Il 75,6% delle imprese italiane si avvale di servizi legali esterni: il rapporto dell’Ocf

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ROMA – Il 75,6% delle imprese italiane si avvale di servizi legali esterni. Il notevole ricorso alla consulenza legale è conseguente alla complessità normativa in aumento e sottolinea l’importanza strategica della consulenza legale nel contesto aziendale moderno. E’ quanto emerge dal “Rapporto imprese e avvocati 2024”, promosso dall’Organismo Congressuale Forense e realizzato da un gruppo di lavoro di Format Research, e con il contributo di Cassa Forense, Consolle Avvocato e Lextel. La ricerca è stata presentata oggi pomeriggio a Roma, nella Sala “Caduti di Nassirya”, a Palazzo Madama, alla presenza del viceministro Francesco Paolo Sisto, della Senatrice Mariastella Gelmini (Commissione Affari Costituzionali), del Coordinatore dell’Organismo Congressuale Forense, Mario Scialla, del Segretario dell’Organismo Congressuale Forense, Accursio Gallo, del Presidente del Consiglio nazionale forense, Francesco Greco, del presidente della Cassa Forense, Walter Militi, del presidente di Format Research, Pierluigi Ascani, Pierluigi Ascani, l’Esperta Settore Legale Open Dot Com s.p.a., Elena Sara Cometto, e Giuseppe Gimigliano dell’Area Manager Lextel s.p.a.. Ha invece inviato un video saluto il Sottosegretario al Ministero dell’Economia e Finanze, Federico Freni.

“Siamo arrivati alla seconda edizione del rapporto”, ha affermato il coordinatore dell’Organismo Congressuale Forense, Mario Scialla, “Uno strumento utile per capire le caratteristiche del rapporto tra imprese e avvocati, e anche i temi per cui derivano la consulenza o le modalità di pagamento. Siamo per una nuova idea di avvocato e per interpretarne i segnali. Dobbiamo uscire dagli studi, dove siamo sempre stati abituati a vivere, per concepire una dimensione più agile e dinamica della nostra professione”. Per il segretario dell’Organismo Congressuale Forense, Accursio Gallo “in questa ricerca, che è giunta alla sua seconda edizione, intendiamo, approfondire in maniera più dettagliata il rapporto, e la percezione, che la figura dell’avvocato ha rispetto al mondo delle imprese”.

Secondo il rapporto il 61% delle imprese preferisce avvalersi di liberi professionisti, mentre il 30,8% si rivolge a studi legali di medie dimensioni e solo il 2% a grandi studi legali. Questo sottolinea l’importanza della fiducia e della personalizzazione nel settore legale, con un’attenzione particolare verso rapporti personali consolidati. Come ha sottolineato il viceministro Francesco Paolo Sisto “secondo la ricerca il 90% delle imprese è soddisfatta della consulenza, perché riduce il contenzioso. Le imprese gradiscono il professionista che riduce i tempi e il contenzioso. La consulenza, dunque, è un fattore di prevenzione ed è gradita dalle imprese come importante fattore di riduzione del rischio”.

Le imprese mostrano una preferenza marcata per avvocati esterni, dimostrando la necessità di soluzioni flessibili e personalizzate. Questo comportamento evidenzia un mercato legale dinamico, dove la fiducia e il rapporto personale giocano un ruolo cruciale nella scelta del consulente legale. Inoltre, le preferenze delle imprese nel settore legale mostrano una tendenza verso strutture legali più robuste nell’industria e nel finance. Vi è un forte orientamento verso la creazione di relazioni stabili e di fiducia con i legali, con una significativa enfasi sulla reputazione e sul passaparola. L’impiego di legali “altri” per competenze specifiche sottolinea la varietà delle esigenze legali delle imprese.

L’analisi ha inoltre evidenziato la necessità per gli avvocati di specializzarsi in specifici ambiti legali, al fine di fornire un valore aggiunto significativo ai clienti che necessitano di competenze particolari. Le imprese non si limitano a considerare solo competenza e esperienza, ma valutano una gamma più ampia di fattori, inclusa l’abilità del legale di instaurare una relazione professionale basata sulla fiducia e l’empatia. Infine le variazioni nell’uso dei servizi legali in base alla dimensione dell’impresa e alla regione geografica sottolineano l’importanza di un approccio personalizzato alla consulenza legale. La consulenza legale deve adattarsi ai diversi contesti economici e culturali per fornire servizi efficaci e pertinenti.

Le imprese italiane stanno facendo sempre più affidamento alla consulenza legale per affrontare una serie di questioni cruciali nel contesto aziendale contemporaneo. Secondo i dati raccolti, le aree in cui le imprese cercano maggiormente assistenza legale includono le attività di recupero crediti, la realizzazione e/o la disamina dei contratti commerciali, le questioni inerenti alla privacy, al fisco e alla sicurezza sul lavoro. Quasi il 40% delle imprese richiede consulenza legale per le attività di recupero crediti e la supervisione o la stesura di contratti commerciali. Un’impresa su quattro si rivolge a legali per questioni di privacy e più di una su cinque per consulenza su materie fiscali e sicurezza sul lavoro. Questi dati riflettono la varietà e la complessità delle esigenze legali delle imprese, evidenziando la crescente rilevanza delle normative e dei regolamenti in settori chiave.

Nonostante la varietà delle esigenze legali, il livello di soddisfazione generale delle imprese è molto alto, con il 90,4% delle imprese soddisfatte della consulenza e assistenza legale ricevuta. Tuttavia, si è riscontrata una minore soddisfazione per servizi legati alle questioni giuslavoristiche e al recupero crediti. Questo sottolinea la necessità di strategie legali più mirate e specializzate in determinati settori. Un dato significativo è che il 93,1% delle imprese ritiene che la consulenza legale sia un fattore importante nella riduzione dei potenziali contenziosi. Questo alto grado di consenso sottolinea il valore percepito della consulenza legale come strumento preventivo.

Il modello di pagamento per i servizi legali varia notevolmente, con circa il 73% delle imprese che paga sulla base di un corrispettivo tariffario. Tuttavia, vi è una crescente adozione di approcci più flessibili, come la remunerazione in base al beneficio economico ottenuto o tramite convenzione. In più oltre il 60% delle imprese gestisce la consulenza e l’assistenza legale “a chiamata”, mentre circa il 40% adotta un approccio strutturato e continuativo a mezzo contratti di consulenza e collaborazione. Tra queste, il 22,6% interagisce con il consulente legale a tutti i livelli aziendali, non solo da parte dei titolari. Questi dati evidenziano uno scenario articolato e in evoluzione, in cui le imprese italiane stanno adottando approcci differenziati alla consulenza legale, riflettendo la complessità delle loro esigenze e la necessità di soluzioni su misura.

È interessante notare che la maggior parte delle imprese che ha familiarità con la Riforma Cartabia ha cercato informazioni autonomamente, principalmente attraverso il web e/o le notizie di giornali e telegiornali. Questo approccio riflette la necessità delle imprese di rimanere informate sui cambiamenti normativi e giuridici, tuttavia, potrebbe indicare una mancanza di orientamento specifico e di consulenza personalizzata sulle implicazioni della riforma per il loro settore specifico. Questa percezione sottolinea l’importanza attribuita all’aggiornamento e alla formazione degli avvocati riguardo ai cambiamenti normativi, evidenziando la necessità di avere a disposizione professionisti legali che abbiano una conoscenza approfondita delle norme pertinenti la Riforma Cartabia. Il panorama giuridico italiano sta attraversando una fase di trasformazione significativa, e il coinvolgimento attivo delle imprese e dei loro consulenti legali sarà essenziale per adattarsi efficacemente a questa evoluzione normativa.