In tutti i suoi brani Alfa crea una connessione forte con il pubblico. Passioni e sogni futuri nell’intervista esclusiva a “L’Opinionista”
GENOVA – Nel panorama musicale italiano, pochi artisti riescono a raccontare emozioni e generazioni con la sincerità e la leggerezza di Alfa. Con il suo stile fresco e autentico, nonostante la giovane età, è diventato un punto di riferimento per chi cerca melodie che fanno cantare e testi che fanno riflettere. Con “Vai!”, ha saputo trasmettere un’energia travolgente, mentre “Il filo rosso” ha incantato il pubblico con la sua intensità emotiva. La forte connessione che Alfa crea con chi lo ascolta trasforma ogni brano in un viaggio emotivo. In questa intervista rilasciata a “L’Opinionista”, ci svela retroscena inediti, sogni futuri e il cuore pulsante delle sue canzoni.
Sei arrivato al successo senza passare dai talent ma caricando da solo i tuoi primi brani sui social. Quale consiglio daresti ad un giovane che vuole fare della musica una professione?
“Direi di crederci. Alla fine, il talent può essere una via come un’altra, e Internet un’alternativa. Io non ho partecipato a un talent semplicemente perché sono sempre stato molto timido di natura, quindi probabilmente il mio carattere non sarebbe emerso in un programma televisivo. Questo non significa che i talent non funzionino, ma che esistono più strade e ognuno deve trovare la propria”.
Hai dichiarato che la musica ti ha salvato dai traumi che ti avevano lasciato alcuni episodi di bullismo. Quale messaggio invieresti a chi sta attraversando un momento di fragilità?
“Ognuno deve trovare la propria valvola di sfogo. Per me è stata la musica. Mi sono sempre sentito fragile e avevo bisogno di sentirmi bravo in qualcosa, e la chitarra è stata la cosa in cui mi sono sentito più competente”.
Nel 2024 “Sogna ragazzo sogna” che avevi portato al Festival di Sanremo con Roberto Vecchioni ha raggiunto il disco d’oro. Che cosa ha significato per te quel riconoscimento?
“Abbiamo restituito il giusto riconoscimento a un pezzo che per oltre 20 anni non l’ha avuto, perché è uno dei pilastri del cantautorato italiano. Sono contento di aver contribuito alla realizzazione di questo”.
É appena uscita la versione deluxe di “Non so chi ha creato il mondo ma so che era innamorato”, che contiene cinque brani inediti. Tema centrale, come sempre, l’amore. Descriviceli in poche parole.
“Sono cinque brani di transizione: sto andando verso una dimensione più cantautorale e sto già scrivendo il disco successivo. Queste cinque canzoni non solo mi servono a non disorientare il mio pubblico, ma anche a trovare la giusta dimensione. Sento che il mio suono sta cambiando, quindi per me questo è una sorta di disco di passaggio”.
Tra i brani inediti c’é anche “A me mi piace” feat Manu Chao. Un incontro tra epoche e stili, tra culture e suoni. Come é nata questa collaborazione? E che esperienza é stata?
“Un’esperienza incredibile. Ci siamo conosciuti un anno fa a un suo concerto a Milano. Sono riuscito a entrare nel backstage grazie al mio manager, Claudio Ferrante. Da lì abbiamo iniziato a parlare di musica e di Genova, città a cui lui è molto legato. Ci siamo scambiati i numeri, e da quel momento è nata la canzone. Abbiamo cantato insieme anche ad un suo concerto di Lile, davanti a pochi italiani, ma è stato comunque bellissimo. Avere a che fare con un artista che, per me, è una leggenda, è stato un onore. Considerarlo oggi un amico è qualcosa di davvero speciale”.
Nel testo non poteva mancare il riferimento ad “una domenica allo stadio”. Parlaci del tuo amore per il Genoa. E del tuo rapporto con Genova, la tua città, dove é stato girato il video.
“ll rapporto che ho con la mia città è viscerale: è il motivo per cui scrivo canzoni. È una città che ti ispira molto, ma dove succedono poche cose dal lunedì al giovedì, quindi ho iniziato a scrivere anche perché non sapevo cosa fare la sera. Il Genoa, oltre a essere una passione e una fede di cuore, è anche un modo per comunicare con mio papà. Anche durante l’adolescenza, quando magari parlavamo meno, il Genoa era il nostro collante. Per me, quindi, il Genoa è anche famiglia”.
E’ partito il tuo tour estivo. Con quale criterio scegli la scaletta dei live?
“Si litiga con la band 800mila volte e la si cambia spesso perché vogliamo tutti il meglio, ed è giusto che ci sia uno studio matto e disperato, perché scrivere una scaletta è un’arte tanto quanto scrivere canzoni”.
Al tour estivo farà seguito un tour europeo. Come lo affronterai?
“Con grande curiosità perché è uno sforzo fisico importante, faremo sei concerti in dieci giorni tutti di fila in un van on the road, quindi vecchia scuola. Sono molto gasato”.
E poi ci sarà il tour nei palazzetti… Come ci si sente a sapere che alcune sono andate subito sold out?
“Mi sorprende la rapidità e l’anticipo con cui abbiamo riempito questi palazzetti, e questo mi fa pensare che ne vogliano ancora. Questa cosa mi rende davvero felice, e voglio dare il massimo per regalare loro il concerto che meritano”.
Qual’é una domanda che vorresti ricevere e che nessuno ti fa mai?
“Una domanda che nessuno mi fa mai riguarda i film che guardo. In realtà sono un grande appassionato di cinema, soprattutto di film d’animazione, anche se quasi nessuno lo sa”.
Si ringraziano per la collaborazione Maryon e Michela di Artist First.