Miti e leggende per legarsi alla dimensione epica del passato più remoto nelle opere surrealiste di Almo (IE)

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nettuno contro ulisse

Il tema mitologico ha occupato un ruolo centrale nell’arte classica proprio per la capacità di affascinare l’uomo e suggerire concetti esistenziali e morali attraverso immagini e linguaggi semplici e immediati, capaci però di far riflettere e dare insegnamenti che diversamente non sarebbero stati compresi. Il protagonista di oggi parte dalle icone classiche, dai miti antichi, per trasportare l’osservatore verso un’astrazione dalla realtà permettendogli di immergersi in un passato ricco di significati e di simboli.

Il Classicismo, soprattutto nella scultura, si era posto l’obiettivo di ornare piazze ed edifici pubblici e di essere dunque disponibile alla fruizione del popolo, per allietarne la quotidianità attraverso la bellezza dell’opera d’arte; nell’ambito di questo scopo era fondamentale per i grandi artisti dell’epoca, narrare e raccontare scene ed episodi che potessero essere facilmente compresi dalle persone. Da qui la predilezione nel rappresentare eventi epici e mitologici perché era quello il modo attraverso il quale venivano spiegati temi morali ed etici, era tramite gli esempi degli eroi e le personificazioni degli dei che il popolo comprendeva la differenza tra bene e male, tra giusto e sbagliato, tra errore e redenzione. Nel Novecento, a seguito della ribellione verso tutta la pittura Classica, Rinascimentale e Romantica, il movimento Metafisico ha proposto una rilettura del classicismo, soprattutto evidente nelle opere del suo fondatore Giorgio De Chirico e dell’altro grande esponente Carlo Carrà, in cui statue ed elementi mitologici e leggendari sono coprotagonisti delle grandi piazze e degli spazi aperti privati della presenza dell’uomo, come se fosse necessario sottolineare il senso di solitudine e il disorientamento che quell’epoca di cambiamenti sociali, politici, esistenziali e tecnologici stava portando con sé. L’immediatamente successiva corrente del Surrealismo segna un profondo riavvicinamento al sentire interiore, riportando l’individuo al centro dell’opera, evidenziandone sogni, inquietudini, incubi, paure e arricchendo ogni tela di significati e di simboli fondamentali per decifrarne l’essenza stessa. Alessandro Montaspro in arte Almo, artista calabrese con origini romane ma residente da anni a Brema in Germania, coniuga lo stile classico per la scelta dei soggetti legati al mito e alla leggenda di epoche remote e lontane che tuttavia ancora affascinano la curiosità e la mente dell’uomo contemporaneo, a quello del Surrealismo per l’attenzione a ogni singolo elemento della tela che diviene fondamentale per il risultato finale, oltre che per il senso più profondo che dalle sue immagini fuoriesce.

teti
1 Teti

Sembrano tavole a episodi le opere di Almo, appartenenti alla corrente del Neomanierismo fondata da Antonio D’Acchille e da Bruno d’Arcevia, ognuna narrante una storia legata alla divinità o alla leggenda a cui si riferisce il titolo, ciascuna con un’impronta ben definita che affascina l’osservatore trasportandolo in un’epoca remota, astraendolo dalla realtà attuale e facendolo immergere in quel mito che tanto era stato determinante per la formazione del senso dell’etica delle popolazioni politeiste che non avevano la possibilità di conoscere o essere guidato da alcun’altra religione.

andromeda
2 Andromeda

La tela Andromeda rappresenta la bellissima figlia di Cassiopea, dalla madre stessa definita come più bella delle Nereidi e per questo Punita da Poseidone che la lega a una costa rocciosa costantemente minacciata da un mostro, nel momento in cui ormai senza speranza si appresta ad arrendersi al suo destino, viene raggiunta da Perseo che se ne innamorerà; lo stile di Almo è visionario, realista ma al tempo stesso irreale sia per i colori scelti per la narrazione che per la connotazione quasi fiabesca con cui rappresenta il mare e il cielo, e riesce a far immergere l’osservatore all’interno della leggenda.

titania
3 Titania

E ancora in Titania, Almo narra dell’attimo appena precedente all’incontro tra lo sguardo della bella regina delle Fate e l’orribile Bottom, uomo dalla testa d’asino di cui si innamorerà a causa di un incantesimo lanciatole dal suo stesso marito. La capacità dell’artista di immaginare un mondo fantastico è evidente tanto quanto la sua maestria nell’indurre l’osservatore a immergersi nei suoi racconti, trasformando l’approccio alla pittura in una sorta di romanzo fantasy da cui lasciarsi trasportare in un mondo sognante in cui tutto, pur essendo apparentemente complicato e pieno di insidie, era in fondo più semplice perché in qualche modo dietro l’angolo si nascondeva sempre la possibilità di salvezza e di redenzione, per chi la meritava. Nelle opere più lontane dal mito invece Almo svela ancor più la sua propensione al Surrealismo, dove ogni oggetto reale compie una modificazione per divenire altro, dove l’immagine è al servizio di una distorsione che svela l’allontanamento dell’artista da tutto ciò che appartiene a uno schema, ma anche la necessità di catalizzare l’attenzione dello sguardo, rappresentato dall’occhio sempre presente, verso ciò che di intrinseco esiste oltre ciò che appare e che viene visto ma spesso non osservato.

il sarto della manica
4 Il sarto della manica
neo met
5 Neo Met

Le opere Il sarto nella manica e Neo Met, con il suo legame verso il passato costituito dagli oggetti accantonati e la proiezione verso un futuro in cui tutto potrà essere ricostruito o semplicemente ricreato, sono emblematiche di un possibilismo e di un desiderio di rompere un paradigma, un sistema per scoprirne le infinte implicazioni e opzioni che a uno sguardo più attento e più libero può nascondere.

strana lezione
6 La strana lezione

La tela La strana lezione, appartenente all’ultimo ciclo produttivo di Almo, proietta il suo stile verso il Popsurrealismo per l’irrealtà della scena narrata, piena di simboli e di concetti onirici, legati a un inconscio irrequieto e al tempo stesso fluttuante tra un passato certo e un futuro fantastico di cui, nonostante l’insegnamento dell’anziano che sembra essersi dovuto piegare alla tecnologia, non si percepisce la possibilità di apprenderne le possibilità di risoluzione. Il Cubo di Rubik è la costante delle opere più Surrealiste di Almo, complesso enigma ma al tempo stesso simbolo popolare di un’intera epoca. Nel corso della sua carriera Almo ha partecipato a moltissime e importanti mostre collettive e fiere internazionali, tra cui le ultime e più rilevanti, Arte Praga, Art Expo di New York, Budapest ArtExpo e Art Box Project di Miami e le sue opere appartengono a collezioni private in varie parti del mondo

ALESSANDRO ALMO-CONTATTI
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