Il mondo fluttuante di Achao, tra atmosfere acquatiche e suggestiva ricerca della spiritualità

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Nel vivere contemporaneo l’essere umano, e di conseguenza anche l’artista, si trova spesso a dover fare i conti con una velocità, con un correre concitato all’interno di una vita rumorosa, caotica che spesso costringe a dimenticare di coltivare quel rapporto con se stessi, quel contatto con il mondo interiore necessario a non dimenticare la vera essenza; il ruolo degli artisti dunque si trasforma non solo in un modo per manifestare il proprio personale sentire, ma anche in un mezzo per ricondurre il fruitore verso le sue profondità attraverso il mondo del colore, dell’immagine, poco importa se sia più attinente alla realtà osservata o completamente impalpabile e discostante da essa. Il francese Achao accompagna letteralmente l’osservatore nel suo universo fluido, in cui i colori e il vissuto sono in continuo scorrere e divenire.

Agli inizi del Novecento il nascere dell’Astrattismo condusse verso un distacco totale dal mondo emozionale per porre l’accento sulla perfezione plastica in grado di sussistere senza l’influenza dell’esecutore dell’opera, anzi in realtà non doveva essere il riflesso di alcuna emozione piuttosto espressione dell’approccio logico e analitico che alcuni movimenti come il De Stijl, il Suprematismo, l’Astrattismo Geometrico, avevano stabilito dover essere base irrinunciabile dei loro manifesti artistici. Parallelamente a quel punto di vista tanto razionale nel modo di fare arte esistevano tuttavia correnti che al contrario basavano la loro stessa esistenza sull’imprescindibilità delle pulsioni interiori, al punto di stravolgere l’aspetto della realtà pur di renderla affine, voce interpretativa, di quel mondo profondo che doveva raggiungere l’osservatore e travolgerlo. L’Espressionismo trovava nel mondo delle emozioni la linfa vitale a cui attingere per liberare le ansie, le angosce, le paure oppure al contrario il sogno, la leggerezza, il desiderio di fuga dalla realtà per tendere verso un mondo migliore; dalle atmosfere cupe di Edvard Munch a quelle fanciullesche di Marc Chagall il movimento segnò una netta opposizione all’universo iperrazionale dell’Astrattismo il quale si era concretizzato vero una direzione completamente diversa dal suo lirico fondatore Vassily Kandinsky. Questi due universi espressivi tanto divergenti erano però destinati prima o poi a incorrere in un punto di incontro, una coniugazione in grado di accordare l’inesistenza della forma e il distacco dalla realtà con l’irrazionalità della non forma, e questa terra di mezzo prese il nome di Espressionismo Astratto. Uno tra i maggiori artisti dei primi decenni del Novecento che si adeguò a questa trasformazione modificando il suo stile per assecondare e testimoniare il cambiamento dei tempi e l’evoluzione inevitabile che il mondo dell’arte stava affrontando, fu Henri Matisse che da un inizio Fauves, dunque prediligendo una tavolozza di colori intensi, pieni e quasi aggressivi, si spostò verso un Espressionismo più moderato, più armonico e calmo fino a spostarsi verso l’astrazione assoluta in cui emergeva un punto di vista più giocoso, più tendente a una riconciliazione con la natura per cercare attraverso la non forma, la vera essenza della vita.

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È proprio al maestro del Novecento che si ispira l’artista francese Achao, il quale a sua volta parte da un passato più figurativo in cui le immagini classiche dei guerrieri e dei giocatori olimpici erano stilizzate ma anche immortalate nella fase del movimento, così come studiato e analizzato da Eadweard Muybridge, altro grande maestro del passato, in questo caso della fotografia; nel corso del tempo e del proseguire della sua ricerca artistica Achao comincia a sua volta a spostarsi gradualmente verso un’astrazione che diviene quasi ricerca del silenzio, lo stesso che si rivela necessario per approfondire la conoscenza di se stessi accordandosi alla musicalità del ritmo della meditazione, della riflessione funzionale a trovare un contatto ravvicinato con quella spiritualità che spesso all’uomo contemporaneo tende a sfuggire.

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Ecco dunque che le sue nuove opere si trasformano in un mondo suggestivo dentro il quale entrare e immergersi, lasciandosi trascinare dalla corrente delle emozioni e dell’armonia che nasce dalla fase meditativa così come indicato dalle filosofie orientali, in particolar modo da quella buddista che Achao abbraccia e diffonde poi all’osservatore.

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Le tele sono grandi, per suscitare una sensazione immersiva, rivelando un desiderio dell’artista di coinvolgere i sensi attraverso le tonalità decise eppure accostate in modo da apparire morbide, quasi pastello, tratteggiando forme circolari, allungate, da cui si riceve la sensazione di trovarsi in un universo acquatico paragonabile a quello delle Ninfee di Claude Monet, in cui tutto scorre, tutto è pronto ad assumere forme differenti sulla base delle circostanze, degli accadimenti ma anche della presa di coscienza. La teoria di Eraclito diviene pertanto presupposto essenziale per le opere di Achao poiché è solo attraverso la capacità di lasciarsi andare alle evidenze che si può scoprire il senso profondo del progredire individuale e anche del mondo circostante, è solo accettando lo scorrere delle cose che si può accogliere quel movimento costante come una risorsa di progresso interiore. L’invito dell’artista è quello di ascoltare, di assecondare la tendenza alla calma, all’equilibrio che si può raggiungere lasciandosi cullare dal silenzio, dal ritmo del proprio pensiero e dalla congiunzione con una spiritualità che conduca al sentirsi in armonia con l’intorno a sé, con quella natura che diviene sottofondo e colonna sonora in grado di sovrastare il caos sottostante, di spegnere il rumore che induce l’essere umano a dimenticarsi di prestare attenzione alla sostanza, all’essenza.

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La produzione di opere più recenti dal titolo Più vicino del Paradiso, che danno anche il titolo alla sua prossima mostra presso la Galleria delle Logge di Assisi dal 21 al 27 giugno, punta l’accento sull’aspetto immersivo proprio in virtù delle grandi dimensioni e della mancanza di telai, dunque le opere amplificano la tendenza fluttuante delle forme che ne sono protagoniste, oltre a mostrare il carattere ornamentale dell’arte di Achao. Alcune tele mostrano profili definiti dal colore oro per indurre lo sguardo a vagare, perdersi nella non forma, quasi alla ricerca di un senso, lo stesso che può essere trovato attraverso la meditazione buddista indicata dall’artista attraverso la stilizzazione dello stupa Dhamek di Sarnath in India, che aveva contraddistinto la serie di lavori precedenti e che viene in questo caso accostato a motivi inediti che si avvicinano al design e al mondo del decoro di interni.

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L’accostamento dei fucsia, dei verdi, degli azzurri al giallo e al beige dello sfondo infondono nello sguardo un senso di morbidezza, di volatilità ma al tempo stesso di possibilità perché la coscienza apprende che è solo cominciando a galleggiare sopra il quotidiano, sopra la realtà, che è possibile spostarsi verso una dimensione migliore, più distaccata dalla contingenza e più consapevole che tutto ciò che accade e che spesso affligge nel momento presente, fa parte di un disegno più ampio, più complesso, che evolve in una direzione inimmaginata, in molti casi persino migliore di quanto previsto.

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Il processo creativo ha condotto Achao a fare i conti con le proprie emozioni, ad assorbire le afflizioni a un livello più universale lasciandole fluire sulla tela, dando forma alle sensazioni positive ma anche a quelle negative come la rabbia, la quale può essere compresa e superata solo se affrontata, portata alla superficie e analizzata nelle sue motivazioni. Dunque quello di Achao è un Espressionismo Astratto che tende verso il lirismo, verso il ritmo suggestivo del movimento fluido attraverso il quale si può giungere a una conoscenza e a una consapevolezza superiori, astraendosi da un vivere contemporaneo a volte troppo effimero, troppo orientato alla corsa verso beni materiali, per ricominciare a mettere in primo piano l’individualità, quel ritmo interiore più lento di quello esterno ma necessario a esaltare le caratteristiche dell’essere umano, per esortare l’uomo moderno a restare umano.

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Achao partecipa regolarmente a mostre collettive e personali in Francia e all’estero, in particolar modo ama esporre in Italia, paese che ama e che lo ha sempre accolto con interesse e coinvolgimento; quella di Assisi è la seconda mostra personale nel nostro paese e promette di avere un grande successo di pubblico in particolar modo per la connessione spirituale che avvolge le sue suggestive opere.

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The fluctuating world of Achao, between aquatic atmospheres and an evocative search for spirituality

In contemporary life, the human being, and consequently also the artist, often has to come to terms with a speed, with an agitated rush within a noisy, chaotic life that often forces one to forget to cultivate that relationship with oneself, that contact with the inner world necessary not to forget the true essence; the role of artists is therefore transformed not only into a way of manifesting their own personal feelings, but also into a means of leading the viewer back to his depths through the world of colour, of the image, no matter whether it is more relevant to the reality observed or completely impalpable and detached from it. The French Achao literally accompanies the observer into his fluid universe, in which colours and experience are in constant flux and becoming.

At the beginning of the 20th century, the emergence of Abstractionism led towards a total detachment from the emotional world in order to place the emphasis on plastic perfection capable of subsisting without the influence of the artwork’s executor, actually it was not meant to be a reflection of any emotion but rather an expression of the logical and analytical approach that certain movements such as De Stijl, Suprematism, and Geometric Abstractionism had established as the indispensable basis of their artistic manifestos. Parallel to that very rational point of view in the way of making art, however, there were currents that, on the contrary, based their very existence on the inescapability of inner drives, to the point of distorting the appearance of reality in order to make it akin to, an interpretative voice of, that profound world that had to reach the observer and overwhelm him. Expressionism found in the world of emotions the lifeblood on which to draw to release anxieties, anguish, fears or, on the contrary, the dream, lightness, the desire to escape from reality to tend towards a better world; from the gloomy atmospheres of Edvard Munch to the childlike ones of Marc Chagall, the movement marked a clear opposition to the hyper-rational universe of Abstractionism, which had taken a completely different direction from its lyrical founder Vassily Kandinsky. These two very divergent expressive universes were, however, destined sooner or later to encounter a meeting point, a conjugation capable of tuning the non-existence of form and detachment from reality with the irrationality of non-form, and this middle ground took the name of Abstract Expressionism.

One of the major artists of the early decades of the 20th century who adapted to this transformation by modifying his style to go along with and bear witness to the changing times and the inevitable evolution that the art world was facing, was Henri Matisse who, from a Fauves beginning, thus favouring a palette of intense colours full and almost aggressive ones, moved towards a more moderate, more harmonious and calm Expressionism until moving towards absolute abstraction in which a more playful point of view emerged, more tending towards a reconciliation with nature in order to seek through non-form, the true essence of life. It is precisely from this 20th century master that the French artist Achao draws his inspiration, who in turn starts from a more figurative past in which the classical images of warriors and Olympic players were stylised but also immortalised in the phase of movement, as studied and analysed by Eadweard Muybridge, another great master of the past, in this case of photography; in the course of time and the continuation of his artistic research, Achao in turn gradually began to move towards an abstraction that almost becomes a search for silence, the same that proves necessary to deepen one’s knowledge of oneself by tuning in to the musicality of the rhythm of meditation, of reflection functional to finding a close contact with that spirituality that contemporary man often tends to miss. Here, then, his new artworks turn into a suggestive world into which to enter and immerse, letting oneself be carried away by the current of emotions and harmony that arises from the meditative phase as indicated by oriental philosophies, especially the Buddhist one, which Achao embraces and then spreads to the observer. The canvases are large, to arouse an immersive sensation, revealing a desire on the part of the artist to involve the senses through the strong tones yet juxtaposed in such a way as to appear soft, almost pastel, outlining circular, elongated forms, from which one receives the sensation of being in an aquatic universe comparable to that of Claude Monet’s Water Lilies in which everything flows, everything is ready to take on different forms based on circumstances, events, but also awareness. Heraclitus’ theory thus becomes an essential premise for Achao’s works, since it is only through the ability to let go of evidence that one can discover the profound meaning of individual progress and also of the world around us, it is only by accepting the flow of things that one can welcome that constant movement as a resource of inner progress.

The artist’s invitation is to listen, to indulge the tendency towards calm, towards the equilibrium that can be achieved by letting oneself be lulled by silence, by the rhythm of one’s own thought and by the conjunction with a spirituality that leads to feeling in harmony with one’s surroundings, with that nature that becomes a background and soundtrack capable of overpowering the underlying chaos, of extinguishing the noise that leads human beings to forget to pay attention to the substance, to the essence. The production of more recent artworks entitled Più vicino del Paradiso (Closer than Paradise), which also gives the title to his next exhibition at the Galleria delle Logge in Assisi from 21 to 27 June, emphasises the immersive aspect precisely because of the large dimensions and lack of frames, thus the artworks amplify the fluctuating tendency of the forms that are the protagonists, as well as showing the ornamental character of Achao’s art. Some of the canvases show profiles defined by the colour gold to induce the eye to wander, to lose itself in the non-form, almost in search of a meaning, the same that can be found through Buddhist meditation indicated by the artist through the stylisation of the Dhamek stupa of Sarnath in India, which had characterised the series of previous artworks and which is in this case juxtaposed with unprecedented motifs that come close to design and the world of interior decoration. The juxtaposition of fuchsias, greens and blues with the yellow and beige of the background instil in the eye a sense of softness, of volatility, but at the same time of possibility, because consciousness learns that it is only by beginning to float above the everyday, above reality that it is possible to move towards a better dimension, more detached from contingency and more aware that everything that happens, and that often afflicts in the present moment, is part of a larger, more complex design, evolving in an unimagined direction, in many cases even better than expected.

The creative process has led Achao to come to terms with his own emotions, to absorb afflictions on a more universal level by letting them flow onto the canvas, giving shape to positive feelings but also to negative ones such as anger, which can only be understood and overcome if faced, brought to the surface and analysed in its motivations. Therefore, Achao’s one is an Abstract Expressionism that tends towards lyricism, towards the suggestive rhythm of fluid movement through which one can reach a higher knowledge and awareness, abstracting oneself from a contemporary life that is sometimes too ephemeral, too oriented towards the race for material goods, in order to begin again to put individuality in the foreground, that inner rhythm that is slower than the external one but necessary to exalt the characteristics of the human being, to exhort modern man to remain human. Achao regularly participates in group and solo exhibitions in France and abroad, and particularly enjoys exhibiting in Italy, a country that he loves and that has always welcomed him with interest and involvement; the one in Assisi is his second solo exhibition in our country and promises to be a great success with the public, especially because of the spiritual connection that envelops his evocative artworks.