“Ego”, il primo Ep di Jamila: “Il primo vero grido che sono stata capace di fare”

112

jamila

“Avevo diciassette anni quando nel progetto di scuola lavoro (S.O.F.O.S.) che svolgevo sotto l’associazione culturale, movimento Hyronista, mi è stato chiesto di fare alla luce un album intero di canzoni”

È uscito Ego (per Ferramenta Dischi/Believe Digital), il primo EP di Jamila realizzato segretamente nella sua cameretta e pubblicato oggi come fosse un piccolo regalo di Natale in attesa del disco di debutto ufficiale che vanterà la produzione di Zibba. Questo EP segue i primi singoli La dottrina delle piccole cose, Gesù e Giovani che scalpitano a letto, ed è un invito a conoscere Jamila senza filtri, quasi sottovoce, entrando in una cameretta di una diciassettenne con un telefono, un paio di cuffie e una chitarra.

Jamila ci ha gentilmente concesso un’intervista.

Ego è il tuo primo Ep, di che cosa si tratta?

Ego è stato il primo vero grido che sono stata capace di fare. A diciassette anni, grazie al progetto di scuola lavoro (S.O.F.O.S.) che svolgevo sotto l’associazione culturale, movimento Hyronista, mi è stato chiesto di comporre un intero album di canzoni e mi sono detta “perché no?”. Questo progetto tra l’altro arrivava a qualche mese di distanza dalla pubblicazione di un album misto di vari artisti nel quale erano stati inseriti due miei brani, “Periferia” e “Bohemien”, i primi scritti in assoluto. E’ stata la spinta giusta e ho colto al volo l’occasione senza farmi condizionare da ambizioni particolari o chissà quali mire e infatti forse anche per questo mi sono espressa con umiltà e innocenza, senza troppe remore su cosa raccontare e cosa no, mettendomi a nudo, con la sola voglia di condividere le mie storie. L’ho registrato con i mezzi che avevo a disposizione: un telefono e un paio di cuffie della Pioner, ottime per sentirei valori delle tracce, che devo alla mia amica Chiara Pasetto (che ancora ringrazio).

Cosa vuoi far trasparire da questo Ep?

Vorrei che trasmettesse ciò per cui è nato: Ego è e resta sempre il mio primo atto di coraggio, il mio punto di partenza ed è bello farlo conoscere a chi già non lo conosceva. I nostalgici che ascoltano le mie lamentele dal 2018 forse si accorgeranno che in questo remaster mancano alcune tracce: non le ho volute cancellare, anzi ho scelto di valorizzare nel nuovo album con un arrangiamento nuovo.

L’uscita di questo lavoro segue la pubblicazione dei primi singoli, come sono stati accolti?

Sono stati accolti molto bene, non pensavo poi che le mie storie sarebbero arrivate a così tante persone: condividere i miei pensieri e le mie parole con persone che da queste riescono a farsi commuovere, consolare, o semplicemente accompagnare con le cuffiette durante una passeggiata è una cosa bellissima. Mi manca suonare dal vivo soprattutto per questo motivo, avere il confronto con il pubblico è la parte non solo più bella, ma anche più formativa del mio percorso.

Come ti sei avvicinata al mondo della musica?

La musica ha sempre fatto parte della mia vita, fin da quando ero bambina. Il primo strumento che ha fatto presa su di me è stata la batteria, a 6 anni avevo già le bacchette in mano e successivamente ho studiato pianoforte per tre anni. Solo in seguito ho capito che la chitarra era la mia parte mancante e da lì il canto si è unito in maniera totalmente naturale.