RICCIONE – “Come ricercatore, conosco l’importanza di raccogliere dati e raccontare le storie delle persone per difendere i loro diritti. Se nessuno conoscesse la mia storia, probabilmente sarei ancora in prigione anche in questo momento. Non avrei riconquistato nessuna parte della mia libertà se non fosse stato per ogni persona che ha deciso di essere la mia voce”. Lo ha detto l’attivista egiziano e studente dell’Università di Bologna, Patrick Zaki, intervenendo in video collegamento al 17esimo Congresso nazionale dell’Anpi in corso a Riccione, nel Riminese, fino a domenica.
“E’ un grande piacere essere con voi oggi ed avere l’opportunità di pronunciare qualche parola all’apertura del congresso nazionale Anpi – ha aggiunto – purtroppo non avevo avuto modo di approfondire il lavoro dell’Anpi prima di andare in prigione, ma la quantità di solidarietà e sostegno che ho ricevuto da voi è stata talmente grande da farmi sentire come se fossi uno di voi. Ho letto delle vostre attività e delle iniziative che si svolgono dagli anni 40 e sono rimasto sorpreso dalla quantità di sforzi che generazioni di brave persone hanno fatto per rendere questo mondo un posto più sicuro e pacifico”.
Quindi, ha proseguito Zaki, “ecco perché voglio anche cogliere questa opportunità per menzionare le migliaia di prigionieri per reati di opinione in tutto il mondo che stanno perdendo la loro vita in prigione perché hanno detto la loro verità. Per favore, ricordatevi di loro e continuate ad essere la loro voce, come voi siete stati la mia quando ero nei loro panni”.
Per questo, ha sottolineato ancora lo studente egiziano, “non posso perdere questa occasione senza menzionare ciò che sta accedendo in Ucraina al giorno d’oggi e ciò che accade in Palestina ogni giorno, ma dopo un po’ in ogni guerra diventa normale sentire parlare del numero di vittime e di ciò che chiamano ‘danno collaterale’. Sono grato a tutti quelli che sono qui oggi – ha concluso – per aver dedicato un po’ del loro tempo a lavorare per ciò in cui credono”.