Gianni Maroccolo: “Alone vol.1”, un album che celebra l’infinito

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FIRENZE – Un album che celebra l’infinito e suona all’infinito. Un viaggio radicale e ambizioso che solo alcuni visionari compositori possono permettersi. Come in questo caso.

E’ uscito il 17 dicembre per Contempo Records, nei migliori negozi di dischi e in tutte le piattaforme digitali, Alone vol.1, primo capitolo del nuovo progetto solistico di Gianni Maroccolo, musicista, compositore e produttore che ha cambiato la scena musicale italiana fondando i Litfiba negli anni ’80 e i CSI nel decennio successivo, proseguendo poi con innumerevoli produzioni e collaborazioni artistiche, in cui la sua musica ha spesso dialogato con il cinema, il teatro, l’arte contemporanea e la scienza.

Alone, quasi 50 minuti in sei tracce, è un “disco perpetuo” come lo definisce lo stesso Marok. Non un album isolato ma un percorso sonoro unico e senza fine, articolato in molteplici tappe con cadenza semestrale: il 17 dicembre e il 17 giugno di ogni anno verrà pubblicato un nuovo episodio di un’avventura che alle psichedeliche creazioni musicali di Gianni affianca le splendide illustrazioni dell’artista visivo Marco Cazzato e i racconti visionari e immaginifici dello scrittore e critico musicale Mirco Salvadori. E, come in tutti i viaggi, in cui sempre si incontra qualcuno, Maroccolo incrocerà lungo la traiettoria altri compagni d’avventura. A partire da questa prima tappa con Jacopo Incani, meglio noto come IOSONOUNCANE, e Stefano Rampoldi, in arte Edda.

Insieme a IOSONOUNCANE – cantautore, musicista e produttore fra i più ricercati della nuova scena, premio tenco nel 2015 – l’autore toscano ha composto, suonato e manipolato una tribalissima suite, cosmica e sonica come Tundra: oltre 17 minuti di ritmi ipnotici e suggestioni che spaziano dal free jazz alla musica da rave party. Con Edda – figura culto della storia del rock indipendente italiano, fin dal suo esordio negli anni’80 come voce dei Ritmo Tribale – ha realizzato invece il brano di ispirazione induista Altrove,un mantra di buon auspicio, psichedelico e spirituale, attraversato da una voce inimitabile e accarezzato da sitar e esraj suonati da Beppe Brotto.

Ma Alone, che si apre con Cuspide, traccia ruvidamente noise, a tratti malinconica, a tratti quasi sinfonica, ospita anche la tromba mariachi diEnrico Farnedi e la voce profonda di Luca Swanz Andriolo, entrambi presenti in Sincaro, la seconda degli unici due brani cantati. Su tutto, aleggiail ricordo di Claudio Rocchi, fra i protagonisti assoluti del rock progressivo italiano degli anni ’70, prematuramente scomparso nel 2013 e legato a Maroccolo soprattutto per il progetto VdB23/Nulla è andato perso.

Il disco (non) si chiude con Alone to be continued, epilogo che è già introduzione al volume successivo: una traccia interstellare che se nel titolo richiama la celebre frase finale di collante fra gli episodi di Ritorno al futuro, all’ascolto trasporta immediatamente all’interno di una sonda perduta nell’esplorazione di galassie lontane, fra pianeti giganti e stelle morenti. Una placida malinconia cosmica che, oggi che riceviamo immagini panoramiche e ad altissima definizione di Marte, più contemporanea di così non potrebbe essere.

Alone è un lavoro che annulla la linearità del tempo: da un lato perché ci riporta alle origini di Marok, al suo essere giovane studioso di fonologia a Firenze e compositore elettronico, prima dell’avventura Litfiba; dall’altro perché non finirà mai e perché già oggi sembra il suono di mondi a venire. Un lavoro trascendente, una riflessione sulla bellezza dell’universo e sulla sua lingua primaria: la musica. In sintesi: l’essenza estetica e concettuale di Gianni Maroccolo.