“Tribale”, alla scoperta del libro di Michael Morris

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Morris ci accompagna in un viaggio alla scoperta del “superpotere” della natura umana, sfidando le convinzioni comuni

tribale libro michael morrisMILANO – L’uomo ha un superpotere, un vantaggio evolutivo che nessun’altra specie possiede: la capacità di unirsi in tribù organizzate intorno a elementi identitari che le distinguono dalle altre. Paesi, chiese, partiti politici e aziende sono tutte tribù e i nostri istinti tribali spiegano la nostra lealtà nei loro confronti e i modi in cui influenzano i nostri pensieri e le nostre azioni. Michael Morris, nel suo libro Tribale. Come l’istinto che ci porta a dividerci può aiutarci a prosperare insieme (ROI Edizioni), invita a ripensare il tribalismo non come una minaccia o un retaggio primitivo, ma come una forza evolutiva che ha plasmato il nostro successo come specie, decodificando i meccanismi che lo rendono una leva potente per il cambiamento sociale.

“I nostri istinti tribali non sono bug del sistema che danneggiano una specie per altri versi intelligente. Sono invece peculiarità della nostra specie, che hanno permesso la nostra ascesa e continuano a spingerci verso grandi mete”.

Siamo animali tribali, e questa caratteristica, lungi dall’essere un ostacolo, rappresenta una risorsa fondamentale per la nostra capacità di collaborare, adattarci, innovare, progredire. Secondo l’autore ci sono tre istinti fondamentali che guidano il comportamento umano: l’istinto del branco, l’istinto dell’eroe e l’istinto ancestrale.

Questi impulsi si sono evoluti per garantire la sopravvivenza dei nostri antenati ma, ancora oggi, continuano a influenzare profondamente la nostra vita: l’istinto del branco si manifesta nella spinta a conformarsi ai comportamenti prevalenti, rafforzando la coesione del gruppo e facilitando la trasmissione culturale (un impulso alla base della nostra capacità di apprendere dagli altri e di adottare rapidamente nuove pratiche, contribuendo alla creazione di una memoria collettiva); l’istinto dell’eroe, invece, ci motiva a eccellere, a cercare riconoscimento e a compiere atti straordinari per il bene comune (ed è ciò che ci spinge a superare i nostri limiti, a guidare il gruppo in momenti di difficoltà e a diventare fonte d’ispirazione per gli altri); infine, l’istinto ancestrale che ci connette alle tradizioni e alla continuità delle generazioni, offrendo stabilità e un senso di appartenenza aiutandoci a preservare l’identità collettiva.

Nella seconda parte di Tribale Morris spiega come questi istinti, se attivati da specifici segnali, possono guidare il comportamento collettivo e promuovere il cambiamento sociale. L’autore spiega come i segnali di prevalenza (la percezione di ciò che fanno o approvano gli altri) possano spingere un gruppo ad adottare nuove norme o comportamenti, come è accaduto negli Stati Uniti con il movimento per la proibizione, dove l’organizzazione di eventi pubblici e il sostegno visibile da parte della comunità hanno creato una pressione sociale favorevole all’astinenza dall’alcol.

Analogamente, i segnali di prestigio, provenienti da figure autorevoli o modelli di ruolo, possono ispirare gli individui a emulare nuovi standard: l’esempio riportato dall’autore è quello delle telenovelas in Brasile, che grazie allo sviluppo di personaggi positivi hanno promosso comportamenti virtuosi come l’alfabetizzazione). Infine, Morris analizza i segnali che rimandano a un precedente (come la creazione di narrazioni storiche) in grado di conferire legittimità a nuove pratiche e istituzioni collegandole a tradizioni passate.

Nella terza parte di Tribale, vengono esaminate le conseguenze positive e negative del tribalismo, con un focus sui meccanismi che possono portarlo a degenerare in “tribalismo tossico”. Secondo Morris, il potenziale del tribalismo emerge con forza quando viene sfruttato per creare nuovi modelli di comportamento collettivo, reindirizzando gli istinti verso nuovi obiettivi e diventando così il motore di un cambiamento radicale. Tuttavia, l’autore non ignora i rischi e i pericoli del tribalismo che può portare a divisioni, discriminazioni e conflitti: l’essenzialismo culturale, la polarizzazione politica, la discriminazione razziale, la radicalizzazione e i conflitti settari sono solo alcuni esempi di come gli istinti tribali, se non controllati, possano distorcere la nostra percezione del mondo e minacciare la coesione sociale.

“Non dovremmo combattere il tribalismo, ma indirizzarlo verso fini costruttivi”.

Per evitare che il tribalismo diventi tossico e far sì che si trasformi in una risorsa preziosa per guidare il cambiamento culturale, è essenziale riconoscerne i meccanismi e gestirli consapevolmente per poterli incanalare verso il bene comune. Attraverso storie ispiratrici, analisi dettagliate e strumenti pratici, Morris invita a utilizzare gli istinti tribali per promuovere collaborazione, innovazione e resilienza nelle società moderne: Tribale è un “manuale per il futuro”, una guida per leader, aziende e chiunque desideri gestire il tribalismo in modo costruttivo perché, citando Morris, “Non supereremo le sfide del presente da soli. Come sapevano i nostri antenati, possiamo prosperare soltanto assieme, come tribù”.

L’autore

Michael Morris è Chavkin-Chang Professor di Leadership presso la Columbia Business School e professore del dipartimento di Psicologia. In precedenza, ha insegnato per un decennio all’Università di Stanford. Le sue ricerche si concentrano sulle influenze della cultura sui modi in cui apprendiamo, comunichiamo e collaboriamo, nonché sui fattori situazionali che stimolano questi processi e sulle esperienze sociali che li modificano. Al di fuori del mondo accademico, è stato consulente e ha condotto seminari di formazione per centinaia di clienti in tutto il mondo, tra cui aziende della lista Fortune 100 e governi, e ha fatto da advisor per le campagne di Obama e Clinton. Vive a New York.

SCHEDA DEL LIBRO

Michael Morris

Tribale

Come l’istinto che ci porta a dividerci può aiutarci a prosperare insieme

ROI Edizioni – pp. 320 – 29,90 €