Forme danzanti tra spiritualismo e ritmo brioso della musica classica nell’Espressionismo Astratto di Achao

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allegro vivace ii

La connessione tra pittura e altre forme d’arte e di pensiero costituisce tutt’oggi una magia che per alcuni creativi diviene essenziale per dar vita a opere in cui lasciar fuoriuscire tutto il coinvolgimento che dalle note musicali, o dai concetti di filosofie legate alla spiritualità umana in cui l’individuo mette in primo piano se stesso e l’armonia con la natura e con le persone, riceve trasformando in forme che si manifestano sulla tela quasi in maniera inconsapevole. Frequentemente lo stile artistico più affine a questo tipo di comunicazione visiva, di interpretazione di tutto ciò che raggiunge l’interiorità e che da essa viene filtrato prima di liberarsi in maniera istintiva, è quello più informale proprio perché l’emozione non può essere arginata dai confini della realtà osservata, ha bisogno di entrare in una dimensione più profonda e per questo indefinibile. L’artista di cui vi racconterò oggi utilizza le sue forme astratte come fossero frasi, note, frammenti di concetti che ondeggiano sulla tela in maniera libera eppure incredibilmente armonica, coinvolgendo l’osservatore in una dimensione senza spazio e senza tempo in cui sentirsi trasportato dall’emanazione del sentire dell’autore.

L’avvicinarsi di quella rivoluzione artistica che condusse il tema della scomposizione dell’immagine, attuata per la prima volta nell’Impressionismo e poi proseguita con il Puntinismo, il Divisionismo, il Futurismo e il Cubismo, a un livello decisamente più estremo coincise con un approccio fortemente legato al mondo emozionale che poco dopo fu rinnegato dai successivi movimenti; Vassily Kandinsky invece, di fatto ritenuto il fondatore dell’Arte Astratta, sottolineò l’importanza della soggettività, di quel mondo emozionale che veniva stimolato proprio attraverso l’ascolto della musica tradotto visivamente in forme stilizzate che sembravano danzare sulla tela in virtù della suggestione delle note di Wagner, mentre ai colori affidava il compito di parlare all’osservatore senza bisogno di parole, componendo una sinfonia cromatica in grado di toccare le corde spirituali, quelle che per vibrare hanno bisogno dell’assenza di razionalità. Anche Henri Matisse, grande esponente dei Fauves prima e dell’Espressionismo Astratto poi, era affascinato sia dalla musica classica che da quella jazz, protagonista quest’ultima delle opere della maturità, in cui il maestro accordava le forme indefinite al movimento delle note che guidavano la sua mano e al tempo stesso lo ponevano in posizione di dialogo con la parte più spirituale di sé, quella stimolata proprio dall’ascolto e dalla connessione con la pittura. E ancora Piet Mondrian, che al contrario rifiutava qualsiasi interazione della soggettività con la tela, volle invece sottolineare la possibilità comunicativa con la musica, in particolar modo nel suo periodo più tardo, dopo il trasferimento negli Stati Uniti per sfuggire alla guerra; nelle ultime opere i moduli regolari del suo De Stijl erano più piccoli e disposti in maniera alternata, come a voler riprodurre le note frenetiche del cool jazz dei locali che amava frequentare. Per non parlare poi di Jackson Pollock, a sua volta grande amante del jazz che era sottofondo irrinunciabile per la sua Action Painting con cui introdusse un terzo elemento nella pittura, oltre alle forme figurative e alle note musicali, quello cioè dell’azione istintiva, impulsiva, che dall’interiorità giungeva alla tela lasciandosi trasportare dalle melodie ascoltate. L’artista francese Achao interpreta a suo modo il tema della connessione tra pittura e musica associandovi anche concetti filosofici delle religioni orientali, vibrazioni energetiche che si traducono sulla tela in forme fluttuanti, delicate e quasi trasparenti seppur fortemente intense dal punto di vista cromatico, a riprodurre la leggerezza dell’anima nella fase di consapevolezza e di dialogo con la spiritualità stimolata dall’ascolto delle note più vivaci della musica classica. Ed è proprio da essa che prende spunto per intitolare due tra le sue ultime serie pittoriche, Allegro vivace e Moderato cantabile, contraddistinte da colori intensi associati ad altri più tenui e dalla trasparenza che magicamente sembra modificare, allontanandosi dalla tela, l’intensità del colore dominante; non solo, in questa serie le forme sembrano letteralmente danzare al ritmo della musica, generando dei vortici melodici che dal lato dell’opera convergono verso il centro.

moderato cantabile ii
1 Moderato cantabile – acrilico e inchiostro su tela libera, 90x170cm

Il tipo di ricerca di Achao converge così con quella di Kandinsky dal punto di vista concettuale perché laddove il secondo attribuiva ai colori l’identificazione con le note musicali, il primo invece racconta l’atmosfera generale, come se l’apparato sinfonico si diffondesse sull’intera composizione pittorica accompagnando le figure indefinite in una danza armonica che raggiunge l’emotività dell’osservatore, il quale ne viene inevitabilmente coinvolto.

allegro vivace iv
2 Allegro vivace VI – acrilico e inchiostro su tela libera, 180x180cm

Nella serie Allegro vivace i colori dominanti sono il rosa antico, il rosa shocking, il verde, il giallo, ombreggiati sapientemente da Achao per infondere, allontanandosi dalla tela, una sensazione di compattezza cromatica in cui emerge il rosa e il giallo di cui solo avvicinandosi è possibile scoprire le varie sfumature, esattamente come nella musica classica ciò che si ascolta è la sinfonia complessiva ed è solo ascoltando più e più volte che si possono scoprire tutti gli strumenti che contribuiscono a generare quell’unico suono.

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3 Allegro vivace IV – acrilico e inchiostro su tela libera, 180x180cm

Il movimento, altra caratteristica dell’artista, è sottolineato, oltre che dalle trasparenze che sembrano proiezioni ombrate delle tonalità più vivaci, dalle tele lasciate libere, senza telaio per evitare che un confine vada a inibire la sensazione di coinvolgimento nei confronti del messaggio che desidera comunicare. Altro punto cardine della pittura di Achao è il contatto, il ricongiungimento con la spiritualità che lui ha scoperto attraverso lo studio e l’approfondimento delle filosofie orientali, in particolare il buddismo, e che traduce in invito nei confronti dell’osservatore di riuscire a lasciarsi condurre verso percorsi nuovi, inesplorati dalle religioni occidentali, dove l’uomo è parte di un tutto più grande di lui, dove l’essere umano diventa il perno dell’evoluzione e dell’elevazione di un’anima che ha bisogno di spogliarsi delle sue convinzioni limitanti per tendere verso la riconnessione con la divinità presente in ogni cosa e che attende solo di accogliere la persona che manifesta il bisogno e la volontà di trovare questo contatto.

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4 Vahana XII – acrilico e inchiostro su tela libera, 195x60cm

A questa tematica sono dedicate le tele della serie Vahana, che nell’Induismo rappresenta il mezzo, il veicolo che trasporta la divinità e che ha anche la capacità di moltiplicarla, amplificandone gli effetti; i Vahanas sono per Achao il modo per permettere alla mente di lasciarsi andare, di abbandonare la razionalità e di abbandonarsi a quella magica armonia che permette all’energia di fuoriuscire e di raggiungere l’osservatore. Lo scopo del dipingere è per l’artista francese quello di esortare gli animi ad abbandonare la logica e il pragmatismo che troppo spesso divengono gabbie insormontabili per l’anima, e di tendere verso un percorso differente più elevato e proprio per questo in grado di modificare il punto di vista sul mondo, spostando l’energia su un livello di vibrazione più alto.

vahana xii
5 Vahana XXII – acrilico e inchiostro su tela libera, 195x80cm
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6 Mandala III – acrilico e inchiostro su tela libera, 120x105cm

Le opere Vahana sono tutte verticali, per simboleggiare l’ascesa, e sono contraddistinte da varie tonalità, proprio per evidenziare la poliedricità, la capacità di moltiplicare l’energia divina di questi veicoli; tanto quanto invece le tele della serie Mandala sono tutte circolari, nonostante i mandala originali siano di forma quadrata contenenti quattro porte che si affacciano su un centro di forma circolare, perché è proprio su quest’ultimo che si concentra l’attenzione di Achao, sul fulcro tondeggiante che rappresenta l’armonia, l’eternità dell’anima, la completezza che l’essere umano costantemente, quanto spesso inconsapevolmente, cerca non sapendo che in fondo essa si nasconde dentro di sé; lo spazio al suo interno richiama le energie, e dunque queste opere suggestive infondono nell’osservatore una sensazione di pace, di perfezione verso cui tendere, perché il cerchio rappresenta da sempre l’omogeneità, l’assenza di divisione, la forma della vita.

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7 Mandala II – acrilico e inchiostro su tela libera, 165x144cm

In queste opere l’apporto cromatico è più leggero, più impalpabile, gioca più sulle trasparenze Achao, mettendo più in rilievo le forme protagoniste all’interno del perimetro che vanno a creare un equilibrio armonico di elementi naturali che costituiscono un invito a lasciarsi andare a quell’armonia a cui tutti anelano senza sapere come raggiungerla. Achao vive e opera in Francia ma al suo attivo già diverse mostre personali anche in Italia, attualmente sarà in esposizione fino al 23 settembre 2023 a Ucly-Università Cattolica di Lione nell’ambito della Biennale Hors Normes e alla Chapelle des Pénitents Blancs a Gordes, Vaucluse, Francia, fino al 22 settembre 2023. Il 14 ottobre esporrà per la seconda volta presso la Galleria delle Logge di Assisi, patrocinato dal Comune della città umbra.