Nella silloge poetica “Una stagione in gabbia scenica” di Antonio De Mitri si compie un viaggio nell’interiorità di un autore che non ha paura né vergogna di mostrarsi nelle sue ombre, nelle sue fragilità, nei suoi tormenti. Il poeta presenta liriche brevi e amare, che come schegge appuntite penetrano nella pelle del lettore; negli otto atti in cui è divisa l’opera si entra in una spirale di lucide consapevolezze, che possono angosciare così come aprire la mente: in questa raccolta la parola poetica risponde all’intento di svelare la verità a chi legge, di far raggiungere un più elevato stato di coscienza.
Ed è sorprendente se si pensa a quanto siano fugaci questi versi: nel tempo di un respiro, o forse sarebbe meglio dire di un colpo di pistola, il poeta riesce a riassumere un mondo di sensazioni e di suggestioni che, sebbene siano profondamente sue, si riverberano anche nell’anima di chi le sperimenta, e che le riconosce come personali, come parte del suo vissuto. Ed è anche interessante come il lettore, poi, possa attribuire il significato che più gli si confà a queste poesie, in relazione alle proprie prospettive o al proprio stato d’animo del momento.
In tal merito è bene citare le parole della prefatrice all’opera, la critica letteraria e docente Maria Occhinegro, che commenta in questo modo l’approccio poetico di De Mitri utilizzato nella sua silloge: «Se dentro di essa ci sia il respiro di Ronald D. Laing, o di E. Morin, o di Vattimo, o di Foucault, o di Richard Rorty, o di Habermas, o di Sartre, o di R. Barthes, o di G. H. Hartman, o di Adorno, ecc. ecc. sarà una questione da affrontare. Intrigante per adesso è la necessità di capire in maniera efficace e diretta un messaggio che coinvolge i lettori in un acuto processo di comprensione critica della realtà, visto che il tema dominante di questa poesia mi sembra essere la poesia stessa come forma di conoscenza […] Questo è il tema della poesia: la poesia stessa come forma di conoscenza, agita insieme al lettore, così che l’una e l’altro balbettano insieme le loro incertezze». L’opera poetica “Una stagione in gabbia scenica” ha un titolo accattivante e che rimanda al viaggio nella decadenza umana di un grande autore, Arthur Rimbaud; anche nel testo di De Mitri ritroviamo lo stesso bisogno di famigliarizzare con le ombre dell’anima: una disperata esigenza di comprensione che, forse, non avverrà mai – «folle di ragionamenti. cumuli di dati. ahi macabre ricerche. di significati. sepolti: sulla terra l’inferno. nella testa».
SCHEDA LIBRO
Casa editrice: peQuod Editore
Collana: Rive
Genere: Raccolta poetica
Pagine: 154
Prezzo: 16,00 €
Contatti: https://www.instagram.com/antonio.de.mitri/
Link di vendita online:
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