Intervista al chitarrista blues Corrado Retico

902

Corrado Retico

Ha partecipato a Festival di Blues italiani e internazionali. Con gli “Strada38” é in radio con “Monna Lisa” di Ivan Graziani, in inglese

L’AQUILA – Corrado Retico è un chitarrista blues che suona dall’età di 14 anni. La sua storia musicale parte da Salerno ma oggi vive a Trasacco, in provincia dell’Aquila. Ha partecipato a importanti Festival di Blues, italiani e internazionali. Ha studiato a Austin, in Texas, dove ha suonato nei più celebri locali. É stato Lead Guitar ne “I racconti di Blues” di Mario Insenga e ha anche vinto un concorso creato da RAI Stereo 1. Da qualche settimana, con gli “Strada38” è in streaming e in radio con “Monna Lisa’, una rivisitazione in inglese del famoso brano di Ivan Graziani. Noi de “L’Opinionista” lo abbiamo incontrato e gli abbiamo rivolto alcune domande. Ecco cosa ci ha detto.

Come ti sei avvicinato alla musica e come sei arrivato al Blues?

Mi sono avvicinato alla musica per necessità. Fin da piccolo avvertivo l’esigenza di trovare ‘una strada che mi appartenesse’, che mi sentivo ‘obbligato a percorrere’. Ricordo ancora all’ età di 10 anni quando andavamo in giro per Salerno con i miei genitori e io mi fermavo, come ipnotizzato davanti alle vetrine dei negozi di strumenti di musica. Osservavo e ammiravo quelle chitarre elettriche come fossero la cosa più bella che avessi mai visto.

Non sono stato io ad avvicinarmi al Blues…ma è stato il Blues a catturare la mia anima sempre tormentata da un senso di irrequietezza. Fin da quando avevo 15 anni ho sempre sentito dentro di me di non essere mai nel posto giusto, al momento giusto. Il Blues, oltre ad essere un genere musicale, è sempre stato per me un’ancora di salvezza, che rispecchiava fedelmente tutto quello che realmente provavo dentro. Per me rappresentava, e rappresenta tutt’oggi, ‘una Verità’, che, pur attraverso sofferenza, mi ha migliorato e ha migliorato il mio modo di vedere il mondo e la realtà che mi circonda. Il Blues è musica intensa, viscerale, emotiva e molto comunicativa. Non tutti possono capirla fino in fondo: infatti è la musica ‘più facile da suonare male’. Ho sempre detto: ‘Il Blues ha distrutto la mia vita, rendendola meravigliosa!!”.

Quali sono i chitarristi blues che hanno influenzato maggiormente la tua formazione?

I chitarristi, ma non solo chitarristi, che più mi hanno influenzato sono molti: dipende anche dai periodi. Però sicuramente ce ne sono alcuni che hanno sicuramente segnato più di altri il modo di suonare e comporre e arrangiare musica. Nella lista ci sono sicuramente Jimi Hendrix (mio figlio si chiama Jimi), Stevie Ray Vaughan, B.B King, Muddy Waters, Ry Cooder e Jeff Beck, ma anche gruppi come gli Allman Brothers Band, The Derek Trucks Band, Led Zeppelin e i Deep Purple…Senza dimenticare assolutamente i grandi del delta Blues a partire da Robert Johnson, Son house e Skip James. Ma ti posso assicurare che l’ elenco potrebbe essere lunghissimo”.

Hai partecipato al Festival di Avignone, registrato per una casa discografica francese e studiato in Texas. Quanto ti hanno arricchito queste esperienze all’estero?

Con la band che avevamo a Salerno che si chiamava “Ryland” abbiamo avuto l’onore e il piacere di partecipare nel 1991 al Festival Blues di Pistoia (io ero il chitarrista più giovane di quell’edizione della manifestazione toscana) e abbiamo aperto il concerto del grandissimo Albert Collins. Nello stesso anno partecipammo al Festival Blues di Salerno aprendo il concerto di Eric Burdon degli Animals. Poi da ‘solista’ ho suonato in Francia per una stagione estiva partecipando al Festival Blues di Avignone e registrando Jingle Pubblicitari per una casa discografica della Provenza. Per quanto riguarda le esperienze all’ estero, come tu hai anticipato, sono andato in Texas a perfezionare il mio stile, studiando con un mio mito Jimmie Vaughan. Ad Austin ho avuto la possibilità e la fortuna e il piacere di conoscere musicisti affermati della capitale texana; tra tutti il grandissimo batterista dei ‘Texas Tornado’ Eric Durawo, che ha molto apprezzato il mio stile e mi ha dato la possibilità di esibirmi in vari locali di Austin, tra cui anche ‘Antones’, dove hanno suonato anche i Rolling Stones!!”. Sono tutte sicuramente esperienze indimenticabili, dalla prima all’ ultima. Oggi quando ci penso, lo faccio sempre con molta ‘dolcezza’ e sicuramente. pur non avendo poi avuto un grande riscontro di successo come oggi lo si intende (fama e ricchezza), non ho assolutamente nessun rimpianto per come sono andate le cose!

Ma oltre a queste esperienze, ne ho avute molte altre come suonare al Festival Blues di Isola Liri, di Canistro Terme, nuovamente al Festival Blues di Salerno e molte esperienze, con il mio gruppo ‘Corrado Retico and The Honest Blues Band’. In più come Leader Guitar ho avuto il grande onore di andare in tour con ‘I Racconti Di Blues’ del grandissimo Blues partenopeo Mario Insegna, il quale mi ha anche voluto come session man nel suo famoso gruppo ‘Blue Stuff’. Con Mario Insegna c’è una grande amicizia e un grande rispetto reciproco: e questo mi inorgoglisce!!”.

Con “Il senso della vita” hai partecipato anche un concorso organizzato da Rai stereo 1. Che esperienza è stata?

Quando ho partecipato al Concorso di Rai Stereo uno che si chiamava ‘Demo’, se non sbagli0 era intorno al 1997-98. In quel periodo ero molto preso con un mio progetto, dove cercavo di fare una musica molto influenzata dal Blues ma cantando in italiano. Scrivevo io sia le musiche sia le parole e gli arrangiamenti. Mandai il demo della mia canzone ‘Il senso della vita’, che poi vinse il concorso. I primi dieci classificati si aggiudicavano un contratto e un disco che li conteneva tutti. Io mi classificai al nono posto. Il mio brano fu mandato due volte in onda su Rai Stereo Uno e per di più mi fecero un‘intervista. In quegli anni facevo parte anche del gruppo romano degli ‘Otto Ohm’. Facevamo reggae elettronico e io partecipai attivamente alla scrittura della canzone ‘Domani’. Le chitarre di quella canzone sono le mie”.

Ora fai parte di un progetto rock: gli “Strada38”. Quanto Blues metti nelle esibizioni che non nascono propriamente come Blues?

Attualmente sono pieno di una nuova carica e nuovi stimoli grazie al fatto che faccio parte di questo gruppo, gli ‘Strada38’. É stato proprio il cantante e leader del gruppo, Giuseppe Ippoliti, a volere che io entrassi nel gruppo nel 2019. Il gruppo è formato dalla voce di Giuseppe Ippoliti, la mia chitarra e quella di Danilo Tiburzi e dalla base ritmica dei fratelli Raffaele e Davide D’Amico. Con loro non solo suoniamo insieme ma siamo anche grandi amici e orgogliosi di avere radici abruzzesi, soprattutto marsicane. Il genere è sicuramente rock ma con me è diventato molto più Blues!!. Abbiamo all’ attivo tre singoli: ‘Voglio contatto’, scritta da me e Giuseppe Ippoliti; ‘Non Parli’ e adesso ‘Monnalisa’, di cui ho curato gli arrangiamenti. La particolarità della cover di ‘Monna Lisa’ è il fatto che è stata tradotta in inglese, su idea del nostro cantante Giuseppe Ippoliti.

Non è che forzo di inserire il Blues in contesti diversi. Semplicemente, quando suono, non posso proprio fare a meno ‘di essere Blues … É la mia natura! Il Blues viaggia sempre e gira sempre con me!! La mia musica non può prescindere dal Blues. Anche quando faccio qualcosa che può sembrare apparentemente diverso, se si va a scovare fino in fondo, si trova sempre il Blues!!!”

Il miglior consiglio che daresti a un giovane chitarrista?

A chi inizia adesso a suonare la chitarra o un altro strumento direi di studiare, e anche tanto. Ma anche che ad un certo punto dovrà dimenticare lo studio e trovare una propria strada, un proprio modo di comunicare attraverso lo strumento, un suo suono. E di cercare di raccontare ‘la sua vita’  attraverso la musica. Perché ognuno di noi ha sempre qualcosa di unico da dare agli altri. E quando si riesce a trasmettere questo, vuol dire che si è diventati veri Artisti!”.