ROMA – “Erano le 8.30 del mattino di sessantadue anni fa quando nella miniera di Bois du Cazier divampò un terribile incendio. L’attesa straziante delle mogli e dei figli aggrappati per settimane ai cancelli della miniera nella speranza di riabbracciare i minatori intrappolati nei pozzi è, tra le tante testimonianze, una delle immagini più forti che continuano ad angosciare la nostra memoria collettiva. Nessuno sopravvisse alla tragedia: morirono 262 persone, di cui 136 italiani. L’esodo dei minatori italiani in Belgio di quegli anni si inquadrava in una sorta di ’emigrazione di Stato’, avviata sulla scorta di un accordo bilaterale stipulato nel 1946 tra il Belgio, che aveva urgente bisogno di manodopera per le sue miniere, e l’Italia che, con l’accordo di tutti i partiti, aveva accettato di scambiare minatori con carbone.
Le piazze e le strade italiane furono tappezzate, da Nord a Sud, da manifesti rosa che, prospettando un lavoro sicuro e migliori condizioni di vita, incitavano gli italiani a partire per le miniere belghe. I nostri migranti affrontavano in condizioni disumane il viaggio, inseguendo un destino che avrebbe poi tradito tutte le loro speranze. La vicenda giudiziaria che seguì l’incidente durò per anni, senza peraltro arrivare mai a un pieno accertamento delle responsabilità e a un legittimo riconoscimento risarcitorio nei confronti dei familiari delle vittime.
Ricordare quell’evento così drammatico ci aiuta a recuperare un tassello fondamentale della nostra identità collettiva; un esercizio di memoria che assume anche il valore di un riconoscimento storico, e al tempo stesso morale, al contributo che gli italiani, protagonisti di un fenomeno migratorio che affonda le sue radici nell’Ottocento, hanno sempre dato al progresso dei Paesi di accoglienza.
In una fase storica come quella attuale, in cui il continente europeo è così profondamente lacerato da posizioni contrapposte sulla sorte dei migranti, queste dolorose testimonianze che affiorano dalla nostra storia di migrazioni ci aiutano a ricordare quando fuggivamo da condizioni difficili, alla ricerca di una prospettiva di vita dignitosa. È sempre con profondo rispetto che occorre rapportarsi alle storie di migrazione, che hanno attraversato nel tempo il percorso dell’umanità scandendone fasi ed epoche. Ed è nel vissuto di queste storie che possiamo ritrovare un filo che ci lega tutti, oggi come ieri”.
Lo ha affermato il Presidente della Camera dei deputati Roberto Fico.