STRASBURGO – Il vicepresidente del Partito Popolare Europeo e coordinatore nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani, è stato ospite questa mattina durante “Non Stop News” in diretta da Strasburgo con la direttrice delle news di RTL 102.5, Ivana Faccioli, e Luigi Santarelli.
IL DISCORSO DI MARIO DRAGHI
“Sicuramente Draghi confermerà l’impegno dell’Italia a sostegno delle scelte dell’occidente. Poi incontrerà i parlamentari italiani, discuteremo delle cose da fare”, ha detto Tajani. “Quello che ci sta a cuore è capire come l’Italia e l’Europa possano aiutare famiglie e imprese per quanto riguarda le ricadute provocate dalle sanzioni. Bisogna intervenire sia a livello europeo, sia a livello italiano. Ieri c’è stato un consiglio dei ministri che ha fatto delle cose positive nella giusta direzione. Bene, ma bisogna andare avanti perché se la guerra andrà avanti a lungo bisognerà continuare a sostenere anche a costo di fare uno scostamento di bilancio nel nostro Paese”.
SESTO PACCHETTO DI SANZIONI, PAGAMENTO IN RUBLI E EMBARGO TOTALE SUL PETROLIO
“Sul fronte energetico bisogna adottare una politica dura ma farlo con una tempistica che permetta al nostro Paese e all’intera Europa di arrivare all’autosufficienza, a creare quindi delle alternative alle forniture che vengono dalla Russia, altrimenti rischiamo di fare dell’autolesionismo”, ha raccontato Antonio Tajani. “Con una tempistica giusta si può fare. Contemporaneamente bisogna lavorare a un piano energetico nazionale, moltiplicare l’estrazione del gas nel nostro Paese, avere il coraggio di dire di andare avanti con il nucleare perché guardando al futuro è l’unica possibilità di avere una vera autonomia energetica. Questo è il motivo per cui abbiamo chiesto un recovery plan destinato a raccogliere fondi per l’autosufficienza energetica e agroalimentare, la difesa europea, l’accoglienza dei rifugiati e la ricostruzione dell’Ucraina. Quando parlo di rifugiati parlo anche di rifugiati dall’Africa a causa della carenza di frumento e di farina dai Paesi africani più poveri che potrebbe provocare delle reazioni di tipo sociale ma anche la fuga dal sud verso il nord, quindi verso l’Italia”.
L’ITALIA E LE ENERGIE SOSTENIBILI
“Bisogna fare sempre di più, forse bisognava fare di più. In questo momento, anche per quanto riguarda l’energia, chiudere la stagione del motore a scoppio per poi andare solo sull’elettrico mi sembra troppo presto”, ha detto Tajani. “Se non ci fosse stata la guerra avremmo potuto accelerare i tempi, infatti in parlamento abbiamo bloccato la decisione di cominciare con l’elettrico già dal 2035. Questo avrebbe messo in difficoltà tutte le industrie automobilistiche, avrebbe provocato migliaia di disoccupati e non possiamo permettercelo. Il coronavirus e la guerra in Ucraina hanno cambiato molto e anche le nostre strategie devono essere adattate alla situazione che c’è”.
LE TRASMISSIONI CHE DANNO SPAZIO AI FILOPUTINIANI
“L’Italia è una democrazia, perciò tutti possono parlare. Non mi scandalizzo. C’è una situazione tra l’occidente e la Russia ma certamente c’è una guerra in Ucraina. Non condanno Lavrov o l’idea di averlo intervistato. L’importante è prendere le distanze. Montanelli, che è stato il più grande giornalista degli ultimi cento anni, intervistò Mesina quando era latitante ma non vuol dire che era dalla parte dei banditi”, ha raccontato Antonio Tajani. “Io intervistai Piromalli, capo della ‘ndrangheta ed era dietro le sbarre. Chi fa il giornalista ha il dovere di dare informazione, poi gli opinionisti danno giudizi negativi. Se non si vuole dare voce alla Russia non bisognerebbe mai parlare neanche ai telegiornali di Putin. Ciò che ha detto Lavrov è inaccettabile, va condannato al 200%”.
PAPA FRANCESCO E L’INCONTRO CON PUTIN. MACRON, BERLUSCONI, MERKEL: DAL PUNTO DI VISTA EUROPEO CHI DEVE PARLARE CON PUTIN?
“Il Papa è un’autorità religiosa. Se porta un messaggio di pace a Kiev e a Mosca credo che sia un fatto positivo. Adesso non possiamo condannare anche il Papa perché vuole mandare un messaggio di pace. Se non lo fa lui non lo fa nessuno. Credo sia indispensabile mettere attorno a un tavolo Putin e Zelensky, altrimenti non si arriverà mai alla conclusione di questa guerra. Dobbiamo fare di tutto affinché si chiuda questa orribile stagione”, ha detto Tajani. “Dopodiché bisognerà arrivare a una trattativa, quindi alla pace. La guida dell’Unione Europea ce l’ha in questo momento la Francia, quindi Macron dovrebbe essere quello che più di ogni altro è chiamato a intervenire. Ci ha provato ma mi sembra difficile. L’Europa dai russi è considerata parte fortemente schierata contro di loro, in questo momento è difficile. Forse bisognava agire in anticipo, le Nazioni Unite dovevano chiedere a qualche europeo, io avrei fatto il nome della Merkel o di Berlusconi, avrebbero avuto possibilità di dialogare con Putin. Adesso dovremmo rivolgerci alla Turchia e se il Papa riuscirà a fare qualcosa mi auguro possa essere un personaggio in grado di poter inviare qualche messaggio positivo. Tutto è molto difficile, ma tutto ciò che si può fare per la pace attraverso la diplomazia diventa positivo, perché non possiamo continuare a vedere centinaia e centinaia di morti. Siamo nel 2022 e sembra impossibile vedere che alle porte dell’Europa si rischi di avere una terza guerra mondiale”.
BONUS E PROROGHE: SI POTREBBE DIVENTARE STRUTTURALI SU ALCUNE QUESTIONI?
“Assolutamente sì. Siamo in emergenza e bisogna aiutare chi è in difficoltà maggiore, soprattutto le persone che hanno stipendi più bassi. Noi abbiamo proposto all’Unione Europea di intervenire con un piano che prevede prima il rinvio del patto di stabilità al primo gennaio 2024, abbiamo detto di dar vita a un nuovo Recovery Plan, poi abbiamo chiesto di porre un tetto del gas a livello europeo”, ha spiegato Antonio Tajani. “La battaglia contro le conseguenze economiche deve essere fatta a livello europeo, poi anche a quello italiano. Serve una strategia e una visione, per questo ritengo che il passo di ieri sia positivo, ma che sia una tessera di un mosaico. In questo momento bisogna impedire che le imprese falliscano, bisogna avere una visione, una politica industriale, agricola. Forse bisognerà vedere anche tutte le scelte che riguardano la tempistica della transizione ecologica. In questo momento imprese e agricoltura non sono in grado di raggiungere gli obiettivi che erano stati fissati”.