Recovery Fund, Silvestrini (Cna): “Cruciali il fattore tempo, riforme efficaci e una rinnovata politica per le piccole imprese”

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ROMA – “L’Italia oggi è a un bivio: sfruttare l’occasione straordinaria del Next Generation per tornare a crescere e migliorare la qualità della vita delle persone o essere condannata ad un inesorabile declino. Il Recovery Fund è l’attimo fuggente da cogliere”. E’ quanto ha affermato Sergio Silvestrini, Segretario generale della CNA, nel corso dell’audizione in Commissione bilancio del Senato sul Recovery Fund, sottolineando che è “cruciale la questione dei tempi per attivare i 209 miliardi del Recovery Fund, che ci auguriamo possano sommarli ai 36 del MES”.

Le linee guida definite dal governo per l’utilizzo dei fondi europei individuano priorità che “devono essere accompagnate da efficaci riforme su fisco, pubblica amministrazione, lavoro e giustizia. Andranno evitati gli errori del passato nell’utilizzo dei fondi comunitari: la dispersione in tanti rivoli e la dilatazione dei tempi. Per una vera svolta è necessario mantenere una regia centrale nel selezionare gli obiettivi di investimento, sulla base di rigorosi parametri, e attivare un attento monitoraggio della spesa”.

Bene, quindi, l’impostazione del Piano per il metodo proposto che, partendo dagli obiettivi, definisce gli strumenti, i progetti, i criteri di ammissibilità e le verifiche nonché le politiche di supporto al Piano che dovrà essere applicato con il dovuto rigore ed efficienza. Silvestrini ha indicato che tra le 6 missioni individuate dal Piano, l’Istruzione rappresenta il tema prioritario per il Paese. Il capitale umano è il fondamento sul quale costruire il futuro. Centrale è anche il ruolo della formazione a partire da quella dedicata a chi fa impresa, anche promuovendo inedite forme di collaborazione con le Università.

Silvestrini ha quindi rilevato che per favorire la transizione energetica il Superbonus 110% dovrà essere mantenuto per tutta la durata del Recovery Fund. Altra priorità è la digitalizzazione che deve essere connessa e funzionale al nostro tessuto produttivo che in larga parte è costituito da micro e piccole imprese. Il primo passo è una politica industriale che accantoni finalmente gli interventi a taglia unica. Come peraltro ha sollecitato anche la Commissione Europea.

Fondamentale è il sostegno agli investimenti delle imprese per consentire il recupero di produttività nei settori della manifattura e dei servizi e consolidare la presenza sui mercati internazionali. Silvestrini infine ha indicato l’esigenza che il sostegno all’export richiede strumenti di accompagnamento fatti su misura delle oltre 110 mila piccole e piccolissime imprese esportatrici. Particolare attenzione merita il tema della patrimonializzazione: “Vanno modificati gli attuali istituti e strumenti poco efficaci e discriminatori a danno delle imprese più piccole. Strategico è il rafforzamento delle filiere – ha concluso – prestando però attenzione a non favorire processi di ulteriore gerarchizzazione delle relazioni tra imprese, che risulterebbero utili solo al capo-filiera per mantenere ancor più stretto e funzionale il controllo sulle imprese sub-fornitrici”.