul banco più prestigioso del Senato”.

“Il Senato della diciannovesima legislatura – ha osservato Segre – è un’istituzione profondamente rinnovata, non solo negli equilibri politici e nelle persone degli eletti, non solo perché per la prima volta hanno potuto votare anche per questa Camera i giovani dai 18 ai 25 anni, ma soprattutto perché per la prima volta gli eletti sono ridotti a 200. L’appartenenza ad un così rarefatto consesso non può che accrescere in tutti noi la consapevolezza che il Paese ci guarda, che grandi sono le nostre responsabilità ma al tempo stesso grandi le opportunità di dare l’esempio. Dare l’esempio non vuol dire solo fare il nostro semplice dovere, cioè adempiere al nostro ufficio con ‘disciplina e onore’, impegnarsi per servire le istituzioni e non per servirsi di esse. Potremmo anche concederci il piacere di lasciare fuori da questa assemblea la politica urlata, che tanto ha contribuito a far crescere la disaffezione dal voto, interpretando invece una politica ‘alta’ e nobile, che senza nulla togliere alla fermezza dei diversi convincimenti, dia prova di rispetto per gli avversari, si apra sinceramente all’ascolto, si esprima con gentilezza, perfino con mitezza”.