Che effetto fa a Pierdavide Carone ascoltare questo disco? “Intanto ho la sensazione che questi dieci anni siano volati. Ho il ricordo di una presenza che è rimasta tale anche nella sua assenza poco dopo”, racconta Carone. “Da lì non mi sono guardato più indietro, ho iniziato a fare un certo tipo di musica in un certo modo dopo essermi scontrato con uno dei più grandi geni della musica italiana”.
Come sono arrivati insieme Carone e Lucio Dalla sul palco dell’Ariston? “Abbiamo cominciato a collaborare tramite Sony. Il secondo disco rispetto al primo non era andato benissimo, quindi avrei dovuto farmi produrre il disco da qualcuno che avrebbe codificato il mio linguaggio, o avrei dovuto farlo da solo”, risponde il cantante. “È stata una delle poche volte in cui ho battuto i pugni sul tavolo: mi ha insegnato che avrei dovuto farlo più spesso, visto che poi è arrivato Lucio Dalla”.
Pierdavide Carone conserva un ultimo messaggio di Lucio Dalla. “Il messaggio me lo ha inviato un paio di giorni prima, io vivevo un momento di profonda crisi. Nella mia riservatezza non avevo voglia di angosciare Lucio con i miei dubbi, ma è stato come se lui li avesse percepiti lo stesso”, svela ancora. “Avevo la sensazione che la transizione musicale che stavo facendo non stesse dando in termini numerici i frutti sperati, questo mi creava angoscia. Lui mi mandò un messaggio, che poi è stato l’ultimo, in cui mi disse: ‘Non devi preoccuparti di niente, io ho già visto oltre. Tu sei destinato a fare grandi cose con la musica’”.
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