La convivenza tra figurazione e astrazione nell’Action Painting di Blanka Dovgan (IE)

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tempo nuovo blanka dovgan

Nell’immaginario comune l’irruenza della tecnica pittorica utilizzata per primo da Jackson Pollock è assolutamente legata all’astrattismo più puro, più istintivo e immediato proprio in virtù di un gesto rapido, veloce e senza alcun condizionamento da parte della forma visibile. Eppure esistono alcuni artisti che riescono a reintrodurre la parte più figurativa pur non rinunciando all’istintività di quell’atto liberatorio e spontaneo tipico dell’Action Painting. La protagonista di oggi rivela la particolare caratteristica di sovrapporre e far convivere una parte più figurativa a quella più spiccatamente astratta.

La tecnica pittorica dell’Action Painting si diffuse negli Stati Uniti intorno agli anni Cinquanta del Novecento, legandosi strettamente al movimento pittorico dell’Espressionismo Astratto in cui gli artisti aderenti vollero fortemente recuperare e affermare l’importanza della pura emozione in un’opera d’arte, in netta contrapposizione ai movimenti astrattisti europei in cui l’atto plastico doveva essere epurato da ogni intenzione soggettiva dell’esecutore dell’opera. L’immediatezza dell’atto creativo di astrazione gestuale e un approccio completamente diverso alla tela, che non veniva più posta sul cavalletto bensì poggiata in terra per permettere all’artista di far fluire liberamente le proprie emozioni senza alcun controllo razionale, lasciando gocciolare il colore in modo casuale o addirittura lanciandolo, schizzandolo, sulla superficie bianca, contribuirono a far sì che l’opera fosse un’estensione, un prolungamento del sentire interiore più istintivo, primordiale e inconscio. Jackson Pollok e Lee Krasner, sua moglie, furono i massimi rappresentanti e utilizzatori dell’Action Painting così come del dripping, grazie a cui diedero non solo vita a un nuovo modo di intendere l’Astrattismo ma anche di approfondire quel distacco con la forma reale e osservata che avrebbe costituito solo un rallentamento dell’impulso, un’interazione con la parte più razionale e mentale a cui gli espressionisti astratti volevano rinunciare. La velocità esecutiva e la capacità di lasciarsi andare all’emozione del momento e di entrare in contatto con l’interiorità più profonda furono caratteristiche essenziali degli artisti che scelsero di esprimere la propria creatività attraverso questa tecnica liberatoria quanto spogliata di ogni contatto con la razionalità e, di conseguenza, con l’oggettività della realtà osservata. L’artista di origini croate ma naturalizzata slovena Blanka Dovgan, necessita dell’immediatezza dell’atto spontaneo dell’Action Painting pur non volendo completamente rinunciare a una parte figurativa che in alcune tele si manifesta come trompe l’oeil, mentre in altre resta sussurrata e latente oltre la patina astratta, come se la sua voce dovesse emergere in modo chiaro ma discreto nel caos dell’esistenza.

anita blanka dovgan
1 Anita
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2 Valsabion

Malgrado l’utilizzo del dripping non si percepisce inquietudine o irruenza nelle sue tele, bensì la pacata accettazione delle luci e delle ombre del vivere, l’attitudine ad analizzare il suo interno in relazione all’esterno con cui, inevitabilmente si trova a interagire; è forse proprio per questa tendenza che la Dovgan non può rinunciare alla forma, posta sempre al centro della tela, come se volesse mettere in luce un dettaglio, convogliare lo sguardo dell’osservatore sul nucleo delle sue opere.

silver flowers blanka dovgan
3 Silver flowers (Fiori d’argento)

Le tonalità scelte per gli sfondi sono principalmente scuri, fumosi, come i neri o la scala di grigi, per sottolineare la confusione che spesso si genera nel soggetto e nel vivere contemporaneo tanto distraente dai dettagli che invece costituiscono il fulcro dell’esistenza; per il focus centrale, al contrario, le tonalità sono forti, vivaci, racchiuse dentro forme geometriche, forse per sottolineare quanto sia più facile trattenere le emozioni all’interno di una zona sicura e protetta piuttosto che manifestarle e lasciare che debordino nell’ambiente in cui ciascuno si muove.

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4 Enei

Ed è proprio in quelle parti interne che Blanka Dovgan sembra dialogare con l’osservatore, raccontando con maggiore incisività i graffi dell’anima, i timori, le sensazioni nascoste all’interno di un sé che a un certo punto ha bisogno di esternarle, e lo fa attraverso il grattage per rendere più incisivo quel messaggio, quell’incitazione a entrare in contatto con ciò che fa paura, con ciò che appartiene al presente e alla quotidianità malgrado si tenti di non vederlo.

Kajci
5 Kajci

Usa gli stencil a volte l’artista, e la pittura spray, per dare quella sensazione di dissolvenza all’interno della concretezza, dell’irrealtà dentro un’oggettività confusa e disorientante che proprio per questo si trasforma in gabbia emotiva. Sembra voler suggerire che in qualche modo i veri colori, quelli più sensibilmente fragili, devono necessariamente essere protetti dall’esterno, hanno bisogno di muoversi e vivere racchiusi in un luogo sicuro dentro cui non verranno mai feriti né lacerati eppure non avranno mai, a causa di quella barriera difensiva, la possibilità di fuoriuscire ed espandersi verso un esterno che potrebbe anche rivelarsi più piacevole e appagante di quanto temuto o immaginato.

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6 Karnivali (Carnevale)

Nelle tele più istintive, quelle in cui Blanka Dovgan si apre e sceglie di non avere più filtri, di non limitare la sua irrazionale esuberanza interiore, l’opera diviene una continuazione della sua interiorità del frangente in cui dà inizio al gesto creativo, la tavolozza di colori si amplia e si estende all’intera opera che viene eseguita attraverso la tecnica del dripping, dunque senza più l’intermediazione tra figurazione e astrazione, tra sfondo e parte centrale, tra dettaglio e ambiente circostante, bensì si trasforma in narrazione di tutto ciò che nell’istante immediatamente precedente al contatto con la tela, era emerso dal profondo del sé dell’artista.

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7 Barriera corallina

Le tonalità sono più accese e ardenti quando le sensazioni manifestate sono più passionali, energetiche, coinvolgenti, al contrario diventano più lievi, soffici, pastello quando le sensazioni sono più effervescenti, spumeggianti perché legate a un vissuto, o a un presente, che induce l’artista, così come l’osservatore, a lasciarsi trascinare dalla solarità di un frangente piacevole e spensierato. Si forma tardivamente come autodidatta Blanka Dovgan, ma non per questo il suo impulso creativo è meno comunicativo o coinvolgente e, nell’arco di pochi anni riesce a partecipare a numerose mostre collettive in Slovenia e all’estero.

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