Stamina: il grande ritorno degli Heavenblast

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Stamina grande ritorno Heavenblast

La band abruzzese di nuovo alla ribalta del panorama metal italiano ed internazionale con una rinnovata formazione

Il 2018 ha segnato il grande ritorno degli Heavenblast dopo anni di assenza dal mercato discografico. La band abruzzese ha dato alle stampe, su etichetta Music Force, il nuovo album, Stamina, un concept su ribellione e libertà che vede la partecipazione di molti ospiti tra i quali Diego Regina e Michele Melchiorre oltre ad avvalersi di ben sei vocalist, tra cui Chiara Falasca attualmente in formazione.

Gli Heavenblast sembrano così finalmente aver trovato la line up ideale: dopo tanti cambi di formazione ed il momentaneo scioglimento nel 2008, Donatello “Dox”Menna ha ripreso saldamente in mano le redini del gruppo ed ora insieme a lui, chitarrista virtuoso, ci sono Chiara Falasca alla voce, Matteo Pellegrini alle tastiere e Alex Salvatore alla batteria.

Stamina è un album compatto e sorprendente perché, oltre a ripresentare il classico stile degli Heavenblast, sposta il tiro verso atmosfere più prog metal regalando all’ascoltatore brani anche diversi fra loro. Stamina si segnala sin da ora come uno dei migliori del 2018 nel panorama metal italiano.

Già accolto da un grande successo di critica e pubblico, ha avuto anche lusinghieri dati di vendita.

Questo nuovo lavoro discografico degli Heavenblast è stato anticipato dal singolo Alice in Psychowonderland, brano che non fa assolutamente rimpiangere i gioielli del passato della band abruzzese, al quale è stato anche abbinato un riuscito e particolare video che vede come protagonista Alida Pantone.

Fra le altre canzoni si segnalano la ballata ipnotica We are State, la complessa The Rovers, la tiratissima Don’t clean up this blood, Sinite parvulos venire ad me (sicuramente la più sperimentale dell’intero lavoro con il testo addirittura in latino) e la dirompente title track S.T.A.M.I.N.A..

Abbiamo intervistato Donatello “Dox” Menna anima del progetto Heavenblast da lui mantenuto in vita con grande passione e cuore anche nei momenti più difficili.

cover stamina

Questo vostro nuovo lavoro discografico ha avuto una genesi molto lunga: come è nato?

“L’idea di bloccare su disco ciò che era stato fatto con la nuova formazione della band è nata nell’estate del 2013. È avvenuto tutto molto spontaneamente perché erano stati scritti diversi brani nuovi, mi sarei accontentato delle serate live con le quali avevo ridato vita al gruppo, non mi sarei aspettato che sarebbe venuto fuori un nuovo album. Io e Nico Di Benedetto ci siamo avvalsi di Michele Melchiorre alla batteria. Simone Chiola doveva avere un ruolo più centrale, ma insorsero alcune problematiche che si risolsero, dopo l’abbandono di Nico, nella sua sola partecipazione come ospite al microfono, assieme a Diego e Kevin. Prima di quel momento la situazione era molto aleatoria, l’unica voce confermata era quella di Marinella Iezzi. È successo di tutto: dalle chiavette di attivazione di Pro Tools rotte al fonico che si è poi spostato in Inghilterra e abbiamo dovuto riprendere il progetto qui trasportandolo da un computer ad un altro con grandi difficoltà, le versioni di programmi non compatibili, insomma veramente di tutto! Con l’ingresso di Chiara finalmente le cose hanno cominciato a girare per il verso giusto, e sono culminate nell’incontro con Matteo e Alex, con l’intervento tecnico risolutivo del produttore Davide “Vox” Di Michele, e finalmente con l’uscita del disco”.

Il disco vede la partecipazione di diversi vocalist: in una band è cosa non troppo comune. Dal vivo poi si vede un’ulteriore formazione diversa. Quali sono i cantanti che compaiono dunque in Stamina e quali vedremo in concerto?

“Abbiamo fatto di necessità virtù. Mi sono ispirato a gruppi che mi piacciono tanto, Ayreon e Avantasia. C’era il sogno di incidere qualcosa con più cantanti e alla fine è dovuto succedere. Dentro l’album ci sono dunque sei vocalist: Chiara Falasca, nostra attuale vocalist anche dal vivo, Kevin Rotella, Simone Chiola, Marinella Iezzi, Emanuele Bizzarro della band black metal Dark Haunters e infine Diego Regina. Quest’ultimo è impegnato in maniera prioritaria con la sua tribute dei Queen, Simone Chiola e Kevin Rotella sono fuori dall’Abruzzo, ci stiamo quindi avvalendo di un vecchio amico molto conosciuto nell’ambiente musicale, Simone Flammini, che si occupa delle parti vocali maschili insieme al nostro tastierista Matteo Pellegrini che è anche un ottimo cantante e probabilmente parteciperà proprio come cantante anche su eventuali prossimi lavori discografici”.

A proposito di Diego Regina: vi lega una storica amicizia e avete una grande stima reciproca …

“È stato bellissimo riunire le nostre strade in un progetto musicale: lui era in un periodo nel quale stava ricostruendosi artisticamente dopo la scissione coi Regina. Fa un piccolo intervento su Purity e poi un ruolo più centrale su We are State e S.T.A.M.I.N.A.. La sua partecipazione in quest’ultima è stata più impegnativa perché ha curato dei particolari e mi ha aiutato a raffinare il brano. Anche simbolicamente il brano ha un significato particolare: S.T.A.M.I.N.A. come resistenza fisica era una bella cosa da dedicare a lui dopo tutte le vicissitudini che ha avuto a livello fisico. Diego è stato il nostro tastierista dal 2000 al 2002, a cavallo cioè dell’incisione del primo album al quale ha partecipato. La sua presenza nella band fu una grande svolta: il suono delle tastiere offriva una serie di possibilità aprendo nuove strade per la nostra musica.

Si aprì infatti il periodo più prolifico dal punto di vista della composizione per noi. Questo portò ad un altro demo che celebrò il suo arrivo. La sua storia è nota a tutti, il suo vissuto recente lo ha portato ad allontanarsi dalla band tributo ai Queen della quale era il cantante. Ha ripreso la sua attività artistica con un’altra band tributo ai Queen, è bellissimo rivederlo di nuovo su un palco. È stato un grandissimo onore averlo sul nostro nuovo disco: assistere alla sua performance ci ha regalato grandi emozioni. Il contributo che ha dato poi ai cori è stato importantissimo in quanto lui ha un’intelligenza musicale precisa, sempre creativa ed affidabile”.

Qualcuno, ascoltando il nuovo album, ha detto che non riconosce in questi brani gli Heavenblast di una volta o lo sono ancora solo in parte: cosa rispondi a tale affermazione?

“È chiaro che non sono gli Heavenblast di un tempo visto che è cambiata comunque la formazione. Mi sono trovato ad avere molta più libertà e dunque mi sono preso dei lussi che in precedenza non potevo prendermi. Non dico che in passato mi sentissi ingabbiato, ma ci si atteneva a certi canoni. Nel momento in cui si deve fare musica inedita, a mio giudizio, non ci si deve mettere dei paletti a meno che non vuoi fare musica commerciale, ma in quel caso stai facendo qualcosa più per gli altri che per te stesso. Ci sono poi dei bravissimi cantanti che riescono a conciliare le due cose e in determinati generi si ritrovano alla perfezione. Penso che quando stai producendo non bisogna mettersi dei limiti: diventerebbe anche un ostacolo a cercare innovazione ed un minimo di freschezza”.

Dopo la intro, Mind Introuders, il disco si apre con Purity: è un pezzo prog ma con dentro l’anima degli Heavenblast. Com’è nato?

“È un brano veramente vecchio: era nato come una bossanova e dopo è stato dato un marchio metal in un secondo tempo. Mi piaceva come pezzo e gli Heavenblast erano un buon motore da dare a questa carrozzeria. È uno dei pezzi più tirati del disco e lo abbiamo messo in apertura. Nella prima serata dal vivo che abbiamo fatto al primo break c’è stato un immediato applauso quindi è piaciuto”.

Il singolo dell’album è Alice in PsychoWonderland che è un’altra canzone vecchia.

“È stata una scelta spontanea farlo diventare il singolo di lancio dell’intero lavoro. È il pezzo più breve, è parecchio orecchiabile rispetto agli altri ed è abbastanza rappresentativo. Ad esempio la bossanova di Purity e il black metal di Sinite parvulos venire ad me sono delle “punturine” che vanno oltre lo spirito degli Heavenblast. Il singolo è invece un brano che, pur essendo abbastanza canonico, ha quei lati distintivi degli Heavenblast quali una ricerca ritmica ed armonica. È nato nel 1999 in occasione di una serata che fu fatta con i Nunc Est Bibendum, poi chiaramente ha subito parecchie modifiche nel corso del tempo.

Il video è stato molto importante anche sul piano della motivazione perché ha rappresentato una ripartenza a tutti gli effetti dopo che se n’era andato Nico. Devo ringraziare l’attrice Alida Pantone che è ancora la nostra “mascotte” pur stando ora in Inghilterra, il regista Alberto Di Muzio che si è occupato anche della copertina del cd con Federica Di tizio oltre che della sceneggiatura del video stesso, le truccatrici Melissa Menna e Lorenza Fiori e la sede della scuola Lizard i Pescara che ci ha messo a disposizione la location, Chiara Falasca che, oltre ad essere la nostra vocalist anche nei live, si è occupata della grafica booklet del cd, le illustrazioni sono invece di Martina De Crecchio”.

We are State è una sorta di ballad ipnotica che spezza le atmosfere tirate del disco.

“Effettivamente spezza le atmosfere dell’album. L’idea iniziale era infatti di mettere questo brano a metà del disco proprio per dividerlo a metà, poi ho preso spunto di nuovo dagli Ayreon che, dopo un pezzo come Age of Shadows inseriscono la ballad ipnotica Comatose. Musicalmente We are State è nata anni fa quasi a tavolino, per come è concepita la canzone non è da suonare dal vivo, forse un domani ne faremo un remix ma non è detto. L’arrangiamento è molto particolare. Sono contento di aver dedicato il pezzo a Falcone e Borsellino: musicalmente non c’entra, ma il ritornello mi ha fatto pensare ad una specie di gospel o ode “religiosa”. Diego quando sentì per la prima volta i pezzi mi disse che gli era piaciuta una frase in particolare proprio di We are State, “… sell your life, leave your wife”, dunque l’ha voluta cantare”.

The Rovers ha dei continui cambi di ritmo, un arrangiamento abbastanza complesso.

“È stato il più recente brano, il primo ad essere scritto con la nuova formazione. Ritengo che sia uno di quelli più ruffiani insieme al singolo. Ho voluto omaggiare una figura del regno fantasy di Tolkien, i Raminghi. È un testo di fantasia: il ramingo più importante è Aragorn”.

Don’t clean up this blood è un altro di quei brani che tirano pazzescamente …

“Ci sono due intro, per il resto è un pezzo abbastanza semplice. M’era venuto in mente di dividerlo con delle parti al suo interno, ma poi ho lasciato cadere la cosa. Quando parte il riff la canzone è abbastanza scorrevole e canonica, non è particolarmente sperimentale. Il testo è stato scritto dal vecchio bassista Francesco Giacchetti ed è ispirato ai fatti della Scuola Diaz di durante il G8 di Genova , c’è un film con lo stesso titolo della canzone”.

heavenblastSinite parvulos venire ad me è la canzone più ricercata dell’intero lavoro, con un testo in latino.

“Le parti vocali sono state scritte completamente da Marco La Corte poco prima della prima scissione. Si passa in vari generi dentro la canzone, addirittura con un inserto black metal perché la tematica è abbastanza polemica nei confronti del mondo cattolico nel quale sono frequenti purtroppo i casi di molestie ai danni di bambini . Il testo è molto satirico: ci sono passi del vangelo che vengono un po’interpretati”.

La title track è forse il brano migliore del disco …

S.T.A.M.I.N.A. è anche il brano preferito di Marco La Corte a cui va un grandissimo ringraziamento per il contributo essenziale dato alla composizione. Si tratta di un pezzo rappresentativo degli Heavenblast, c’è dentro un po’ tutta la nostra essenza, per questo l’ho scelta come title track. Sono molto affezionato anche al testo: c’è un po’ di polemica nei confronti del mondo dei talent show, dei falsi miti, dell’idea dell’arte come intrattenimento quando invece per molte persone ha un significato ovviamente molto più profondo. Musicalmente c’è tutto: mi piace dire che si intende il titolo come resistenza fisica visto anche il fatto che la parte di chitarra è abbastanza impegnativa. Dal vivo infatti non a caso è inserita abbastanza avanti nella scaletta proprio perché per suonarla devo essere caldo e rodato. Poi, come è detto, mi piace anche legare la canzone a Diego Regina per il suo vissuto”.

Canticle of the Hermit chiude idealmente il disco.

“I due album vecchi si chiudono si chiudono con delle ballad. Canticle of the Hermit è dedicata ad un membro fondatore degli Heavenblast che non è più tra noi: stare in fondo alla tracklist gli farebbe piacere perché non amava essere al centro dell’attenzione. I brani sono tutti abbastanza energici e tendenti al positivo, anche i più polemici. La chiusura è più low profile, un lieto fine non lieto”.

Ti aspettavi una risposta così positiva da parte del pubblico dopo questo vostro nuovo lavoro?

“In realtà non sapevo come vedere la cosa, mi ha fatto piacere. Devo molto a Music Force in questo senso: un’eventuale autoproduzione non avrebbe prodotto certi risultati e soprattutto non ci avrebbe dato la possibilità di suonare su certi palchi, in un certo senso dunque il risultato di questi bei numeri che il disco sta facendo è loro. È stato talmente difficile inciderlo che sinceramente non avevo più aspettative, ma ero solo contento di averlo finito. Non mi pongo domande tuttora perché mi sto già portando avanti, coi ragazzi ci stiamo proiettando nel futuro. È ovvio che cercheremo di promuovere Stamina al meglio facendo dei live”.

Gli Heavenblast hanno sempre cambiato tanto, ma ora sembra che tu abbia trovato la quadratura del cerchio, vero?

“Quando trovi qualcuno che è disposto a prendere parte a qualcosa anche solo in maniera nominale è una grande dimostrazione di fiducia. I motivi per i quali in molti hanno abbandonato il progetto Heavenblast sono veramente tanti, speriamo che stavolta non succeda. Sono molto sereno, il disco è partito con il piede giusto, si sta muovendo bene: Music Force è stata una scelta positiva. Sono contento dei ragazzi che suonano con me ora, ci stanno mettendo il cuore e tutta la passione del caso, li trovo anche adatti a ciò che sto facendo adesso. Si sono anche adeguati a ciò che hanno trovato già pronto, magari in futuro è ovvio che tutto nascerà insieme. Sono ancora in contatto con Marco: non voglio rinunciare al suo talento perché ha delle idee formidabili dunque fino a quando è contento di essere con noi in qualche modo ne sono felice anche io. Per lui è stato brutto lasciare la band, ma ora si è ritagliato questo suo spazio e la cosa mi piace molto”.

Chiara Falasca è giovanissima ed ora è con voi: come nasce il suo ingresso negli Heavenblast?

“Quando l’ho sentita cantare la prima volta sono rimasto subito spiazzato, ma era ancora troppo giovane all’epoca per affrontare un lavoro in studio. Per assurdo, dopo tutte le peripezie che il disco ha passato, le ho proposto di essere nel disco e mi ha dato il suo ok e credo che quello sia stato il vero momento della rinascita del gruppo visto che, fino ad allora, avevo trovato solo un bassista che tuttora collabora con noi”.

Recentemente avete dato vita ad una serata benefica allo Stammtisch Tavern di Chieti Scalo insieme ai Malamadre: è stato un bel successo e la sua scia emotiva ancora non si spegne …

“Mi sento a casa quando suono allo Stammtisch perché mi ci sono esibito diverse volte a partire dal 2013 e 2014 anche con le mie cover band: è un locale che dà spazio a tanti generi. È stata una grande gioia fare un concerto con gli Heavenblast proprio lì. Chiacchierando con Marco De Rosa, il proprietario, sul fatto che il gruppo stava ripartendo abbiamo subito pensato ad una serata lì. Si è concretizzata la data e abbiamo così pensato anche ad un gruppo spalla per rendere il tutto più appetibile e, fra tutti, abbiamo scelto i Malamadre: sono stato anche un loro membro per breve tempo anni fa e con loro sono in grande amicizia visto che il bassista e il batterista suonano con me nel tributo agli Iron Maiden, ma soprattutto Nicholas è una specie di mio “fratellino musicale” perché siamo quasi sbocciati insieme musicalmente avvicinandoci al mondo del progressive quando avevamo poco più di 20 anni. La sua proposta è stata di trasformare il concerto in una serata di beneficenza e l’abbiamo accolta insieme a Marco De Rosa.

Ha partecipato anche Diego Regina tornando ad esibirsi con gli Heavenblast in un brano a lui molto caro. È stata una grande gioia poter allestire questo evento. C’è stata anche una parte fumettistica. I Malamadre hanno pubblicato il loro primo disco contestualmente ad un progetto molto interessante legato ai fumetti nel quale ogni disegnatore si è dedicato ad un brano creando immagini. Questo ha dato modo a Nicholas di intensificare i rapporti con Francesco Colafella.

Alla nostra serata dunque sono arrivati a collaborare anche lui e Carmine Di Giandomenico, fra l’altro disegnatore anche di Dylan Dog del quale io sono un grande appassionato. Francesco e Carmine hanno voluto così mettere all’asta una tavola e i numeri di una ristampa di “MAancheNO” andata in vendita per l’occasione. Ricordiamo che l’asta è ancora in corso e le copie del fumetto possono ancora essere acquistate presso Acme Fumetti in Via Bologna a Pescara. Mi piace inoltre sottolineare che alla fine di questa raccolta benefica il ricavato andrà devoluto al Reparto Oncologico dell’Ospedale Civile Santo Spirito di Pescara”.