Basse coperture vaccinali per malattie prevenibili, appello degli esperti

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ROMA – Le vaccinazioni possono prevenire fino a 3 milioni di morti ogni anno, secondo le stime dell’Organizzazione mondiale della Sanità. Eppure un numero considerevole di decessi continua a essere causato da malattie infettive prevenibili proprio con la vaccinazione, soprattutto tra i soggetti immunocompromessi o fragili.

Colpa delle basse coperture vaccinali, un fenomeno che ha indotto la Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit) e la Società italiana di igiene medicina preventiva e sanità pubblica (Siti) a presentare, un documento condiviso da molte altre società scientifiche, con “proposte operative per la vaccinazione degli adulti vulnerabili”, illustrato dagli esperti, riuniti oggi a Roma, per l’evento ‘Prevenzione vaccinale dei soggetti adulti fragili o immunocompromessi, la nuova priorità”, organizzato da Aristea con il contributo non condizionante di Gsk.

Obiettivo dell’iniziativa, che è anche un appello alle istituzioni, è far comprendere come le vaccinazioni abbiano una funzione strategica e rappresentino un investimento di sanità pubblica. L’attenzione si è concentrata, in particolare, su infezioni che hanno gravi conseguenze (come pneumococco, herpes zoster, meningococco), ma le cui coperture vaccinali sono molto basse. Secondo gli specialisti, le cause di questa scarsa aderenza “sono legate: a un’offerta vaccinale definita per età e non per rischio; nelle difficoltà dei Dipartimenti di prevenzione territoriali ad arruolare i soggetti fragili/immunodepressi; in una medicina specialistica orientata principalmente al trattamento”.

Con il documento presentato oggi, le Società scientifiche segnalano ai decisori nazionali e regionali la necessità di rendere operative le indicazioni del Piano vaccinale e avanzano alcune proposte affinché venga colta l’esigenza di creare percorsi vaccinali dedicati ai pazienti fragili/immunodepressi.

“Per migliorare il tasso di vaccinazione contro gravi infezioni come pneumococco, herpes zoster, meningococco – ha sostenuto Massimo Andreoni, direttore scientifico Simit – occorrono azioni mirate, volte a favorire nuovi percorsi di vaccinazione più vicini ai luoghi dove i pazienti afferiscono per la cura delle loro patologie, come ospedali, ambulatori specialistici o di medicina generale, Rsa. In particolare, si può rivelare fondamentale l’ampliamento degli accordi con i medici di medicina generale verso tutte le vaccinazioni raccomandate per l’adulto fragile, poiché il medico di famiglia è consapevole delle caratteristiche del paziente e delle specifiche esigenze che questi può avere in merito a ciascuna vaccinazione, e potrebbe somministrarle insieme a quella contro l’influenza o programmarle in successive scadenze”.

“La somministrazione delle vaccinazioni in questi contesti – prosegue Andreoni – è un’opportunità da valorizzare. Per favorire questo processo, è indispensabile il superamento di alcune barriere, come: l’approvvigionamento dei vaccini da parte di ospedali, Rsa, ambulatori; il loro accesso all’anagrafe vaccinale; una dotazione delle misure e degli strumenti necessari per collaborare con i Dipartimenti di prevenzione. Inoltre, è necessario il superamento dei limiti organizzativi e burocratici nella fornitura dei vaccini. A completare la strategia d’azione può intervenire anche un richiamo dell’attenzione degli specialisti sulle vaccinazioni da raccomandare ai propri pazienti”, aggiunge il direttore scientifico Simit.

Anche perché – conclude Giovanni Gabutti, coordinatore del gruppo “Vaccini e politiche vaccinali’ della Siti – “le vaccinazioni rappresentano un presidio fondamentale per la prevenzione primaria: hanno permesso di conseguire risultati eccezionali nel ridurre morbosità e mortalità di molte malattie infettive e sono una priorità per la Sanità pubblica”.