In particolare, le investigazioni, in cui risultano complessivamente coinvolti 9 soggetti, hanno dato riscontro a diverse dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia, portando alla luce l’esistenza di un’intensa attività usuraia perpetrata in modo sistematico e quotidiano attraverso continue richieste di denaro in danno delle numerose vittime. Le pressioni esercitate sulle persone offese, soggette a gravi e frequenti atti di intimidazione, le ponevano in una condizione di paura e totale soggezione. A causa del timore di subire gravi ritorsioni, gli imprenditori usurati, a fronte dei prestiti ricevuti, dovevano corrispondere interessi elevatissimi in una spirale perversa che li ha portati in una situazione di grave dissesto finanziario e sul ciglio del fallimento.
Le vittime, seppur inizialmente reticenti perché costrette al silenzio, a seguito delle indagini svolte dalla Fiamme Gialle, poste di fronte ai fatti, hanno confessato di essere da decenni vittime degli appartenenti al clan camorristico.
Sulla base dei dati raccolti, è stato quindi dettagliatamente ricostruito il “giro d’affari” della consorteria criminosa e, attraverso un puntuale esame della documentazione bancaria, sono stati determinati gli interessi usurai applicati, che, in alcuni casi, hanno superato la soglia del 120%.
L’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Napoli ricostruisce le vicissitudini criminali del clan “Belforte”, operante in Marcianise e nei paesi limitrofi. Le dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia, oggetto di plurimi provvedimenti giudiziari, sono conformi nel ritenere che i “Mazzacane” gestiscono le estorsioni ai danni di imprenditori e commercianti locali, controllano il traffico di stupefacenti, si infiltrano nelle attività imprenditoriali, o costituiscono vere e proprie società con imprenditori compiacenti agevolati nella concessione di appalti, ovvero concedono prestiti agli imprenditori in difficoltà in cambio di interessi usurari (oltre al pagamento delle tangenti).
Sulla base della comprovata appartenenza alla consorteria criminosa, il Tribunale partenopeo, oltre alle 6 custodie cautelari, ha disposto il sequestro preventivo nei confronti degli indagati, di appartenenti al loro nucleo familiare e di prestanome, di immobili, disponibilità finanziarie, quote societarie e beni mobili per un valore di circa 5.000.000 euro. Ai fini della confisca, sono stati quindi complessivamente sottoposti a vincolo cautelare 14 immobili (tra cui due villette con piscina), 7 autovetture di pregio, quote di partecipazione in 4 società di capitali e n. 13 rapporti bancari.
É opportuno rimarcare che, grazie agli strumenti normativi della confisca speciale o allargata e di quella per equivalente, è possibile aggredire i patrimoni illeciti e privare gli autori del reato dei mezzi e del capitali necessari per perpetrare le proprie attività criminali.
L'Opinionista® © 2008-2023 Giornale Online
Testata Reg. Trib. di Pescara n.08/08 dell'11/04/08 - Iscrizione al ROC n°17982 del 17/02/2009 - p.iva 01873660680
Pubblicità e servizi - Collaborazioni - Contatti - Redazione - Network -
Notizie del giorno -
Partners - App - RSS - Privacy Policy - Cookie Policy
SOCIAL: Facebook - Twitter - Instagram - LinkedIN - Youtube