Vaccini, gli esperti: ‘Poca copertura e con molte diversità regionali negli adulti’

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vaccino covid-19ROMA – “La copertura vaccinale negli adulti è inferiore a quella auspicata, con importanti differenze a livello nazionale e dei vaccini indagati. Per l’antinfluenzale è immunizzato, in media, il 45,7% rispetto al valore soglia prevista dal piano vaccinale del 70%. Nel caso dell’Herpes Zoster, circa la metà degli italiani a rischio non ne ha la consapevolezza, non considera la malattia del Fuoco di Sant’Antonio invalidante e non conosce la disponibilità di un vaccino, ma si vaccinerebbe”. Sono questi i dati principali evidenziati da Davide Gori, Maria Pia Fantini e dagli altri membri della segreteria scientifica dell’Obvious meeting, commentando lo studio presentato all’evento che si è svolto dal 24 al 26 ottobre al centro residenziale universitario Ceub nella Rocca di Bertinoro (Forlì-Cesena).

Il lavoro al centro dell’incontro scientifico, su cui si sono confrontati ricercatori e manager dei servizi di sanità pubblica, fotografa il fenomeno dell’esitazione nei confronti dei vaccini (vaccine hesitancy), definito dall’Organizzazione mondiale della sanità come un ritardo o un rifiuto nel ricevere le vaccinazioni nonostante la disponibilità delle stesse. A condurre lo studio, “ideato, strutturato e messo in pratica in circa un anno e ha coinvolto una popolazione di 10mila abitanti rappresentativa della realtà italiana – spiega Fantini, professoressa ordinaria di Igiene e Sanità pubblica all’Università di Bologna – è stato l’osservatorio Obvious (Observatory on Vaccine Hesitancy in Italy – Online UniBo Surveys), nato all’interno dell’ateneo nel 2021 con il duplice obiettivo di monitorare i tassi di esitazione vaccinale nella popolazione italiana e di analizzare i diversi fattori che la determinano per valutare l’impiego di interventi e strategie adeguate”.

Com’è noto, rimarca la specialista, “ci sono vaccini che sono obbligatori per legge, altri lo sono per l’accesso ai servizi scolastici e poi ci sono i vaccini non obbligatori, ma fortemente raccomandati dalle autorità sanitarie. L’attività dell’osservatorio si è concentrata sulle vaccinazioni dell’età pediatrica, dell’adolescenza e dell’età adulta, non obbligatorie ma consigliate dal Piano nazionale prevenzione vaccinale (Pnpv), ovvero sui vaccini contro Herpes Zoster, virus influenzale, pneumococco, rotavirus, Papillomavirus, oltre che sui vaccini anti Sars-CoV-2. Il questionario, molto ampio e rappresentativo, è stato strutturato in modo da somministrare le domande relative al singolo vaccino solamente alla popolazione target, che quindi ha il diritto di vaccinarsi gratuitamente, selezionata in base a diverse caratteristiche tra cui età, genere, professione e patologie concomitanti”.

Rispetto ai livelli ottimali di copertura secondo piano vaccinale, “ci sono ampie differenze tra macroaree – riferisce Fantini – con valori più elevati al Nord Est e minimi nelle Isole. Al di là degli esitanti, che rappresentano uno zoccolo duro per motivi che sonderemo e che non superano quasi mai il 10%, per l’influenza non è stato raggiunto il target non solo nell’età pediatrica, ma anche tra operatori e operatrici sanitari, insegnanti e forze del’ordine. Anche se 2 su 3 dei destinatari di vaccinazione antinfluenzale sa di rientrare nella popolazione target, solo uno su 5 è preoccupato dell’influenza perché non c’è conoscenza e percezione delle complicanze di questa e delle altre malattie che possono far precipitare le condizioni di salute con conseguenza sulla qualità di vita e di autonomia”.

L’Herpes Zoster, per esempio, “è una malattia data dalla riattivazione del virus della varicella che noi conosciamo come malattia da bambini”, ricorda Gori, ricercatore dell’Università di Bologna nel settore Igiene e Medicina preventiva. “Dopo la fase acuta – evidenzia – il virus può collocarsi nel ganglio spinale dove non può essere facilmente raggiunto e distrutto dal sistema immunitario”, quindi “rimane innocuo, silente per anni, anche tutta la vita”. L’infezione può riattivarsi però nelle persone in cui “il sistema immunitario non funziona più in modo efficiente, come negli over 50 con patologie come il diabete, o in chi ha superato i 65 anni e con il processo di invecchiamento va incontro a immunosenescenza. Sono a rischio più di un terzo delle persone con più di 65 anni non vaccinate”, che però “ignorano la gravità della malattia e delle sequele dolorose e invalidanti come la nevralgia post-erpetica che può durare anni”.

La gran parte dei farmaci che abbiamo “non sono in grado di curare e tenere sotto controllo il dolore e l’infiammazione – precisa l’esperto – mentre c’è a disposizione una prevenzione efficace e sicura. Rispetto al vaccino disponibile dal 2007 con virus vivo e attenuato, che ne riduce l’impiego in soggetti immunocompromessi, oggi disponiamo anche di un vaccino ricombinante adiuvato che si può somministrare in persone immunocompromesse. Inoltre, risulta essere più indicato nelle persone con immunosenescenza, poiché le sostanze adiuvanti stimolano maggiormente la risposta cellulo-mediata, proprio quella che risulta essere più compromessa e importante”.

Tornando sui risultati della survey di Obvious, “colpisce – afferma Gori – che praticamente la metà del campione over 65, a cui il vaccino contro Herpes Zoster è offerto gratuitamente e che si vaccinerebbe, risponda ‘non sapevo’ di essere in una popolazione che ha questa opportunità”. Pertanto “campagne comunicative per far conoscere la possibilità che è offerta sarebbero importanti, ma non sufficienti”, secondo lo specialista. “Si deve agire in maniera corale tra professionisti di sanità pubblica, medici, professionisti sanitari e stampa: è un problema complesso – conclude – Ha bisogno di risposte chiare e coordinate”.