“Dove credi di andare?”, il singolo d’esordio de La Malcostume

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Da venerdì 25 giugno è in rotazione radiofonica e su tutte le piattaforme digitali “Dove credi di andare?”, il singolo d’esordio de La Malcostume. Dove credi di andare? è il primo singolo de La Malcostume, ma è anche la domanda che chiunque abbia un sogno o un obiettivo nella vita prima o poi si sentirà fare.

Che sia semplicemente scappare dal proprio passato, dalla propria famiglia o dalla propria terra, o che sia invece cambiare vita e iniziare a fare quello per cui si è nati e che ci tiene vivi: in entrambi i casi ci saranno ostacoli che fanno venir voglia di arrendersi e adagiarsi nell’abitudine e nella comodità della routine quotidiana. A volte sono le altre persone che sembrano far di tutto per impedire la felicità altrui, a volte invece sono vincoli nati direttamente nella nostra testa, nelle nostre insicurezze, che ci portiamo dietro da sempre.

La Malcostume ci ha gentilmente concesso un’intervista.

“Dove credi di andare?” è il tuo singolo d’esordio, di che cosa si tratta?

Il testo di “Dove credi di andare?” è quasi integralmente auto-biografico. A 17 anni sono scappato dalla mia terra d’origine, la Calabria, per andare a studiare e vivere a Bologna, dove ancora oggi vivo. I motivi di questa mia emigrazione sono ovviamente tanti, ma credo che quello fondamentale sia l’incompatibilità tra il mio carattere e le mie aspirazioni da un lato, e quello che quella terra poteva offrirmi dall’altro lato. È evidente però, d’altro canto, che, dopo tutti questi anni lontano dai luoghi della propria infanzia, uno un bilancio provvisorio inizi a farlo, e magari inizi a capire che forse non si può davvero scappare integralmente dai fantasmi del proprio passato, e che, anzi, scappare non è proprio la soluzione migliore, perché i rapporti che rimangono sospesi e irrisolti uno se li porta dentro a prescindere dal luogo fisico in cui si trova.

Cosa vuoi trasmettere con questo brano?

Mi piacerebbe anzitutto che chi ascolta il brano riuscisse a riflettere su quello che provoca insoddisfazione e nervosismo, in modo da poterlo analizzare e individuare con chiarezza, e successivamente affrontarlo senza arrendersi alla fuga. E poi, se possibile, sarebbe bello che ciascuno di noi cercasse di rendere il mondo un posto migliore, anche nel proprio piccolo, anche solo supportando gli sforzi di chi si ha accanto e cercando di immedesimarsi nelle loro esistenze mediante l’empatia. Impegnati come siamo tra il lavoro e le faccende di tutti i giorni, troppo spesso dimentichiamo quelle che sono le cose davvero importanti nella vita.

C’è anche un videoclip, come si caratterizza?

Il videoclip l’ho realizzato insieme al videomaker Alex Cifiello, di “On The Roar Productions”, con la partecipazione degli attori Prisca Fortini, Nicola Foletti e Tommaso Foletti. Credo che il video rappresenti perfettamente il messaggio che volevo mandare, con le scene alternate del protagonista da bambino (alle prese con il mondo complicato degli adulti) e da adulto (alle prese con i ricordi dolorosi dell’infanzia, da cui quindi è scappato. L’alternanza poi tra riprese in strada (che ben manifestano l’ansia di voler scappare da qualcosa) e quelle in casa spero riesca a trasmettere la costante tensione tra la voglia di libertà e di fuga e quella di avere un porto sicuro nella propria vita.

Come ti sei avvicinato al mondo della musica?

La musica è stata una mia passione da sempre, forse grazie a mio nonno che si dilettava nel canto ed ai miei genitori che mi hanno sempre fatto ascoltare buona musica. Già da ragazzino suonavo in una band di coetanei giù in Calabria, e poi, una volta arrivato a Bologna, ho frequentato per 3 anni la Music Academy (corso di canto moderno) ed ho cantato in vari gruppi. L’esperienza sicuramente più importante finora è stata quella col gruppo dei Bombay, con cui abbiamo registrato varie canzoni e videoclip nonché suonato molto dal vivo, lasciandomi dei bei rapporti di amicizia e molti insegnamenti anche nella gestione della mia arte.