Il sasso dei desideri …

714

sassoMio fratello che adesso ha più di 90 anni; mi parla sempre di quando nella guerra d’Abissinia guidava un camion militare e aveva gli occhiali Ray-Ban regalati da un capitano di navi mercantili che veniva dal Golfo di Aden.

Ha sempre creduto che magari in tutta l’Africa fosse l’unico ad avere occhiali così; che non solo gli tenevano all’ombra gli occhi ma tutto il corpo; la polvere delle strade; i cespugli spinosi e i coccodrilli imbambolati vicino alle pozzanghere dei fiumi.

Ogni tanto li faceva provare alle donne che stavano sul bordo della strada ad aspettare che qualche militare che le portasse ai mercati della Piana di Gondar; dove il sole accende i fiammiferi.

Ormai la vita di mio fratello è piena d’Africa e con quel camion corre dall’Eritrea al centro dell’Etiopia. Purtroppo non ricorda più la storia del “sasso morbido” che mi raccontò appena tornato in Italia. Non riesco a fargli rifiorire la memoria su quella storia che si è adagiata a lungo nella mia mente.

L’altro giorno ho deciso di raccontargliela anche perché avevo voglia di riviverla come se fosse capitata a me. Dunque: una vecchia magra e altissima abitava in una capanna e stava rannicchiata su un tappetino di cotone. Attorno a lei diverse valigie; sicuramente regalatele da militari italiani; e alcuni tegami che servivano per la preparazione dei pasti.

Ogni tanto qualcuno veniva a cercare conforto dal “sasso” che aveva raccolto da giovane sul bordo del lago. Pare che l’avesse visto arrivare a riva come se galleggiasse sull’acqua lenta e senza un riccio d’onda lunga. Allora come adesso; le acque del lago si muovono non in modo orizzontale ma c’è come un palpito dal basso all’alto; quasi un respiro creato dalle sorgenti che fioriscono sul fondo melmoso.

La donna si affezionò subito a quella pietra che teneva a lungo in mano lisciandola di continuo come se fossero carezze richieste. Cominciò a pensare che la sua vita fosse ormai legata a quel sasso ovale la cui superficie col tempo aveva preso la tenerezza di una pelle umana.

Così non pensò di legarsi a qualcuno e si chiuse nella sua vecchia capanna che apparteneva a suo nonno. Un giorno sentì che il sasso stava diventando morbido. Come se avesse tra le mani un pesce e allora lo portò nell’acqua del lago. Ma quella cosa morbida tornò a pietrificarsi. Quella notte sognò il nonno e parlarono a lungo. Allora capì subito che il sasso voleva soddisfare un suo desiderio.

Un’altra volta pensava all’odore dell’incenso che aveva goduto da ragazzina durante una festa religiosa; e quando il sasso si fece morbido, l’aria attorno a lei cominciava ad avere quell’odore anche se passeggiava lungo il lago. Quando ci furono giorni e giorni di vento caldo; restò chiusa nella capanna e si riempì di solitudine.

Accarezzava il sasso con gli occhi chiusi col desiderio di non riaprirli più. Ma il sasso non ubbidì alla sua voglia e rimase pietrificato. Lei pianse perché capì che quel rifiuto era un segno d’affetto.

La storia del sasso e della vecchia arrivò fino all’altopiano dove le nuvole tiepide; gonfie d’acqua sollevata dal lago; tengono verdi i pascoli. E molti vennero a vedere il sasso che diventava morbido; se il desiderio di chi si metteva ad accarezzarlo era giusto e meritato. Molti furono accontentati e altri no.

Un pomeriggio arrivò a quella capanna anche mio fratello. Il sogno del soldato. Indossava una divisa impolverata con larghe macchie di sudore. Prese anche lui quel sasso in mano e lo accarezzò a lungo chiedendo di tornare al più presto in Italia. Ma il sasso non diventò morbido.

Allora mio fratello lasciò il suo posto a una giovane sposa di quattordici anni che da tre mesi aspettava il marito partito per la capitale. La ragazza lisciò il sasso con le mani; poi lo passò a lungo sulle cosce, fino ad arrivare in fondo alla pancia; poi accostò il sasso al viso tenendolo sulla pelle quasi fosse un bambino appena nato.

D’improvviso sentì che il sasso stava diventando molle e mostrò alla vecchia i movimenti delle mani che palpeggiavano questa materia senza più durezze. Ed è a questo punto che si avvicinò alla capanna riempiendo d’ombra la stretta apertura. Poi un viso si mostrò all’interno. La ragazzina fece un lamento gioioso e si abbracciò a quel viso. Era tornato lui, suo marito.