“The Wall”, l’album dei Pink Floyd sull’alienazione

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LONDRA – E’ uscito il 30 novembre 1979 “The Wall”, uno degli album simbolo dei Pink Floyd che racconta la storia di Pink, emblema dell’alienazione che si esplicita nella volontà del protagonista di costruire gradualmente un muro che lo separa e, soprattutto, lo isola dal mondo esterno. Un’esperienza figlia di ciò che in quegli anni stava provando il bassista della band britannica, Roger Waters, nei confronti del pubblico della band, e che lo portò di lì a poco a maturare l’idea alla base, appunto, del concept di “The Wall”, che successivamente diventerà anche un film.

Attivista, autore critico ed impegnato, Waters ha speso una vita a narrare la quotidianità alienante, l’avidità degli uomini e la loro volontà di sopraffazione, combattendo contro coloro che cercano di controllare le nostre vite e distruggere il nostro pianeta. Da sempre uno dei più lucidi e disincantati cantautori della musica britannica, dimostra di essere un musicista attivista e un appassionato commentatore politico del suo tempo. “Another Brick In The Wall Part II” è un esempio estremo dei cupi avvertimenti che il musicista ci aveva dato decine di anni fa riguardo all’alienazione, alla rimozione psicologica, alla sofferenza, alla distruzione e alla perdita. Roger, poi, lascerà il gruppo nel 1985, subito dopo l’album del 1983 “The Final Cut”.