Tensione Lega-M5S, stop a ecotassa e incentivi auto ‘green’

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ROMA – Torna la tensione tra Lega e M5S anche se Salvini getta acqua sul fuoco. “Leggo qualche giornale e sorrido – ha scritto Matteo Salvini in un post su Facebook – ma quanto dà fastidio alla vecchia politica e ai vecchi potenti che ci sia un governo nuovo, che finalmente si interessa degli italiani e non dei poteri forti? Ci vorrebbero mandare a casa domani mattina, ma rimarranno delusi. Noi andiamo avanti per difendere diritto al lavoro e alla pensione, alla sicurezza e alla salute: col sostegno del Popolo, nulla è impossibile”.

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giorgetti, aveva detto che sul reddito di cittadinanza ‘vede il pericolo che possa alimentare il lavoro nero’. Replica Di Maio. “Io il contratto l’ho firmato con Salvini e nel contratto c’è il reddito di cittadinanza, ci sono le pensioni minime più alte, gli aiuti ai lavoratori, abbiamo limitato i contratti precari: noi dobbiamo andare avanti in questa direzione perche’ se ricostituiamo lo Stato sociale aiutiamo le persone in difficoltà riparte la domanda interna e ne gioverà tutta l’economia”.

E intanto stop non solo all’ecotassa sulle auto più inquinanti ma anche agli incentivi per i veicoli ecologici. Con un emendamento alla manovra, che rientra nel pacchetto dei ‘segnalati’ e che è firmato dal capogruppo in Senato Massimiliano Romeo, la Lega punta a cancellare l’intero pacchetto di norme approvato alla Camera. La proposta è stata presentata in commissione Bilancio a Palazzo Madama.

Per uscire dallo stallo ecco allora che arriva un ennesimo vertice, che viene convocato per questa sera a Palazzo Chigi: al tavolo siederanno il premier Giuseppe Conte, i due vicepremier, il ministro del Tesoro Giovanni Tria, il ministro per il Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro e i sottosegretari che in Parlamento seguono la manovra. Nella stessa giornata è atteso a Roma anche Beppe Grillo, che potrebbe fare il punto con i suoi. Ufficialmente comunque si negano le distanze e si spiega che come sempre la chiave per risolvere i conflitti nel governo sarà la “mediazione” ma intanto le posizioni alla fine della giornata restano cristallizzate.

“La Lega – dice il sottosegretario allo Sviluppo economico ed esponente cinquestelle Davide Crippa – deve fare pace con se stessa”. E così la legge di bilancio continua a essere ostaggio degli scontri e delle trattative fuori che da giorni si susseguono fuori dalle Aule parlamentari: mancano 16 giorni all’esercizio provvisorio e l’esame in commissione a Palazzo Madama non è ancora iniziato.

Il leader della Lega non ne vuole sapere di ulteriori concessioni e limature a quota 100. Rispetto alle stime iniziali, è il ragionamento, si contano due miliardi di risparmi nel 2019 e tanto deve bastare. Soprattutto, il vicepremier leghista non è disposto a caricarsi un peso superiore a quello dell’alleato per fra quadrare i conti con l’Europa. Il dialogo continua, fa sapere Bruxelles, ma i tecnici che sono a lavoro faticano a trovare gli spazi per mettere in campo misure sufficienti a garantire i desiderata europei. La revisione del deficit nominale al 2,04 non basta, anche perché non incide a sufficienza su quello strutturale. E allora il governo italiano è chiamato a un ulteriore sforzo, anche per evitare di ripetere errori del passato: c’è stata un’epoca in cui Roma ha svalutato “7 volte la lira”, ammonisce Mario Draghi, facendo toccare al contempo all’inflazione un picco “del 223%”.