Federico Mecozzi omaggia Battiato con “La cura”, l’intervista

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federico mecozzi

“Faccio fatica a descrivere lucidamente la mia devozione per Battiato. È sempre stato per me un faro, una luce altissima e irraggiungibile, ma allo stesso tempo palpabile attraverso l’intensità della sua musica”

Dal 15 ottobre è disponibile su tutte le piattaforme di streaming “La cura”, un’emozionante rivisitazione del capolavoro di Franco Battiato composta e interpretata da Federico Mecozzi. Seguiranno con cadenza settimanale le pubblicazioni in digitale delle rivisitazioni contenute in “Explorations”, progetto musicale già presente in formato video sul canale YouTube ufficiale di Federico Mecozzi.

Federico Mecozzi ci ha gentilmente concesso un’intervista.

“La cura” è il tuo nuovo brano, di che cosa si tratta?

Si tratta della mia personale rivisitazione del capolavoro di Franco Battiato, in una versione per violino, violoncello, fisarmonica, contrabbasso, bouzuki e percussioni. Questa scelta ha per me un significato particolare, per l’intensità del legame che ho sempre avuto con la musica di Battiato, un legame davvero spirituale, come l’intenzione stessa del suo essere artista.

Cosa vuoi trasmettere con questo lavoro?

“La cura” è per me la più bella e profonda canzone d’amore di sempre. Per questo ho scelto, con tutta l’umiltà possibile, di restituirgliela a modo mio: è quasi un dedicargli le sue stesse parole d’amore, in segno di profonda gratitudine per quanto mi ha dato.

Che tipo di accoglienza ti aspetti?

Senza nessuna pretesa di confronto con il brano originale, che rispecchia per me la perfezione nella forma canzone, spero che la mia versione possa comunque trasmettere un po’ di quell’intensità che Battiato era capace di donare alle sue opere.

Come nasce il tuo progetto musicale?

Il progetto parte in realtà dalla mia musica originale. Dopo tanti anni di collaborazioni (una in particolare, quella con Ludovico Einaudi) ed esperienze, ma anche di viaggi, ascolti di ogni tipo, nel 2019 ho sentito il bisogno di realizzare il mio primo album, “Awakening”: è sempre complesso etichettare la mia musica inserendola in un genere, proprio perchè contiene tanti linguaggi che mi appartengono e che da Awakening in poi ho sempre rimescolato. Al centro dei miei brani c’è il violino, il mio strumento principe, contornato da sonorità che viaggiano dalla musica classica all’elettronica, dal folk alla musica araba, dal mondo celtico a certe forme di pop.