ROMA – Extracosti da oltre 1,1 miliardi di euro per la filiera vitivinicola italiana a causa dell’incremento dei costi dell’energia e delle materie prime, una constante erosione del reddito dei produttori e il rischio concreto di perdere competitività soprattutto sui mercati internazionali. A crescere è ogni singola voce di costo: imballaggi, vetro, sughero, fertilizzanti, concimi, trasporti, carburanti e soprattutto energia elettrica. E non solo i prezzi sono alle stelle, ma si registra una sempre più grave carenza e lentezza negli approvvigionamenti.
Per questo, alla luce degli incrementi dei costi, la filiera vitivinicola ritiene opportuno uno spostamento nei tempi dell’applicazione delle regole europee sulla sostenibilità, a partire dal Farm to Fork e chiede decisione un intervento europeo sui costi dell’energia, metterndo un tetto condiviso al prezzo dell’energia e del gas e valutando la possibilità di svolgere il ruolo di acquirente unico sul mercato. È quanto emerso oggi dallo studio Censis-Alleanza Cooperative Agroalimentari Vino, “La febbre dei costi” presentato a Roma. Il fatturato 2021 della filiera è pari a 13,6 miliardi di euro. Applicando a questo dato la quota del 78,4% dei consumi intermedi necessari alla produzione, si determina il valore dei consumi intermedi della filiera in 10,7 miliardi per il 2021.
Utilizzando la variazione dei costi di produzione del prodotto vino fra febbraio 2021 e febbraio 2022, pari al 10,5%, il valore attuale dei consumi intermedi raggiungerebbe il livello di 11,8 miliardi di euro. La differenza, in termini assoluti, è pari a 1.124 milioni di euro, che esprime, commenta Luca Rigotti, coordinatore vino di Alleanza Cooperative Agroalimentari, “un carico aggiuntivo sulla redditività delle imprese che inevitabilmente andrà a erodere i loro margini, compromettendone anche la loro capacità competitiva sui mercati internazionali”. Contribuiscono in modo sostanziale all’incremento dei costi di produzione le componenti dei prodotti energetici, che hanno fatto segnare tra febbraio 2021 e febbraio 2022 un +31,4% medio annuo, con un incremento dei carburanti pari al 38,3%, quello dell’energia elettrica del 16,7% e quello dei lubrificanti addirittura del 70%.
Fra i fattori produttivi utilizzati nella coltivazione, fertilizzanti e concimi hanno visto crescere il livello del 32,3%.Anche i materiali impiegati per il confezionamento e l’imballaggio hanno subito aumenti che inevitabilmente si rifletteranno sul prezzo finale del vino. Fra gennaio 2021 e gennaio 2022, e quindi al netto degli effetti dovuti allo scoppio della guerra in Ucraina, il prezzo alla produzione del vetro è cresciuto dell’8,5% e quello del sughero del 9,4%. Sono invece compresi fra il 23 e il 30% gli aumenti relativi alla carta e agli imballaggi.
“L’incremento dei costi dell’energia e dei materiali di produzione testimonia la pesante situazione a cui da mesi sono sottoposte le imprese vitivinicole – ha proseguito Rigotti – a cui si aggiunge un serio problema legato alla reperibilità e all’approvvigionamento dei materiali. È necessario trovare nuovi strumenti, sulla linea di quelli già emanati dal Governo, per cercare di mitigare gli effetti della crisi e non perdere ulteriori margini di competitività. Inoltre, è necessario ed urgente che l’UE intervenga per mettere un tetto condiviso al prezzo dell’energia e del gas, valutando la possibilità di svolgere il ruolo di acquirente unico sul mercato”.