Bonetti: “Un ministero del made in Italy? Perché no”

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RIETI – “Un ministero del made in Italy? Quello che colgo come estremamente positivo di questa proposta è la necessità di ragionare su una filiera di integrazione che valorizzi il brand del nostro Paese, la nostra produttività e che deve essere fatto in modo sistemico”. Lo ha affermato il ministro per le pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti, candidata per il Terzo polo di Azione e Italia Viva nel collegio di Roma centro, intervistata dal direttore dell’Adnkronos Gian Marco Chiocci, in videocollegamento alla terza festa nazionale della Confederazione Aepi, l’associazione europee di professionisti e imprese.

“Il tema di un ministero isolato – ha aggiunto – credo non possa cogliere la necessaria multidimensionalità di correlazione tra le azioni che devono essere messe in campo: dal tema dello sviluppo economico a quello imprenditoriale, quello dell’agricoltura, dell’agroalimentare, del vitivinicolo, della filiera della formazione professionale, della valorizzazione degli Its, di una promozione di politiche del turismo, la digitalizzazione che sarà una leva fondamentale per costruire il sistema Paese. Ciò su cui dobbiamo sicuramente lavorare è sempre di più rappresentarci, pur nelle diversità, come un Paese che viene raccontato e proposto in una filiera integrata che caratteri il ‘made in'”.

“Con le ministre Mara Carfagna e Maria Stella Gelmini c’è una collaborazione assolutamente positiva e cooperativa. La scelta di presentarci insieme a queste elezioni nasce dalla nostra esperienza al governo. Da subito con loro abbiamo trovato piena sintonia sotto la guida del presidente Draghi, siamo state le ministre che sempre con più coerenza hanno sostenuto il governo: siamo infatti l’unico polo che non gli ha mai tolto la fiducia”, ha spiegato.

“Abbiamo potuto cooperare dai temi sulle famiglie agli asili nido, dalle risorse ai Comuni, in particolare per il Sud Italia, al lavoro fatto contro la violenza sulle donne. L’azione di governo ha, in realtà, solo anticipato un percorso naturale di incontro tra donne che credono nella politica riformista, moderata, popolare e liberale”, ha aggiunto.