Valerio Martino ci parla di “Scusate il ritardo”, il suo primo singolo

139

valerio martino

“L’obiettivo dopo aver scritto ‘Scusate il ritardo’ è riuscire a svegliarmi prima di mezzogiorno, azzeccare la temperatura delle lavatrici, e avere rapporti più limpidi e sinceri”

Dal 16 luglio è disponibile in rotazione radiofonica e su tutte le piattaforme di streaming “Scusate il ritardo” (Blackcandy Produzioni/Believe), primo brano solista di Valerio Martino. “Scusate il ritardo”, primo singolo di Valerio Martino, presenta sonorità al confine tra il primissimo punk-rock di Joe Jackson e una sorta di primi Clash più morbidi e cantautorali. Il testo affronta con autoironia tematiche psicologiche come il narcisismo, l’attitudine a fuggire dalle responsabilità, l’inettitudine.

Valerio Martino ci ha gentilmente concesso un’intervista.

“Scusate il ritardo” è il tuo primo singolo, di che cosa si tratta?

Durante la pandemia, per forza di cose, ho vissuto un periodo interiormente molto “ricco”, meditativo, oserei dire quasi spirituale. Così ho scritto una serie di canzoni che rappresentano bene vari lati di me, dai più riflessivi e analitici, a quelli più accesi ed autoironici. “Scusate il ritardo” è sicuramente tra i più ironici, ma ascoltando bene il testo è praticamente una diagnosi psicoterapeutica narcisistica.

Cosa vuoi trasmettere con questo brano?

Mah, l’ho scritta più che altro come una specie di esorcismo. Volevo tirare fuori i miei difetti e buttarli in musica, perché spesso mi aiuta a capirli meglio, a conoscerli, e a cambiarli. Faccio psicoterapia da parecchi anni e posso dire che ormai conosco le mie varie personalità, in particolare mi fanno molto sorridere quella “narcisista” e quella “passivo-aggressiva”. Penso che portare questi temi nel linguaggio quotidiano possa fare bene al mondo, e mi batterò per questo!

C’è anche un videoclip, come si caratterizza?

Nel video ci sono io spalmato sul divano, stanco e annoiato in accappatoio che canto il testo della canzone. Intorno a me una serie di personaggi, alcuni reali, tipo amici e parenti, e altri immaginari compiono varie azioni assurde quasi non accorgendosi della mia presenza. Volevo esprimere il disagio e la fatica di dover continuamente rispondere alle aspettative e alle richieste del mondo intorno.

Come ti sei avvicinato al mondo della musica?

Sin da bambino mia madre mi ha avvicinato alla musica, essendo attrice. Poi tra i 13 e i 15 anni ho scoperto di avere una chitarra con sole 2 corde in casa che ha catturato tutta la mia attenzione per un lungo periodo. Vabè poi ho messo anche le altre 4 corde. Lo so che avrei dovuto pensare alle ragazze eccetera, ma per me è andata così, e ringrazio la musica per avermi cambiato e arricchito la vita in modi che neanche immaginavo.