I-Com: “Avanti con il piano 5G, ma servono incentivi per accelerare la transizione digitale e la crescita”

53

Rete 5GROMA – Lo sviluppo delle infrastrutture di telecomunicazioni costituisce una delle condizioni indispensabili per garantire la competitività di un paese. Il Piano Italia 5G, in coerenza con quanto disposto nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, punta ad incentivare la costruzione di reti mobili nelle aree a fallimento di mercato con una dotazione complessiva di 2,02 miliardi di euro destinati a due linee di intervento distinte ma complementari tra loro: la prima prevede la realizzazione di una rete di backhauling in fibra ottica per le Stazioni Radio Base (SRB); la seconda di infrastrutture di rete complete ex-novo, con capacità di almeno 150 Mbps downlink e 30 Mbps in uplink. Dall’analisi dei dati disponibili sul portale di Infratel dedicato all’avanzamento dei Piani collegati al PNRR “connetti.italia.it” (aggiornato a maggio 2023) emerge come, relativamente alla prima linea d’intervento indicata dal piano, siano stati già rilegati il 5,69% degli 11.098 siti previsti, mentre un ulteriore 9,87% risulta in fase di costruzione. Nonostante le maggiori complessità realizzative e la necessità di traguardare le procedure autorizzative per nuove infrastrutture, appare comunque ben indirizzata anche la seconda linea di intervento (Densificazione): infatti, delle 1.385 reti ex-novo da implementare l’11,1% risulta in lavorazione.

Sono questi alcuni dei numeri contenuti nel Rapporto annuale “Missione Italia 5.0. Il ruolo delle telecomunicazioni per accelerare la transizione digitale e favorire la crescita”, realizzato dall’Istituto per la Competitività (I-Com) e Join Group nell’ambito di Futur#Lab, il progetto promosso da I-Com e WINDTRE, in collaborazione con Join Group e con la partnership di Ericsson e INWIT. Lo studio è stato presentato oggi a Roma presso la Sala Matteotti della Camera dei Deputati nel corso di un convegno pubblico al quale hanno partecipato oltre 15 tra esperti della materia, rappresentanti delle aziende, delle associazioni e delle istituzioni.

Per quanto concerne lo stato della copertura del Paese in rete 5G, un’analisi effettuata da EY e aggiornata a settembre 2021 indicava il raggiungimento del 95% della popolazione italiana e di oltre 7.500 comuni italiani. Tale valore è confermato dal Desi 2022, per il quale l’Italia figura al primo posto in Europa per copertura del 5G in percentuale sulle famiglie con il 99,7%. Il raggiungimento di questa quota è stato possibile anche attraverso l’utilizzo della tecnologia di condivisione dinamica dello spettro (DSS). Analizzando i dati del European 5G Observatory vediamo infatti come, delle quasi 54.000 5G Base Stations 5G che risultavano essere state installate in Italia a febbraio 2023, solo circa il 28,7% sono state aggiornate alla tecnologia 5G TDD che necessita di una porzione di spettro riservata alle sole connessioni 5G. A pesare in misura particolare, non solo in Italia ma in generale in tutta Europa, è la carenza di stazioni di base 5G in mid-band. Come si evince chiaramente dagli ultimi dati diffusi da Ericsson nella versione di giugno 2023 del suo Mobility Report, il vecchio continente fa registrare una distanza siderale da USA (80%) e Cina (90%) per quota di popolazione coperta in mid-band con un valore pari ad appena il 15%. Questo dato appare particolarmente grave se si considera che, secondo gli ultimi dati diffusi dal GSMA, le mid-band contribuiranno per il 63% alla crescita economica generata grazie al 5G a livello globale entro il 2030, percentuale che in termini assoluti si traduce in un aumento del PIL mondiale di 610 miliardi di dollari.

Riguardo all’implementazione delle reti, lo studio ha evidenziato i passi in avanti sulle semplificazioni normative operate grazie ai recenti interventi del Legislatore, registrando tuttavia un gap tra l’evoluzione positiva che va nella riduzione dei tempi e degli ostruzionismi burocratici, elementi indispensabili per velocizzare il roll out, e il recepimento a livello locale, che rischia di ostacolare la realizzazione delle reti 5G e in fibra.

Lo studio ha approfondito anche la disciplina sull’esposizione umana ai campi elettromagnetici, i cui limiti internazionali sono stabiliti dall’ICNIRP (Commission on Non-Ionizing Radiation Protection) che fissa un valore massimo di 61 V/m, pari a circa 10 W/m2. Nel nostro Paese, invece, sussistono limiti più stringenti secondo quanto previsto dal DPCM 8 luglio 2003 che ha determinato il valore di attenzione e l’obiettivo di qualità a 6 V/m, mentre il limite di esposizione è a 60 V/m per frequenze da 0.1 MHz a 3 MHz, a 20 V/m per frequenze da 3MHz a 3 GHz e a 40 V/m per frequenze da 3 a 300 GHZ. Si tratta di misure molto restrittive che impattano fortemente sulla progettazione e realizzazione degli impianti imponendo la proliferazione delle antenne e, dunque, maggiori costi realizzativi per gli operatori cui si aggiunge un maggior consumo di spazi e materiali e un maggior impatto ambientale. Secondo gli autori del rapporto appare dunque assolutamente positivo il tentativo di riforma annunciato del Governo italiano che, attraverso una bozza di decreto circolata recentemente, ha mostrato l’intenzione di armonizzare i limiti vigenti e di porre al centro delle attività di monitoraggio ma anche di comunicazione soggetti come la Fondazione Ugo Bordoni, ente tecnico munito delle necessarie competenze e terzietà.

Nel rapporto viene sottolineato come la crisi climatica e la rivoluzione digitale siano due trasformazioni globali, profonde e irreversibili, strettamente interconnesse, con il digitale che può considerarsi un prezioso strumento e facilitatore per raggiungere la sostenibilità ambientale, economica e sociale. La diminuzione degli spostamenti, la dematerializzazione dei processi, la gestione domotica dei consumi energetici sono solo alcuni degli esempi che evidenziano come il digitale semplifichi la vita delle persone e contribuisca a ridurre le emissioni, producendo un impatto positivo sulla società e un vantaggio significativo in termini di sostenibilità ambientale. Inoltre, il diritto all’accesso a forme di connettività evoluta rappresenta un elemento di inclusione sociale per tutte le fasce di popolazione e il territorio. Va inoltre considerato che le reti mobili nel 2022 rappresentavano lo 0,6% dei consumi di energia elettrica e lo 0,2% delle emissioni a livello globale. Vista la forte tendenza di crescita del volume di traffico dati mobile degli ultimi anni – che secondo le stime dovrebbe passare dai 15 GB/mese per ogni smartphone utilizzato a livello globale del 2022 ai 19 GB/mese stimati per l’anno in corso, fino ai 46GB/mese nel 2028 – l’introduzione di una tecnologia maggiormente efficiente come il 5G, che richiede un consumo energetico minore a parità di volumi di traffico scambiati, è fondamentale per ridurre l’impatto della telefonia mobile sull’ambiente. Prevedere l’introduzione di incentivi, come i certificati bianchi o il credito d’imposta, potrebbe rappresentare un importante impulso a passare a soluzioni meno impattanti con ricadute molto positive anche in termini di sostenibilità.

Tra le innovazioni legate al 5G con le potenzialità più elevate in ambito business ci sono certamente le Private Network. Le reti mobili private sono progettate e dispiegate specificamente per un’organizzazione con l’obiettivo di ottimizzare e ridefinire i processi aziendali e di soddisfare le necessità dell’azienda in termini di copertura, prestazioni e sicurezza a livelli impossibili da raggiungere utilizzando una rete pubblica. Secondo i dati raccolti dalla Global Mobile Suppliers Association (GSA), a settembre 2022 risultavano implementate 955 reti private a livello globale, con un aumento di circa il 32% rispetto al 2021 e del 123% sul 2020. Ad attirare le aziende, secondo EY, sono in particolare un “maggior controllo e configurazione di rete, risorse e operazioni”, una “migliore affidabilità e resilienza della rete” e “una migliore privacy e sicurezza”, indicati come i principali benefici derivanti dalle private network. A livello europeo, nell’ultimo rapporto dell’ottobre 2022, lo European 5G Observatory ha censito 73 implementazioni di reti private mobili aziendali dislocate in 19 Stati Membri UE. Dal punto di vista settoriale, dall’analisi dei dati emerge una netta prevalenza dell’industria con 40 casi di utilizzo.