Chinny, parla del suo nuovo singolo “L’Ultima”

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“Trovo divertente il fatto che, tra tutti i brani, la prima pubblicazione si intitoli proprio ‘L’ultima’, È stata la prima canzone che ho scritto, ben 5 anni fa, e sento che ora è arrivato il suo momento”

l'ultima chinnyL’ultima”: questo il titolo del brano di debutto di Chinny, un inedito scritto da lei che parte da una dimensione di profonda solitudine, di incomprensione, passa per l’autoconsapevolezza e, infine, approda all’altro, entità esterna a noi che può contenere le nostre paure, capire le nostre fragilità e amarle.

Chinny ci ha gentilmente concesso un’intervista.

“L’ultima” è il tuo brano di debutto, di che cosa si tratta?

Trovo divertente che il primo brano si intitoli “L’ultima”, nella canzone tiro le somme di una relazione che si trascina per abitudine: ci sono incomprensioni caratteriali, difficili da risolvere, che fanno soffrire e il tempo, al posto di curare le ferite, le aggrava. Questo brano mette fine ad una guerra emotiva tra ciò che dovrei essere e ciò vorrei essere. Nel testo dico di essere cambiata, ed è vero; “L’ultima” è il primo brano non solo perché è stato scritto per primo, ma anche perché ha dato inizio al mio percorso di cantautrice.

Cosa vuoi trasmettere con questo lavoro?

Vorrei che la mia musica avesse un duplice effetto: non far sentire le persone sole, allo stesso tempo vorrei stimolarle a prendere in mano la propria vita e reagire. In questo brano racconto la solitudine di molti; che vivono relazioni spesso nocive e le trascinano per abitudine come ho fatto anche io. Là fuori esiste la persona giusta con cui vivere al 100%, e non bisogna accontentarsi di una relazione vuota solo per paura di restare soli.

Che tipo di accoglienza ti aspetti?

Spero di arrivare dritta al cuore di chi mi ascolta, di essere l’amica giusta per questo viaggio nella musica, nell’ introspezione e nei ricordi.

Come ti sei avvicinata al mondo della musica?

Da piccola, passavo l’estate da mia nonna in campagna e ascoltavamo ogni giorno Vasco Rossi, cantando a squarciagola mentre pulivamo la casa. Alle elementari ho fatto un laboratorio di canto corale, eravamo tutti stonati come delle campane, ma nonostante l’esperienza fallimentare, sono rimasta affascinata dalla materia e ho iniziato a cantare. Ricordo la prima volta che andai a lezione, avevo 10 anni, ero la più piccola del corso; e uscita dall’aula mia madre chiese all’insegnante se ne valesse la pena: ancora la ringrazio per aver risposto “Sì”!