ROMA – La Cna apprezza l’annuncio del Ministro Fitto che la rimodulazione del Pnrr prevederà l’assegnazione di risorse significative per sostenere gli investimenti delle imprese private per l’energia e l’innovazione. In tale prospettiva il presidente nazionale della Cna, Dario Costantini, ha espresso l’auspicio che la revisione accolga la proposta della Confederazione di incentivare l’installazione di piccoli impianti fotovoltaici sui tetti e relative pertinenze degli immobili strumentali attraverso un credito d’imposta del 50%.
E’ possibile sviluppare un enorme parco fotovoltaico diffuso senza consumare suolo, senza impattare negativamente sul paesaggio e con tempi relativamente brevi, e comunque in linea con il timing Pnrr, considerato che l’Italia sta accumulando un considerevole ritardo rispetto all’obiettivo di 7-8 GW di nuova potenza da rinnovabili su base annua. Con uno stanziamento di 2,5 miliardi di euro in tre anni si possono coinvolgere circa 200mila piccole imprese stimando una nuova capacità installata di quasi 9 GW, circa un terzo della potenza attuale.
Costantini inoltre ha indicato che l’esigenza di destinare ulteriori risorse per rifinanziare Industria 4.0 e la Nuova Sabatini per attivare investimenti compatibili con le missioni del Piano. In coerenza con gli obiettivi del Pnrr, CNA auspica un piano a medio e lungo termine per l’efficientamento del patrimonio immobiliare, rivedendo il sistema dei bonus dell’edilizia, e l’assegnazione di ulteriori fondi per la ricostruzione delle aree colpite dal sisma.
Costantini ha ribadito che per rispettare le scadenze del Pnrr è necessario coinvolgere il sistema delle imprese e del capitale privato, con un ruolo propulsivo nella realizzazione degli investimenti previsti dalle missioni del Piano che destina 24 miliardi di euro al capitolo energia rinnovabile, rete e mobilità sostenibile ma prevedendo pochissime risorse per le piccole imprese.
Dare più spazio alle imprese nella realizzazione degli investimenti di interesse pubblico è l’unica risposta possibile alla strutturale incapacità della pubblica amministrazione di spendere rapidamente le ingenti risorse. Le riforme già realizzate, il nuovo codice degli appalti rappresentano significativi passi in avanti ma non garantiscono il potenziamento della macchina nei prossimi tre anni.