Alice Righi, in radio “Fisherman”: “una favola moderna dal sapore vintage”

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alice righi

“La canzone è nata come un fulmine a ciel sereno. Ero appena stata scaricata con la scusa del secolo e per sdrammatizzare ho preso la penna e ho lasciato viaggiare la mente”

Dal 2 luglio è disponibile in rotazione radiofonica “Fisherman”, il singolo di debutto di Alice Righi già disponibile sulle piattaforme digitali dal 27 giugno. Alice Righi debutta sulla scena musicale con il singolo “Fisherman”, raffinato brano in lingua inglese, che racconta con eleganza e autoironia la storia di una relazione dal destino già segnato. Emergente vecchio stampo (nessun talent a lanciarla, ma tanta gavetta) Alice dimostra fin da subito grande personalità artistica e una visione musicale ampia, che mira ad abbattere le barriere tra i generi. Musicista, performer, make-up artist, appassionata di storia della moda, con questa release presenta un progetto pensato a 360 gradi. Un brano fresco, delicato e sognante, ma volutamente pop, che rievoca sonorità jazz e nostalgie sixties, in un sound non convenzionale. Il timbro dolce, caldo e avvolgente ci porta con sé all’interno della narrazione autobiografica, a tratti fiabesca.

Alice Righi ci ha gentilmente concesso un’intervista.

”Fisherman” è il tuo singolo di debutto, di che cosa si tratta?

Fisherman è un brano autobiografico nato quasi per gioco, scritto e autoprodotto da me. Ero appena stata scaricata con la scusa del secolo: “Non posso avere una storia seria con te. Ma se avessi un lavoro normale… che ne so, se facessi il pescivendolo, non ci penserei due volte.”. Così per sdrammatizzare, con autoironia ho preso la penna e ho lasciato viaggiare la mente. “Se in un magico universo parallelo… ci fosse un vero pescivendolo al suo posto?”. Non riuscivo a smettere di ridere. Ho scritto velocemente testo, melodia e accordi. Ho immaginato suoni e ambientazione, ho disegnato i personaggi sopra ad un quaderno. Il “pescivendolo” si è trasformato in un poetico pescatore hipster, strambo e ossessionato dal lavoro. Il progetto è rimasto dormiente per qualche tempo. Cercavo qualcuno che potesse capire la mia visione, che mi aiutasse a portarla in vita. Così sono arrivati Valerio, Luca e Matteo. Mi hanno capita, e hanno saputo ascoltare.

Cosa vuoi trasmettere con questo brano?

Tutti abbiamo incontrato un “Fisherman” che ci ha incantato con le solite promesse da marinaio. Nella mia favola la protagonista non cede alle lusinghe. Prima si prende gioco di lui e gli fa il verso… e poi ridendo si allontana in fretta. Il messaggio universale al di là del genere è proprio questo. In certi casi è meglio farsi una risata, dare peso ai fatti e non alle parole. E soprattutto non accontentarsi mai, perché il meglio deve ancora arrivare.

C’è anche un video, come si caratterizza?

Il video ha concretizzato a pieno l’idea musicale. Volevo fosse impostato come una sorta di cortometraggio. L’idea era quella di creare un mondo fiabesco dove i personaggi si incontrano, provano a far funzionare le cose, ma falliscono miseramente. L’atmosfera surreale mette in evidenza la grande incompatibilità tra i due, che alla fine del video si dicono addio. È un nuovo concetto di happy ending: la vera gioia, alla fine, è quella di non stare insieme.

Come ti sei avvicinata al mondo della musica?

Ho iniziato a studiare musica a sei anni e non ho più smesso. Ero molto timida, ma anche solare e curiosa. I miei genitori hanno visto del potenziale e mi hanno sempre appoggiato. Inizialmente studiavo pianoforte, ma ho capito presto che la mia vocazione era un’altra. ”Maestra ho imparato le parole!”…e mentre suonavo, iniziavo a cantare. Da piccola ascoltavo quello che trovavo in casa, i miei sono appassionati di musica e giravano molti dischi. Quando è arrivato internet a casa ho passato mesi chiusa in camera a cercare video. Non mi sembrava vero che ci fosse tanta musica, volevo ascoltarla tutta. Ho passato diverse fasi: lirica, jazz, sixties, neo-soul, pop, elettronica. Poi a 17 anni ho iniziato a scrivere canzoni, ma ero troppo timida per suonarle fuori. Così scrivevo e lavoravo per gli altri dietro le quinte, in studio, nei live, a scuola. Un paio di anni fa è nata l’esigenza di lavorare da sola, sfogare la mia artisticità a 360 gradi, e dedicarmi a progetti che abbiano un valore artistico per me che rimane nel tempo.