Quarta dose, Speranza: “Se si deciderà, sarà per fasce di anziani”

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ROMA – “Voglio essere chiaro: quando si parla di quarta dose non si parla di quarta dose per tutti, ma solo per le fasce più fragili, che sono quelle che se incontrano il virus rischiano di pagare un prezzo più alto”: gli immunodepressi, ma anche gli anziani. Se dunque in Italia si deciderà di estendere la quarta dose di vaccino anti-Covid, questa riguarderà fasce di popolazione anziana da definire in base alle indicazioni attese dall’Europa.

Lo ha chiarito il ministro della Salute, Roberto Speranza, intervenuto a ‘Radio Anch’io’ su Rai Radio 1. “La quarta dose – ha precisato – in questo momento non è prevista per tutti. Non c’è nessun Paese del mondo che prevede la quarta dose per tutti”, ma “c’è una discussione in corso” sulle categorie alle quali andrebbe somministrata.

“Io sto favorendo questa discussione soprattutto a livello europeo – ha ricordato il ministro – perché non ci siano decisioni divergenti tra i diversi Paesi europei su una quarta dose per la popolazione più fragile. E stiamo parlando non solo degli immunocompromessi, per cui la quarta dose si può già fare ed è già raccomandata e consigliata, ma anche per le persone più anziane. Ora, su cosa significa persone più anziane”, che siano quelle “sopra gli 80 anni, sopra i 70 o sopra i 75”, si vedrà: “Ci sono ipotesi diverse a cui ragionano diversi Paesi. Io ho chiesto alla Commissione europea di darci un’indicazione univoca – ha ribadito Speranza – perché non ha senso che a Berlino si dica 70 anni e a Parigi si dica 80. Come comunità europea abbiamo bisogno di fare una scelta condivisa”.

Speranza ha poi ricordato che da oggi, primo giorno dopo la fine dell’emergenza Covid-19, “cambia semplicemente che la gestione della pandemia non sarà più di natura straordinaria, ma proviamo a portarla su binari di ordinarietà. E questo possiamo permettercelo perché abbiamo tassi di vaccinazione molto alti, abbiamo finalmente farmaci antivirali che sono piuttosto efficaci ed entriamo in una fase diversa. Ma dobbiamo farlo con i piedi per terra, perché la pandemia è ancora in corso. Non c’è un pulsante ‘off’ che magicamente viene premuto e la spegne definitivamente”.

La pandemia resta, “è la modalità di gestione che cambia – ha ammonito – Proviamo a gestirla con modalità ordinarie e questa è la grande novità che da oggi caratterizza questa fase. Ma piedi per terra – ha avvertito il ministro – perché la pandemia è ancora in corso. Sarebbe un errore pensare che con la fine dello stato d’emergenza ci mettiamo definitivamente alle spalle un virus che invece ancora circola e fa 150 morti al giorno”.

Quanto alle mascherine, “al chiuso le riteniamo ancora molto importanti e preziose in una fase come questa, di alta incidenza” Covid, in cui “la circolazione del virus è ancora molto significativa. Abbiamo avuto 70mila casi, 80mila, qualche giorno fa quasi 100mila casi in 24 ore, quindi la mascherina è uno schermo di protezione ancora decisivo. Al chiuso è obbligatoria in questo momento fino al 30 aprile. Come abbiamo sempre fatto”, all’approssimarsi della scadenza “valuteremo l’andamento epidemiologico e decideremo come comportarci. Ma io oggi dico che la mascherina è uno strumento ancora essenziale per contrastare il virus”, ha puntualizzato il ministro della salute.