“Mio figlio. L’amore che non ho fatto in tempo a dirgli” pronto a tornare a scuola

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A partire dal mese di Settembre ci sarà la ripresa degli incontri con gli studenti delle scuole di tutta Italia

libro mio figlioMILANO – Con l’avvio del nuovo anno scolastico, “Mio figlio. L’amore che non ho fatto in tempo a dirgli” di Marco Termenana è pronto a riprendere il suo cammino per le scuole d’Italia. Il romanzo è ispirato al suicidio di Giuseppe, il primo dei tre figli dell’autore, quando, 21 anni appena compiuti, in una notte di marzo 2014, apre la finestra della sua camera, all’ottavo piano di un palazzo a Milano, e si lancia nel vuoto.

Con lucidità impressionante e senza mai cadere nella retorica, la storia racconta il (mal) vivere di chi si è sentito sin dall’adolescenza intrappolato nel proprio corpo: la storia di Giuseppe è infatti anche la storia di Noemi, suo alter ego femminile. Tragedia non solo di mancata transessualità ma anche di mortale isolamento, al secolo hikikomori (termine giapponese che significa “stare in disparte”).

Gli incontri di questo papà con gli studenti di tutto il Paese sono iniziati a novembre 2017, già con Giuseppe di El Grinta, il libro che precede l’attuale, per un totale di venticinque scuole, si sono fermati nel 2020 con il Covid e sono ripresi a febbraio 2023. Il 17 febbraio scorso, infatti, a San Clemente, Rimini, c’è stato un incontro dove dei ragazzi molto giovani (seconda media), guidati dalla professoressa Nunzia Pasturi, cioè la loro professoressa di italiano, dal palco del Teatro Comunale dove si svolgeva l’evento (ospitava il Sindaco Mirna Cecchini), non solo hanno letto i brani del libro che hanno giudicato più significativi, ma hanno soprattutto riportato dei loro brevi componimenti dove emergevano le emozioni vissute prima in classe durante l’orario curriculare, per ciò che vi avevano trovato: davvero un bello stimolo per i ragazzi che leggono poco e per coloro che scrivono ancora meno e con difficoltà.

Il 17 maggio scorso, poi, per commemorare la Giornata Internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia, a Galatina, Lecce, c’è stato un incontro con i ragazzi in sede e l’autore collegato da remoto ed organizzato dal professor Andrea Valerini e dalla professoressa Maria Assunta Specchiarello, rispettivamente dirigente scolastico e referente per l’inclusione dell’IISS Laporta Falcone Borsellino.

Marco Termenana spiega:

“Con il Covid, avevo smesso di incontrare gli studenti ed è stato un caso che ho ripreso, ma dopo questi due eventi, non mi sento di smettere e ben volentieri ho raccolto l’invito di altri dirigenti scolastici di organizzare a partire da settembre. Ho scritto solo per ritrovare Giuseppe perché il dolore era (ed è) terribile e se non avessi trovato un adeguato meccanismo compensativo sarei impazzito, ma se attraverso quello che ho raccontato posso aiutare a far riflettere e ad autodiagnosticarsi, gli adulti a capire meglio i ragazzi e, viceversa, i ragazzi ad aprirsi verso gli adulti, sono felice.

Cerco, cioè, di parlare ai genitori, in alcuni casi ai figli, ed anche a chi non è né l’uno né l’altro, però non vuole sciupare la propria vita e, perseguendo obiettivi etici, ha piacere a leggermi.

Con gli studenti, poi, è tutto migliore. A parte il fatto che la DAD ora li ha abituati ad incontri a distanza, consentendo degli eventi che in presenza sarebbero stati più complicati e costosi proprio come per Galatina, avverto che c’è bisogno di parlare ed esplorare con loro ed i loro professori, i temi trattati nel libro, cioè l’identità di genere indefinita, l’isolamento giovanile ed il suicidio. Ovviamente, nelle scuole medie c’è un taglio e nelle scuole superiori ce ne è un altro e molto fanno i docenti che guidano le classi e li preparano prima dell’incontro con me, ma anche loro, assieme ai propri dirigenti scolastici ed agli psicologi degli Sportelli Ascolto dove istituiti, sono davvero contenti di poter poi incontrare un “testimone oculare” che parla liberamente di temi che di solito, quando e se affrontati con le proprie classi, sono trattati in modo teorico.

Solo con il valore aggiunto generato attraverso la mia testimonianza, credo che avrò dato un senso all’inutile e stupida morte di Giuseppe”.