Sgrò, l’adolescenza nel suo nuovo singolo “Maledizione”

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maledizione sgrò

“Maledizione è un’imprecazione perché non ne puoi più delle zanzare che escono sempre dalla bocca degli altri, e che poi ti ritrovi in stanza e non ti lasciano mai dormire in pace”

Da venerdì 22 gennaio è disponibile in radio, sulle piattaforme streaming e in digital download “Maledizione” (distribuito da Artist First), il nuovo singolo di Sgrò (https://sgro.lnk.to/Maledizione). In un’atmosfera quasi onirica ma al tempo stesso di rassegnazione, “Maledizione” sussurra all’orecchio un messaggio di grande frustrazione nei confronti delle relazioni e del mondo esterno.

Sgrò ci ha gentilmente concesso un’intervista.

“Maledizione” è il tuo nuovo singolo, come nasce?

Per me “Maledizione” è l’adolescenza. Cioè, prendere il motorino di mio fratello e starmene fuori casa il più a lungo possibile. Poi, da adolescenti, si è bravissimi, perché si riesce a stare fuori casa anche dentro la propria stanza. Che invidia per quella bravura lì, da tenersela stretta.

Cosa vuoi trasmettere con questo brano?

Le canzoni che mi piacciono sono quelle che mi aiutano a fare una raccolta differenziata dei miei sentimenti. Sarei felice se le mie canzoni riuscissero a fare altrettanto per chi le ascolta.

Sei definito come un “cantautore domestico”, perché?

Un amico, ascoltando alcune mie canzoni, mi ha definito un “cantautore domestico”. La definizione mi è subito piaciuta perché è ironica, non è seria, ma allo stesso tempo dice qualcosa di vero su di me. Cioè, le canzoni che faccio hanno sempre a che fare con lo spazio della casa, che per me non è tanto uno spazio reale, ma simbolico, è uno spazio intimo in cui vado a recuperare quello che mi serve per stare bene.

Lo scorso anno ti sei avvicinato al mondo musicale, com’è avvenuta questa scelta?

Ufficialmente sì mi sono avvicinato l’anno scorso alla musica, ma come ben puoi immaginare la scelta è avvenuta molto tempo prima. Cioè a quando, da adolescente, ho sentito che il solo modo per costruirmi una casa, mia e solo mia, impenetrabile al mondo e alle parole degli altri, fosse impastare le mie emozioni con la musica, in particolare con la forma canzone.