Il mio Sanremo: intervista alla critica musicale Melisanda Massei Autunnali

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PIOMBINO (LI) – Melisanda Massei Autunnali è nata a Piombino nel 1978. Dopo la laurea in Filosofia (2002), si è dedicata prevalentemente alla critica e alla ricerca musicale: tra i suoi libri ci sono «Gianna Nannini – Discografia illustrata» (2007), «Claudio Baglioni. Discografia illustrata» (2008), pubblicati con Coniglio Editore, e «Caruso. Lucio Dalla e Sorrento. Il rock e i tenori» (Donzelli, 2011). Ha collaborato con «Il grande dizionario della canzone italiana» di Dario Salvatori (Rizzoli, 2006), con «Il dizionario completo della canzone italiana» di Enrico Deregibus (Giunti, 2006), “Chiedi chi sono gli Stadio” (2006) e «Il Salvatori 2014» (Clichy, 2013). Nel 2004 ha aperto il sito “La Canzone Italiana” e nel 2012 www.effettomolecole.it , dedicato all’innovazione tecnologica. Dal 2007 fa parte della giuria del Premio Tenco. Dal 2009 collabora col quotidiano «Il Tirreno». Ha esordito nella narrativa nel 2013 con «La coda sotto il banco. Scuola di gatti a Piombino», a cui hanno fatto seguito, nel 2014, “Le zampe sul pallone. Gatti mondiali” e, nel 2015, “Etruria felix”.

Noi de L’Opinionista l’abbiamo intervistata.

Ben trovata, Melisanda, scrittrice e storica della musica, oggi, ma guarda un po’, parliamo della 66esima edizione del Festival di Sanremo: stilaci la tua classifica personale dei big…

“Buongiorno a te, Ilaria. Il verdetto finale mi trova abbastanza d’accordo, con l’eccezione del quarto posto di Enrico Ruggeri, che aveva senz’altro la canzone migliore dell’edizione. In definitiva, avrei visto bene un podio formato da Ruggeri, Stadio, ottimi, e Francesca Michielin, che si è comportata molto bene e aveva anche una discreta canzone, con un ritornello giocato su un’idea veramente carina. Diversi cantanti da cui ci si aspettava molto si sono arenati su canzoni troppo esili o, al contrario, troppo celebrali, mentre altri, o meglio altre, pur bravissime, non hanno saputo rompere il muro della comunicazione, che invece è tutto. Caccamo e Iurato pure bravi, ma la canzone era molto più adatta a lei che a lui (che appartiene a un mondo più raffinato): la conquista del terzo posto dà l’idea che comunque questo tipo di duetti sia ancora sanremese, ma fino a un certo punto”.

Fosti illuminata dal Ruggeri sulla via di Damasco: adesso spiegami perché…

melisanda“Era la primavera del 1992, facevo la terza media, avevo quasi quattordici anni. La musica di Ruggeri circolava già da diverso tempo in casa mia, poi però arrivò l’album “Peter Pan” e fu un “prima” e un “dopo”. Una storia, evidentemente, che comincia da molto lontano. Rivederlo così in forma è stata una grande gioia, anche personale. Non ho difficoltà a dire che sta al pari – e forse un passo avanti – rispetto a molti cantautori storici tra i quali però non viene mai menzionato”.

Luca Barbarossa, cantautore storico, oggi impegnato attivamente in Radio con Il suo Radio2 SocialClub: l’avresti voluto al festival?

“Luca Barbarossa lo vorrei ovunque e in ogni luogo”.

Gli effetti dei talent sul festivalone della canzone italiana: benefici o devastanti?

“In realtà dovremmo parlare degli effetti dei talent sulla musica italiana tutta, stando attenti, semmai, a conservare un tanto di oggettività. Io non ho niente contro i talent e non credo siano l’anticristo. Fatto sta che negli ultimi 4/5 la nostra canzone, per un motivo o per un altro, ha subito una serie di privazioni. Il ricambio è arrivato quasi essenzialmente da ragazzi emersi dalle trasmissioni televisivi, alcuni validi, ma la maggior parte, oggettivamente, “prodotto” da numeri. Il risultato è stato un panorama quasi esclusivamente costellato di canzoni usa-e-getta, con diversi big del passato, va detto anche questo, in crisi creativa. Le cose hanno cominciato a prendere un’altra direzione quest’autunno con il rilancio di Luca Carboni: vedere, nelle scorse settimane, una canzone “importante” come “Bologna è una regola” al primo posto dei brani più trasmessi dalle radio lasciava veramente ben sperare per una stagione di riaffermazione della nostra musica migliore. Il pubblico non è stupido e non gliene importa niente della carta d’identità: se gli dai buona musica, se la prende e basta. E’ naturalmente giusto che ci siano nuovi e giovani artisti – anche usciti dai talent, per carità: ma non solo loro, o quasi. Questo Festival che rilancia Ruggeri e Stadio rischia di segnare uno spartiacque importante. Staremo a vedere”.

Gli Stadio, i vincitori di quest’anno, hai lavorato con loro in più occasioni: grazie a loro, almeno quest’anno, si è rotto l’incantesimo dei talent…

“É quello che dicevamo prima. Chi li chiama vincitori del Festival dell’INPS è veramente in malafede”.

Gaetano Curreri: il fascino di un padre che si rivolge alla propria figlia in musica…

“Madri, padri e figli a Sanremo – diciamolo – hanno sempre goduto di spazi d’eccellenza. Tutto sta nel saper gestire bene il confine rispetto alla retorica. E questa canzone lo gestisce benissimo”.

Quest’anno c’era anche Lucio Dalla: anche lui, si può dire che finalmente abbia vinto il suo festival…

“Anche fosse stato ancora in vita, Dalla non ne avrebbe avuto alcun bisogno. Capisco lo spirito con cui gli Stadio hanno deciso di riservargli questo omaggio”.

L’uomo nuovo: Francesco Gabbani, eliminato, ripescato, e poi vincitore, contro tutti i pronostici….

“Un cantautore davvero interessante, la canzone è molto forte. Ha sicuramente meritato la vittoria, speriamo di poterne parlare ancora nel tempo”.

Record di ascolti per il festival: ma allora, sotto sotto, Sanremo piace…

“Hai voglia se piace. E ti dirò di più, quest’anno si sono sentite anche molto meno le voci dei consueti detrattori del Festival, quelli che già il martedì mattina sbuffano. Evidentemente le persone in questo momento hanno bisogno di leggerezza”.

Dei concorrenti, big e nuove proposte, su chi ti piacerebbe scrivere?

“In realtà grazie al dizionario che ho realizzato assieme a Dario Salvatori io ho già avuto l’opportunità e il piacere di scrivere praticamente su tutti gli artisti della musica italiana. E siccome penso che questo sia stato un bel Festival, tra qualche anno mi piacerebbe poterlo raccontare, specialmente se dovesse rappresentare tutte le cose dette prima”.

Lascia un messaggio ai lettori de L’Opinionista…

“Grazie a Ilaria e a tutti i lettori! É un momento importante, la gente ha voglia di “cose”, di “coltivarsi”. Non facciamoci sfuggire questa opportunità”.