Giornata Mondiale senza Tabacco, ecco i risultati dell’indagine su un campione di 445 utilizzatori della sigaretta elettronica

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NOVARA – Flavourart, l’azienda italiana leader nella produzione di aromi per la sigaretta elettronica, ha indagato le abitudini di consumo e tracciato l’identikit degli svapatori italiani con particolare attenzione ai liquidi di consumo, quegli aromi che sono p.arte integrante dell’esperienza di ‘svapo’.

Obiettivo della ricerca, effettuata su un campione di 445 persone tramite un sondaggio online composto da 14 domande, era indagare quanto gli italiani amano questi dispositivi e quali siano i criteri di scelta e i gusti relativamente ai liquidi di consumo, con nicotina o meno.

Ecco come ha commentato Massimiliano Mancini, CEO di FlavourArt: “Siamo molto soddisfatti del risultato del sondaggio. L’evidenza che per la maggior parte degli utilizzatori la qualità delle materie prime e degli aromi è un aspetto imprescindibile, premia la politica di Flavourart dei costanti investimenti in ricerca. Il lavoro svolto in cooperazione con Trusticert, start up dell’Università Bicocca, rappresenta per la nostra azienda un fiore all’occhiello ed il giusto viatico per lo sdoganamento definitivo dei prodotti da inalazione, quali strumenti potenzialmente in grado di ridurre significativamente i rischi derivati dalla combustione”.

Secondo l’Istituto Superiore di Sanità (Doxa 2019), in Italia gli “svapatori” sono circa 1 milione, il 72,3% consuma liquidi con nicotina e il 24,3% senza. La maggior parte dei rispondenti è maschio e il 67% ha tra 25 e 54 anni e solo il 6,55% tra 19 e 24. Scarsamente rappresentati gli over 65 (il 5,64% del campione) probabilmente a causa della minore presenza su internet e sui social network.

I rispondenti sono quasi tutti residenti nel Nord Italia: il 50,34%, seguiti dal 25,73% dei residenti nel Centro. Del Sud e delle Isole facevano parte rispettivamente il 16,70% e il 7,22%.

La percentuale di utilizzatori di e-cig che ha risposto al sondaggio riflette il livello di studio dei fumatori tradizionali. Sono infatti più rappresentati tra coloro che hanno conseguito una licenza elementare e media (23,25%) e liceale (56,43%) mentre crolla drasticamente tra la fascia di coloro che hanno avuto una istruzione superiore, il 17,83% del campione e ancor meno tra quelli che hanno conseguito un master post laurea, pari al 2,48%.

Tra i 444 utilizzatori di elettronica che hanno risposto al sondaggio, il 92,57% si considera un ex fumatore, mentre il 7% non si dichiara tale.

I ricercatori del Georgetown Lombardi Comprehensive Cancer Center già nel 2017 si erano espressi a favore delle e-sigarette come aiuto alla cessazione. I risultati, pubblicati su Nicotine & Tobacco Research, hanno esaminato un’indagine nazionale di oltre 24.500 ex fumatori di sigarette, il più grande campione di fumatori studiati fino ad oggi scoprendo importanti implicazioni. I ricercatori hanno osservato che sia i tentativi di smettere di fumare e i tentativi riusciti erano direttamente collegati al numero di giorni di utilizzo del dispositivo elettronico, e le probabilità di smettere di successo aumentavano del 10% per ogni giorno aggiuntivo di utilizzo di e-cigarette. Tra coloro che hanno fatto almeno un tentativo di smettere, il successo è stato inferiore tra gli individui che avevano usato le e-sigarette occasionalmente, mentre risultavano più alti tra quelli che avevano utilizzato almeno 5 giorni la e-cigarette nell’ultimo uso mese.

Sono state quindi analizzate le motivazioni che hanno portato le persone a scegliere i nuovi strumenti elettronici e nel 74,31% dei casi (era prevista la possibilità di risposte multiple) è emerso il desiderio di smettere di fumare. Al secondo posto delle motivazioni la necessità di risparmiare con il 23,61% di preferenze e al terzo posto, quasi uno su 5 (con il 19,44 delle scelte) la necessità di smettere con il fumo tradizionale per motivi di salute. Smettere di fumare a seguito di una diagnosi permette di guadagnare da 3 a 9 anni di vita in più.

Secondo uno studio effettuato dall’Università di Georgetown, se ogni anno il 10% dei fumatori americani passasse alle sigarette elettroniche, in 10 anni si allungherebbero le vite di 6,6 milioni di persone. Sono da qualche anno considerate il miglior metodo per smettere di fumare, preferibile a cerotti e gomme alla nicotina.

Attento a ciò che introduce nell’organismo tramite il proprio dispositivo elettronico, lo svapatore medio è un consumatore consapevole e responsabile: il 50% dei partecipanti non acquista mai liquidi di cui non conosce la provenienza ed è attento alla filiera di produzione e il 20% non deroga a questa regola ‘quasi mai’, rimane però un 30% che spesso compra composti per svapare senza fare attenzione all’etichetta e si dimostrano poco attenti al concetto di qualità prediligendo il basso costo.

“Prodotti molto economici sono spesso indice di scarsa qualità” spiega Emanuele Ferri, CEO di Trusticert “come un buon cibo, salutare e gustoso anche un buon liquido, testato e conforme non si può trovare a basso prezzo. Questo perchè al costo delle materie prime (testate e di alta qualità) vanno aggiunti i costi degli impianti (certificati e manutenuti in qualità) del personale (ben si sa quanto costa il lavoro in Italia rispetto alla Romania o alla Cina) della ricerca e sviluppo (che in un’azienda come FlavourArt vale il 20% del fatturato)”.

“Quasi uno su 5 non è attento alla provenienza e alla qualità dei liquidi che acquista ed è su questi che è necessario lavorare con attività di ‘awareness’ e sensibilizzazione. Liquidi di dubbia provenienza possono infatti porre rischi per la salute e vanificare così una transizione al dispositivo elettronico” sottolinea Massimiliano Mancini, CEO di Flavour Art “Fortunatamente la maggior parte degli svapatori – il 51,5% – sceglie i propri liquidi in base alla qualità delle materie prime contenute, il 36% acquista in negozio e/o da aziende certificate e quasi il 30% preferisce imprese italiane”.

E’ sulla scelta degli aromi che il campione si divide tra quelli che ‘provano di tutto’ seguendo le nuove uscite e i trend (40%) e quelli che scelgono sempre i soliti gusti (40%) mentre soltanto il 10% é fedele alla stessa marca.

Al primo posto nelle preferenze in termini di gusti sono gli aromatizzati ‘tabaccosi aromatizzati’ con il 51,38% delle preferenze seguiti dai classici ‘cremosi’ (39,63%) e dai tabaccosi puri (38,48%): scelte nette che testimoniano come il fumatore di e-cig ricerchi più spesso gusti analoghi a quelli della sigaretta tradizionale. “L’azienda sta studiando ora gusti dedicati all’universo femminile, un target che, come messo in evidenza dal sondaggio, rimane ancora perlopiù inesplorato”, prosegue Mancini.

Come spesso avviene in molti settori commerciali, il web è il media preferito per la ricerca di informazioni dal 67% dei consumatori, di cui il 36% consulta video di altri svapatori/influencer o forum online (circa 33%).

Ma come si ‘costruisce’ un aroma? “Esistono aromi estratti direttamente dalla natura – spiega Mancini – e altri costruiti in laboratorio, che riproducono fedelmente profumi e sapori che sarebbe impossibile ‘spremere’ direttamente da un cibo o da un prodotto alimentare. Questa professionalità contraddistingue la nostra azienda – conclude Mancini – che da sempre produce aromi per alimenti’.

L’indagine non fa altro che confermare quanto gli italiani amino viziarsi e appagarsi con la e-cig. Per abbandonare il fumo da tabacco e rendere piacevole l’esperienza svapo, infatti, i consumatori di questi prodotti si devono e vogliono sentire ‘intenditori’, una sorta di sommelier di liquidi per sigarette elettroniche. E dunque FlavourArt fa ricerca continua in questo ambito, soddisfacendo non soltanto la curiosità di provare e auto miscelare nuovi gusti fra loro, ma anche alzando l’asticella della qualità.

“FlavourArt – spiega Emanuele Ferri, responsabile di Trusticert – è un’azienda dedicata alla qualità e al rispetto dell’ambiente e del territorio, per questo motivo vanta una certificazione ISO 9001 che dimostra il suo impegno di fornire il massimo possibile per il consumatore, e una certificazione ISO 14001 che dimostra il suo impegno a contenere e controllare l’impatto sull’ambiente. Dal 2015 i ricercatori di TRUSTiCERT, in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano-Bicocca e altri importanti enti di ricerca hanno sviluppato un protocollo di indagine dedicata a stabilire la sicurezza dei prodotti da inalazione”.