“Per anni e anni la percezione esterna del governo del calcio, delle sue componenti e dei suoi massimi dirigenti è stata quella di un mondo dove abbondano parole, parole, parole e pochi fatti: è il momento di dimostrare di saper fare davvero sul serio. Questa voglia di cambiamento non è solo personale ma una necessità impellente per rendere il sistema calcio sostenibile, moderno, attrattivo e competitivo”, ha aggiunto il numero uno della Federcalcio.
“Sembra un progetto condivisibile da tutti? Invece rappresenta, purtroppo, uno dei maggiori motivi di contrasto tra la Figc e quei presidenti di club che hanno una visione conservativa, perchè temono di vedere ridotto il peso del proprio ruolo e i propri interessi economici. Dobbiamo debellare questi dannosi micro centri di potere che bloccano il calcio italiano”, ha continuato Gravina.
“Siamo impegnati in un’opera di evoluzione positiva del sistema e non intendiamo fermarci davanti a niente e nessuno. Il punto di partenza è prendere coscienza del forte indebitamento e intervenire: non più in modo estemporaneo per risolvere singoli problemi, magari trovando le solite scorciatoie, ma in modo ampio, profondo, sistemico e strutturale. Quando piccole sfumature, come quelle sull’indice di liquidità, portano a così forti forme di contrasto, si capisce chiaramente che non c’è voglia di cambiare”, ha concluso il presidente della Figc.
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