“Emozioni”, la recensione del libro di poesie di Claudia Messelodi

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emozioni claudia messelodiPubblicato il libro “Emozioni” di Claudia Messelodi, con prefazione di Enzo Concardi, nella prestigiosa collana “Alcyone 2000”, Guido Miano Editore, Milano 2023.

Questa nuova pubblicazione di Claudia Messelodi, laureata in Lingue e Letterature Straniere, prosegue il discorso poetico della precedente opera I colori dell’arcobaleno (2020) edita dalla medesima Casa Editrice. In quella sede tre saggi – curati da Floriano Romboli, Enzo Concardi, Nazario Pardini – realizzavano una “Analisi Poetica Sovranazionale del terzo millennio”, nell’ambito dell’omonima collana letteraria. In particolare nel primo saggio (Le problematiche dell’essere in Claudia Messelodi e Anna de Noailles), il critico sottolineava l’inevitabile contradditorietà dell’esistenza emergente dai versi, in cui gli aspetti di positività e negatività s’intrecciano attraverso immagini e creazioni dialettiche. Il mio contributo (Il tema dell’amore in Claudia Messelodi e Jaroslav Seifert) metteva in risalto, tra l’altro, la condizione di vulnerabilità nel sentimento d’amore autentico, quando ogni barriera difensiva della razionalità crolla sotto la spinta indomabile della passione. E ancora nel terzo intervento (Claudia Messelodi viaggia tra le armonie della natura in braccio alla grazia del Creatore) Pardini indicava nei simboli della natura e nel linguaggio figurato una delle principali valenze della sua poetica, un’unione panica che la conduce verso visioni celestiali, verticalità eccelse, prospettive escatologiche nelle dimensioni del divino.

Visitando poi l’antologia essenziale della critica, sempre utile per un lavoro di analisi comparate, ho trovato interessanti e testimonianti la complessa anima spirituale e poetica dell’autrice, alcune annotazioni di Angela Giassi a proposito della raccolta Intrecci (2014): «Si tratta di liriche grondanti di vita, dove si mescolano passione e contemplazione, affetti e paure, di un animo pulsante, mai pago, teso piuttosto alla continua indagine del significato primario e autentico dell’essere». E così anche Freya Pickard, nella prefazione a Intrecci, si sofferma sulla prevalenza di una poesia che si manifesta come un viaggio dell’anima, quindi ricerca di interiorità profonde, lontane da sirene mondane.

Questa nuova raccolta ripercorre i motivi più cari all’autrice – tratteggiati in precedenza – amplificando gli spazi dedicati ai modelli estetici orientali (haiku, tanka, elfje) i quali, nell’insieme, ci restituiscono strutture linguistiche sommamente e prevalentemente sintetiche, raccoglitrici comunque di baluginanti ma densi concetti, astrazioni, messaggi. Il bisogno di essenzialità – reso in poesia magistralmente, ad esempio, dall’immagine degli ossi di seppia montaliani – mi pare tipico e necessario dell’attuale fase spirituale di Claudia Messelodi che – dopo aver tanto vissuto, cercato, sperato, sofferto, combattuto – vuole forse ricapitolare tutto il magma esistenziale personale e sociale in visioni armoniose, unitarie, semplici ma che corrispondano ad altrettante voci di libertà e verità. La scrittura si presenta allora come un insieme di lacerti poetici, tasselli musivi, colori caleidoscopici volti a dipingere mondi da conquistare, dimensioni da raggiungere, mete privilegiate di un rinnovamento integrale della personalità umana fin qui carente e lacunosa.

Le vie da seguire iniziano da un dialogo sincero e contemplativo con gli ambienti naturali, colloquio sempre rigenerante e formativo per la poetessa. Non a caso la raccolta si apre con la lirica Croce di Baone, luogo reale del Garda Trentino che simboleggia l’attaccamento alla terra d’origine e la sua passione per la montagna e che poi travalica la realtà fisica per inoltrarsi nei territori metafisici e della spiritualità. È opportuno offrirla alla lettura integralmente per assaporare fino in fondo il suo messaggio di bellezza, meditativo, memoriale, pacificante: «Paesaggi chiari / ovattati d’albe a pastelli / tiepida carezza di un cielo maculato / aria boschiva che genera respiro / forme di vita. / Spazi senza un nome / occulte radici dell’anima / un lento ritrovarsi a casa / con passi lievi in danze libere / con un cuore in pezzi… / cristalli di brina. / E un incontro pacato, un sospiro / un sorriso gentile / come mantello di pace / una fonte di eterno ristoro / nella serena dimora. / Ecco la croce di vetta / la fine e l’inizio. // Colle di luce / nell’incontro di un volto / sempre rinasco». Va da sé che i versi finali rimandano a simboli religiosi (la croce di vetta … incontro di un volto) appartenenti alla fede cristiana.

Le stagioni rappresentano l’abito variopinto del nostro clima temperato, il biglietto da visita della natura poetica, la suggestione delle policromie: la poetessa ne coglie i particolari con vivaldiana vivacità. L’autunno tenero e dorato; l’inverno gelido con le sue brezze, la luna di ghiaccio, le sue vibrazioni; il solstizio d’estate con l’immenso sole, il vento sulle vele e gli scogli, la luna al tempo della fienagione, sono altrettanti momenti di vita nei quali possiamo ritrovare noi stessi e le nostre radici. Ritorna il motivo della vetta, tra silenzi e sguardi aperti mentre il fiato si fa di roccia: un’immagine della fatica di natura metamorfica. E ancora picchi, rupi, sogni, in una sinfonia che successivamente abbraccia un cammino «di monte in monte», tra «mari e ancora mari», mosaici di colori, luci, respiri di luna (altra sinestesia accattivante).

Le stagioni del tempo accolgono ed accompagnano le stagioni dell’amore, le cui emozioni spesso vengono vissute in contesti naturali lirici, che si alternano con gli stati sentimentali personali. Sono immagini simili a toccate e fughe musicali o ai pizzicati degli strumenti a corda: lei si perde nello sguardo di lui, fino a non capire a quale punto stia la sua lucidità; nei baci «labbra su labbra» si creano atmosfere magiche come i «sogni all’alba» e i sapori dei frutti o i colori dei velluti; lentamente riaffiora il tempo del cuore tra fiori di loto, promesse d’amore, ebrezza di amare liberamente; scorre il tempo, ma rimane sempre lui al centro dei pensieri.

Oltre le emozioni il bisogno più profondo è quello del sempre, che emerge all’improvviso in questi versi: «Per un attimo / la mano nella mano / per una vita». Claudia Messelodi accenna anche a freddi amori dentro l’inverno e ad amori mai esistiti, ma questi non hanno storia. Storia e storie invece si dipanano in altri testi più distesi sulla pagina quando ella esprime il suo sentimento in modo compiuto.

Sono liriche con metrica più classica e mostrano anche titoli molto emblematici: Portami lontano, Fiordalisi e lacrime, Paradise (paradiso) Missing you (mi manchi). In Portami lontano si vagheggiano luoghi indefiniti, forse più del sogno che geografici, dove l’amore trova pienezza di realizzazione: là s’accende il desiderio, si vivono stupori e abbagli, non si coniuga il verbo dovere ma regnano le emozioni date dalla «presa calda della tua mano», dal «carbone celeste dei tuoi occhi» e si scoprono tesori nascosti mai visti. Fiordalisi e lacrime è una tenera poesia d’amore per lui, centrata sulla cura dell’amato: lei entrerà nella sua vita per allontanarlo da ogni malinconia, lei curerà le ferite del suo cuore per lenire ogni dolore, lei attraverserà i suoi inverni con la tenerezza medicatrice d’ogni male. E alla fine diverranno insieme «…canto lieve fra le zolle / tra labbra schiuse – dove torno a volare / e al confine di un bacio / a cercarti».

In Paradise il canto d’amore celebra l’unione delle anime, alla ricerca del momento magico nel quale si avrà in mano la giusta chiave «…che spalanchi l’accesso / al nostro paradiso…», un eden esclusivo e riservato: «…Per noi soltanto / quest’angolo di cielo / sguardi e sospiri». Invece Missing you è ispirata dal dolore di una momentanea assenza di lui, e per questo i momenti di smarrimento pesano sul suo vuoto d’attesa: «…Vorrei che questo tempo che ci separa / corresse più del tempo stesso…». Nel testo vanno segnalate fantasiose ed originali sinestesie associate a metamorfismi tra elemento umano e naturale, come «spalle di muschio», «collo di eriche», «braccia di sandalo», «colonne di pino selvatico».

Dopo i ritmi e i battiti dell’amore, la poetessa guarda dentro se stessa, scruta orizzonti esistenziali, indaga nelle dimensioni memoriali, sperimenta approdi religiosi. Il viaggio più arduo è quello nell’interiorità, ove vibrano le scelte della vita, ove l’incontro con il proprio io richiede smascheramenti e cambiamenti. La sensazione di ebrezza che scaturisce dalla coscienza dell’infinito s’irradia beneficamente verso le relazioni amicali e verso il proprio cuore, ricolmo di empatie. La natura è partecipe del nostro destino, trova le parole per raccontare e raccontarsi, s’inserisce nelle nostre dimensioni per rubare tempo al tempo.
L’esistenzialità dell’autrice è spesso positiva, pronta a cogliere le miriadi di luci che popolano la realtà, piuttosto che affondare il bisturi sul malessere odierno: meglio abbracciare il cielo, come in un volo onirico verso territori del futuro; meglio un mondo a pastelli che genera sogni; meglio essere eternamente viva e sul campo di battaglia «…impetuosamente selvaggia, / di amazzone / indomitamente libera…» e farsi riconoscere come «…colei che ti terrà sveglio / nella febbre di un pensiero / tutta una notte» (E tu saprai…). Intensità, passione, spessori: ecco il verbo della Messelodi, che si coniuga dunque con un «libero andare / solo emozioni in gioco…» nell’incessante ricerca della vita.

Tuttavia, talvolta, gli echi del dolore la raggiungono nel freddo vuoto di memorie del nulla: la vita può diventare un’altalena dove è facile trovarsi e perdersi, svanire nel tempo che fugge con te, insieme ai tuoi dubbi. Ed allora è saggezza scrivere versi Per un amico: «…tu ed io bambini /…/ farfalle in volo /…/ nuove carezze»; ricordarsi delle mimose al vento nel giorno della festa della donna … e chissà se c’è un Dio in quegli occhi.
Enzo Concardi

Claudia Messelodi, Emozioni, prefazione di Enzo Concardi, Guido Miano Editore, Milano 2023, pp. 68, isbn 979-12-81351-12-7, mianoposta@gmail.com.