“Fake bloom”, come nasce il nuovo singolo dei Reel Tape

93

reel tape casual

“Volevamo provare a descrivere la sensazione di straniamento, impotenza e preoccupazione di fronte alla minaccia del cambiamento climatico, e per farlo cercavamo un luogo surreale, delle immagini potenti e inquietanti”

Dal 25 marzo 2022 è disponibile in rotazione radiofonica “Fake bloom”, il nuovo singolo dei Reel Tape estratto dal nuovo album “Fences”. “Fake bloom” racconta la storia di Murray Bookchin, operaio, filosofo, anarchico, storico ambientalista, fondatore dell’ecologia sociale. La sua voce nel brano ci ricorda l’assurdo tentativo dell’uomo di dominare la natura, che inevitabilmente si scontra con la limitatezza delle risorse e con la crescente minaccia del climate change. Nel testo risuona l’eco della frustrazione e dell’angoscia per un equilibrio che appare ormai destinato a spezzarsi.

I Reel Tape ci hanno gentilmente concesso un’intervista.

“Fake bloom” è il vostro nuovo singolo, di che cosa si tratta?

É un brano nato dalla sensazione di distacco e sradicamento dalla natura, dall’impotenza di fronte alle conseguenze del rapporto distorto tra uomo e pianeta, e dall’energia delle folle di ragazzi scesi in piazza per la crisi climatica. Nella ritmica serrata del brano abbiamo inserito la voce di Murray Bookchin, filosofo e attivista fondatore dell’ecologia sociale, che ci ricorda l’assurdo tentativo dell’uomo di dominare la natura, che inevitabilmente si scontra con la limitatezza delle risorse e con la crescente minaccia del climate change. Nel testo risuona l’eco della nostra frustrazione e angoscia per un equilibrio che appare ormai destinato a spezzarsi.

Il brano ha un videoclip, come si caratterizza?

Con questo video, interamente autoprodotto, volevamo provare a descrivere la sensazione di straniamento e preoccupazione di fronte alla minaccia del cambiamento climatico, e per farlo cercavamo un luogo surreale, delle immagini potenti e inquietanti. La ricerca ci ha portati alla base NATO abbandonata del Monte Giogo: è servito un viaggio lungo e complicato per raggiungerla e ci siamo presi qualche rischio per effettuare le riprese, ma crediamo ne sia valsa la pena. Queste immagini si alternano a esperimenti pseudo-scientifici strampalati che abbiamo girato, non senza un pizzico di ironia, per evocare la manipolazione a volte insensata nei confronti della natura, e a scene di disastri naturali veri o evocati.

Il brano è estratto dal nuovo album “Fences”, come si compone?

“Fences” è un album dedicato interamente al tema delle barriere e dei confini, declinato in 12 modi diversi: da quelli fisici e politici di “Brexit” e “The Fence” (sul muro Messico-USA), alle barriere architettoniche di H-Play, a quelle psichiche in NOF4 e in Stronghold (sul fenomeno Hikikomori), all’incomunicabilità tra le persone, alle barriere sociali e esistenziali. Vuole essere anzitutto un album sull’osservazione della realtà, e sulla necessità di trasformarla radicalmente. Per questo l’intro strumentale, 10.000 miles away, con i samples di Armstrong e Gagarin, è una sorta di sguardo distaccato che dallo spazio si avvicina progressivamente alla Terra, mettendola a fuoco per intero, senza le divisioni create dall’uomo.

Come nasce il vostro progetto musicale?

Il progetto è iniziato nel 2017 dall’idea di tre amici, Lorenzo Franci – tornato a Firenze dopo anni a Londra – Lorenzo Cecchi e Lorenzo Nofroni, di provare a ibridare le proprie influenze musicali con lo strumento espressivo dei campioni vocali, dopo aver assistito ad un folgorante concerto dei Public Service Broadcasting. Da questo il nome, che fa riferimento al cutting & splicing delle bobine a nastro cinematografiche. Hanno poi completato il gruppo pochi mesi dopo il batterista bolognese Lorenzo Guenzi e il cantante Alessandro Lattughini, originario di La Spezia. Ognuno di noi proviene da percorsi musicali differenti, tutti avevamo già esperienze in varie band locali, non necessariamente dello stesso genere, e questa eterogeneità si è poi riflessa anche nei brani dell’album, che oscillano tra post-rock, alternative, funky, dream-pop e psichedelia.