“Quaranta”, il singolo d’esordio della cantautrice siciliana Annalaura Princiotto

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annalaura princiotto

“Ho scelto di pubblicare come primo singolo ‘Quaranta’, perché, anche senza volerlo, ci siamo tutti sentiti rinchiusi in quella gabbia che prima era semplicemente la nostra casa”

La pandemia e le misure restrittive per il contenimento del virus hanno rivoluzionato la vita di tutti, soprattutto dei giovani che sono stati privati della spensieratezza tipica della loro età e oppressi dal senso di chiusura dovuta alla mancanza di interazione e del divertimento condiviso. Di questo parla “Quaranta”, il singolo d’esordio della cantautrice Annalaura Princiotto, fruibile su tutte le piattaforme digitali, streaming e download da venerdì 6 maggio. Il brano è nato al pianoforte ma in fase di arrangiamento è stato trasformato fino a conferirgli quel senso di libertà che ormai da due anni cerchiamo di rincorrere.

Annalaura Princiotto ci ha gentilmente concesso un’intervista.

“Quaranta” è il tuo singolo d’esordio, di che cosa si tratta?

“Quaranta”, sì, è l’inizio di un percorso per raggiungere il mio più grande sogno: fare della mia passione, il mio mestiere. Parla di quarantena, del mio modo di vivere la pandemia e di sentirmi responsabile per gli altri, dei cliché che si sono generati da questo periodo di blocco, come il cominciare ad allenarsi in camera, per cercare di sfuggire a questa condizione mentale di “chiusura”. Racconta come, in quel periodo, la nostra interlocutrice era solo parete di camera, la famosa “parete bianca”. Una mia visione molto personale, ma spero condivisa, di questi ultimi anni e quella voglia di tornare a respirare, alla vita normale.

Cosa vuoi trasmettere con questo brano?

Voglio far capire che la nuova generazione è stata fortemente condizionata, perdendo, in primis, la voglia di uscire, di fare amicizia, di vivere la vita come sempre, in un momento in cui la spensieratezza ha ceduto il posto alla paura. È importante condividere un messaggio fondamentale, le responsabilità pesano ed il vero cambiamento siamo noi, “i ragazzi di oggi”, per citare una vecchia canzone che adoro.

Che tipo di accoglienza ti aspetti?

Non mi aspetto nulla, spero solo che il messaggio arrivi forte e chiaro, che la canzone generi anche dei dibattiti, perché il mio obiettivo non è piacere a tutti, ma far riflettere attraverso ciò che scrivo.

Come ti sei avvicinata al mondo della musica?

Sono nata in una famiglia che ama la musica e l’arte, in ogni sua forma, quindi è stato un passaggio molto naturale nella mia vita. Sin da piccola cantavo con mio papà, non sapevo ancora leggere, ma conoscevo già a memoria le nostre canzoni preferite. Questo mi ha spinto ad innamorarmi soprattutto della musica del passato che, a mio parere, sta alla base della creazione di nuovi generi e di nuove canzoni, ti dà quella spinta creativa e ti appassiona in maniera differente.