“Il segreto di Vivaldi”, il romanzo dello scrittore Luciano Varnadi Ceriello

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luciano vanardi ceriello

“Reinhard Friedmann è un soldato con l’anima di un prete. È figlio di un generale del Kaiser Guillermo e di una donna molto devota al cristianesimo, che a suo tempo ha instillato in lui un certo sentimento religioso”

È disponibile in libreria e negli store online “Il segreto di Vivaldi” (Curcio Editore) dello scrittore Luciano Varnadi Ceriello. Il romanzo è il terzo della trilogia di Reinhard Friedmann, preceduto da “Il segreto di Chopin” e “Il segreto di Marlene”. Il libro è ambientato nei primi anni Cinquanta, tra l’esoterica Torino, la misteriosa Mantova e la Venezia carnascialesca, per poi concludersi in Polonia, nella Basilica di Santa Croce, dove tutto ha avuto inizio. “Il segreto di Vivaldi” è un romanzo che lo scrittore dedica al Nord dell’Italia. «Sono nato in Veneto, a Rovigo per la precisione, e vivo in Campania da quando ero bambino. Il secondo romanzo della trilogia è ambientato nel Sud dell’Italia ed è dedicato al meridione, Il segreto di Vivaldi è ambientato nel Nord Italia e per par condicio mi è sembrato più che giusto dedicarlo alla terra che mi ha dato i Natali, con la quale non ho mai tagliato il mio cordone ombelicale», aggiunge lo scrittore.

Luciano Varnadi Ceriello ciha gentilmente concesso un’intervista.

“Il segreto di Vivaldi” è il suo nuovo testo, di che cosa si tratta?

“Il segreto di Vivaldi” è un romanzo storico-avventuroso ambientato tra la Torino esoterica, la misteriosa Mantova e la Venezia carnevalesca. In esso il protagonista Reinhard Freedmann deve risolvere alcuni enigmi che di volta in volta gli capita di scoprire lungo il suo percorso. Suo compagno d’avventura diventa Anaclerio, un omosessuale sterilizzato durante il regime nazista che ha vissuto sulla propria pelle l’onta del “triangolo rosa”. Nel romanzo ritornano alcuni personaggi presenti già nei volumi precedenti, essi si intersecano nelle trame del libro e ribaltano alcuni concetti ritenuti degli “assiomi”. Reinhard Freedmann, soldato col cuore da prete, uomo da sempre in precario equilibrio tra il bene e il male, al termine del libro, dopo varie peripezie, scoprirà qual è la sua reale missione, che porterà a compimento grazie al segreto di Vivaldi.

Come sono stati accolti gli altri due testi della trilogia?

Gli altri due testi sono stati accolti con grande entusiasmo, sia dal pubblico, sia dalla critica. Il Segreto di Chopin (Curcio Editore 2017) è stato definito il quinto libro più bello d’Italia ed è risultato vincitore di 22 premi lungo tutto lo Stivale, Il Segreto di Marlene (Viaggio alla ricerca del sé) ha vinto il Premio Assoluto all’EtnaBook nel 2020 e, sempre nello stesso anno, si è aggiudicato l’Oscar della Letteratura al Golden Book Awards. Grande soddisfazione mi ha dato anche l’uscita dell’album Oniric Chopin(ProsiMeloMetro N. 1) i cui testi delle canzoni sono estratti dal mio primo romanzo, inciso insieme a Juri Camisasca, al maestro Giuseppe Giulio di Lorenzo e alla vocalist Vera Mignola, che oltre ad essere risultato il vincitore assoluto del Rive Gauche Festival, si è classificato tra i cinque finalisti del Premio Tenco.

In che modo ha trovato l’ispirazione per questi tre volumi?

Il tutto è nato una notte nella quale ho sognato il compositore Fryderyk Chopin che mi ha chiesto di scrivere un testo sulla melodia del suo Notturno più famoso, l’Op. 9 N° 2 in Mib maggiore, tale scritto avrebbe dovuto parlare di sua madre. Prima di quel sogno ero un cantautore di matrice rock e da quella notte è avvenuta una vera e propria rivoluzione all’interno del mio sentire musicale. Trascorsi alcuni giorni, ho seguito i dettami del mio processo onirico e ho scritto il testo seguendo la linea melodica di quel Notturno di Chopin, che ho intitolato: La pianista (La mamma di Chopin, era anch’ ella una pianista e sembra sia stata lei a indirizzare il figlio verso lo studio del pianoforte). Da quel momento mi sono innamorato delle splendide melodie di Chopin e ho “parolato” tutti e 21 i suoi Notturni con corrispondenza nota-sillaba. Ho così iniziato a interessarmi alla vita del compositore polacco e, dopo un certosino approfondimento della sua esistenza e della sua carriera artistica, è nato in me il romanziere e mi sono lanciato nella scrittura del romanzo Il segreto di Chopin. Avevo poi intenzione di scrivere un altro libro ambientato in un monastero e ho deciso di far continuare l’esistenza narrativa del protagonista Reinhard Freedmann: Il segreto di Marlene, secondo tomo della trilogia, è infatti ambientato nell’eremo dei Camaldoli di Visciano. È un romanzo dedicato al Sud Italia, mia terra di appartenenza (Vivo in Campania da quando ero bambino), mentre l’ultimo lavoro, Il segreto di Vivaldi, per par condicio, l’ho dedicato all’Italia del Nord, mia terra di nascita (Sono nato in Veneto, a Rovigo) e in essa l’ho ambientato.

Oltre ad essere uno scrittore è anche un insegnante. Come nasce la sua passione per la letteratura e come vive la “missione” di trasmetterla ai suoi allievi?

La passione per la letteratura è stata sempre viva in me. Ho sempre amato leggere un po’ di tutto. Del resto, anche nelle canzoni ho sempre dato molta importanza alla parte letteraria. I miei cantautori di riferimento sono stati De André, Guccini, Iannacci, Camisasca, artisti che con i loro testi hanno scritto pagine di storia. Avendo quattro figli adolescenti, la “missione” di trasmettere le mie passioni ai giovani la vivo con grande responsabilità. Ho cinquant’anni e, data la decadenza artistica nella quale “sopravviviamo”, è chiaro che quelli della mia generazione hanno fallito nel tramandare ai posteri la poetica, la prosodia e la partecipazione emotiva degli artisti che hanno fatto la storia. Ma io sono fiducioso, perché adesso il fondo del barile è stato toccato e raschiato in abbondanza, non ci resta altro che una florida risalita. È solo una questione di tempo. Ai ragazzi bisogna parlare attraverso quelli che sono i loro interessi. Per esempio, se insegnassi latino, darei principio ai miei insegnamenti partendo dalla poesia erotica di Catullo o di Marziale. Sono certo che se gli alunni ascoltassero la frase: “Si suc*hia il ca… di un tribuno la rossa boc*h…. bolognese moglie di Menenio…” qualsiasi ragazzo si andrebbe a tradurre con avidità tutti i Carmina Catulli e si renderebbe conto che i testi scritti oggi dai suoi “trasgressivi” coetanei sono null’altro che carta straccia se confrontati con quelli scritti 2000 anni fa. È soltanto una questione culturale, nostro dovere è cercare di tramandare il sapere, accompagnare i giovani per mano e fornire risposte alle loro domande, non dobbiamo commettere l’errore di lasciarli da soli a rispondere a se stessi.