ROMA – “La notizia di quell’esplosione devastante in un pomeriggio d’estate, a Palermo, in via d’Amelio, ha segnato le coscienze, la vita, il quotidiano del nostro Paese. Era il 19 luglio 1992 quando la mafia uccise il giudice Paolo Borsellino e i componenti della sua scorta: Agostino Catalano, Eddie Walter Cosina, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina. Oggi non ci limitiamo a ricordarli, ma rinnoviamo l’impegno quotidiano e incessante nella lotta contro le mafie, un impegno che lo Stato deve portare avanti attraverso tutti gli strumenti a sua disposizione: predisponendo normative costantemente attente a contrastare il fenomeno mafioso, promuovendo giustizia sociale e un movimento culturale e morale, perseguendo trasparenza e verità”.
Lo dichiara in una nota il presidente della Camera, Roberto Fico, aggiungendo: “Proprio pochi giorni fa, grazie al lavoro prezioso di declassificazione della Commissione parlamentare Antimafia – che si inserisce nel solco del percorso avviato in questo ambito dalla Camera – sono state rese note le dichiarazioni che Borsellino rese durante alcune audizioni negli anni ’80. Ascoltare quelle parole addolora. Ci ricordano che non dobbiamo mai lasciar soli gli uomini impegnati in prima fila contro la criminalità organizzata, e che ogni gesto è decisivo. Quella contro le mafie è una battaglia di civiltà che deve vedere tutti uniti: magistrati, forze dell’ordine, istituzioni e tutte le persone che con i loro comportamenti all’insegna della legalità, con coraggio e senso civico, possono veramente cambiare le cose”.