Sergio Caputo: “L’era del Covid rafforzerà gli artisti navigati”

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caputo camiciaROMA – Una nuova formazione in trio, leggera e distanziata, un repertorio inossidabile e tanta voglia di continuare a suonare dal vivo e portare la sua musica in Italia e all’estero: reduce dal debutto parigino nello storico jazz club Sunset Sunside Jazz, Sergio Caputo rinnova il suo sodalizio con il Blue Note Milano, tornando l’11 ottobre nel prestigioso tempio della musica milanese per la quarta volta consecutiva.

“Credo che, pur nell’incresciosa situazione che stiamo vivendo, la vera musica, intendo quella suonata e non quella ‘usa e getta’ basata su immagine e gossip, ne uscirà rafforzata”, dice l’artista all’Ansa. “Sospese le grosse adunate nelle arene e negli stadi, gestire il palco di un club con il pubblico a pochi metri – osserva – è un lavoro da artisti navigati, qualcosa che forse nei grandi spazi si stava perdendo e che forse verrà rivalutata”.

Stavolta il suo live sarà in formazione di trio, con Fabiola Torresi al basso e ai backvocals, Sergio Caputo chitarra e voce e Alessandro Marzi alla batteria, ma occasionalmente anche al piano e ai cori. Il concerto verrà arricchito da una nuova veste di arrangiamenti vocali e da qualche intervento a sorpresa. Oltre al repertorio storico e alle hit (‘Un sabato italiano’, ‘Il Garibaldi innamorato’, ‘Bimba se sapessi’ e tante altre) che i suoi aficionados esigono e si aspettano, Caputo tirerà fuori qualche chicca basata sulle richieste che gli arrivano tramite i social.

“La formula del Trio ci consente di esibirci in questi difficili tempi di Covid, in cui il pubblico viene necessariamente dimezzato (così come i budget) a causa delle restrizioni legate al distanziamento”, spiega. Per chi della musica ha fatto la bussola della sua vita è impossibile pensare di non suonare e cantare davanti al pubblico. Caputo non si ferma e non perde l’ottimismo: “Mi sento particolarmente impegnato – racconta – nel continuare a portare la musica in giro, anche se alle difficoltà ordinarie si aggiungono quelle degli spostamenti (voli ridotti, treni aboliti etc.). Siamo gente ‘on the road’, facciamo questo lavoro con passione, e oggi lo viviamo anche come una missione per guarire dalla paura del virus”.