Dopo aver registrato una flessione tendenziale di oltre quattro punti percentuali a dicembre 2018 ed essere tornati a crescere nel mese di febbraio, i prezzi dei beni energetici non regolamentati, secondo quanto rilevato dall’istituto di statistica, hanno accelerato, compensando il rallentamento di quelli dei beni alimentari non lavorati e determinando la stabilita’ dell’inflazione a marzo. Le componenti volatili hanno continuato a essere all’origine delle oscillazioni dell’inflazione, che ha visto i prezzi dei prodotti di largo consumo registrare una crescita piu’ sostenuta rispetto a quella del paniere nel suo complesso.
La stabilita’ dell’inflazione e’ da ricercare, secondo il report, nella sintesi di dinamiche contrapposte: da una parte l’accelerazione dei Beni energetici non regolamentati, da +0,8% a +3,3%, dall’altra il rallentamento dei prezzi dei Beni alimentari non lavorati, da +3,7% a +2,0%, dei Servizi relativi ai trasporti, da +0,9% a +0,4%, e dei Tabacchi, da +4,5% a +4,0%. L’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, ha accelerato lievemente da +0,4% a +0,5%, mentre quella al netto dei soli beni energetici rimane stabile a +0,7%
L’aumento congiunturale dell’indice generale e’ dovuto principalmente alla crescita dei prezzi dei Beni energetici non regolamentati, +1,6%, dei Tabacchi, +1,3%, e dei Servizi relativi ai trasporti, +1,2%, solo in parte bilanciata dal calo dei prezzi dei Beni alimentari non lavorati, -1,5%. L’inflazione ha accelerato per i beni, da +1,3% a +1,5%, mentre per i servizi e’ rimasta stabile a +0,7%; pertanto rispetto al mese di febbraio il differenziale inflazionistico negativo tra servizi e beni si e’ ampliato passando da -0,6 nel mese precedente a -0,8 punti percentuali.
L’inflazione acquisita per il 2019 e’ +0,4% per l’indice generale e pari a zero per la componente di fondo. Dinamiche divergenti si registrano per i prezzi dei prodotti di largo consumo: quelli dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona decelerano da +1,6% a +1,3%, mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto accelerano da +1,5% a +1,6%, registrando in entrambi i casi un’inflazione piu’ alta di quella complessiva. Il marcato rialzo congiunturale e’, secondo l’Istat, dovuto in larga parte alla fine dei saldi invernali di abbigliamento e calzature, di cui il Nic non tiene conto.
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