Serena Altavilla debutta con “Morsa”, il suo primo album solista

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BOLOGNA – Serena Altavilla ha presentato stamane ai giornalisti il suo primo album solista, “Morsa”, disponibile in cd e in digitale dal prossimo 9 aprile. Il disco viene anticipato dal singolo “Epidermide”. Alla conferenza stampa era presente anche Paolo Benvegnù, che in apertura ha voluto fare i complimenti alla Altavilla: “Serena è una poetessa che ‘esiste’ da poco tempo perché è una giovane donna, ma ha una poesia bellissima che viene dal posto in cui abita. Lei ha sempre lottato in maniera stoica per la propria espressione. L’ho conosciuta a Prato nel 2005, ed era di fatto una bambina. In tutti i posti della provincia italiana ci sono cose meravigliose che bisogna andare a cercare”.

A proposito, Serena, tu come descriveresti Prato? “Prato è una realtà unica, una città di provincia che ha dentro sé tante piccole realtà, dei paesi che sono poi diventati quartieri. In più è una città multietnica. Insomma, è piccola, ma è ricca. Qui c’è un’importante comunità cinese: i cinesi non hanno influenzato la mia musica (sorride, ndr), ma in futuro succederà”.

Perché hai scelto ‘Morsa‘ come titolo dell’album? “A un certo punto delle registrazioni ho osservato i brani e questa parola mi si è palesata, mi si è scritta sulla fronte. A me piacciono le parole sfaccettate, con significati polivalenti. ‘Morsa’ era proprio il termine giusto, con un suono morbido ma anche aggressivo. Era lo stato d’animo in cui mi sentivo, uno strumento da falegnameria. Questo è un disco breve ma molto intenso. Ho costruito i testi con il regista Patrizio Gioffredi”.

Alle spalle hai molte collaborazioni ed esperienze. Come sei arrivata, oggi, a fare tutto da sola? “Mi sono ritrovata ad avere voglia di essere ‘free lance’ e potermi veramente sbizzarrire, di non avere una band fissa ma tanti musicisti incredibili che ho avuto la fortuna di poter ospitare in questo disco. Volevo slegarmi dalle abitudini, mettermi in difficoltà e provare sensazioni diverse, nuove. Mi è venuto spontaneo voler fare un disco da sola. Volevo sentirmi al centro del mio sistema”.

In ambito musicale c’è stato qualche artista che ti ha ispirato? “Assolutamente sì. I Beatles a casa mia erano una costante, ma ho ascoltato anche Mina, Edith Piaf, Kim Gordon, Peaches… le mie fonti d’ispirazione sono tante. Anche cinema e teatro mi hanno influenzato”.

Pandemia permettendo, ci saranno degli appuntamenti live? “Per me la musica è fratellanza. Mi auguro che si possano riprendere i concerti quanto prima, perché quello è un momento molto importante. Noi tutti ci stiamo sperando. Io il mio live lo sto immaginando ‘deframmentato’ senza prevedere una folla davanti che possa ballare e sudare, anche se ovviamente mi piacerebbe. Certo è che in una forma o in un’altra bisogna ricominciare”.