“Siamo il nostro tempo”, il nuovo album di Ernesto Bassignano

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ROMA – Esce oggi, 28 ottobre, il nuovo album di Ernesto Bassignano, “Siamo il nostro tempo”. Le sue canzoni sono in fondo romanze senza tempo. Vengono dalla strada. Da incontri con sirene. Dal suono del silenzio e dalla paura. Sono ansie e sentimento. Grandi amori mai spenti. Per coloro che ancora leggono i copioni e sono capaci di ascoltare. Mani nelle mani. Voci da lontano. Immagini sfocate che sono ricordi presenti. Sono urli e bandiere. Per un popolo al balcone che si è giocato l’anima ed il cuore. Tutto rima alla perfezione. Tutto scorre come deve e va dove deve andare. Canzoni di un artista che molto ha dato alla musica. E che mai si arrende a dire basta. Perché sotto di lui scorre la strada e la strada lo accoglie incessante. Quello di Ernesto Bassignano è un concerto che continua da oltre cinquant’anni e oggi torna a noi con la delicatezza e la poesia di un tempo antico. Piccole pellicole da rivedere all’infinito. E così lasciamo al suo stesso scritto il compito di fare la cornice.

Siamo il nostro tempo. Mai come oggi lo siamo. Volenti o nolenti. Nel bene e nel male. Direi tranquillamente più’ nel male. O almeno questa è la mia non esaltante sensazione di persona e artista reduce come tutti da anni di sottocultura, di micragna, di gente triste, di luoghi d’arte semivuoti, depressa e preoccupata. Figurarsi poi per un buontempone come me abituato da sempre all’attivismo, alla spensieratezza, ironia, alla ricerca della grande arte e delle “good vibrations” non solo musicali. Ebbene si, cari amici: il vostro vecchio Ernesto “Bax” Bassignano, ex “Bassigna” dei 70 ed ex Bassingher degli 80, giunto al suo ’11esimo album e a una ragguardevole età volata via, perso nei ricordi delle sue molte vite artistiche, non può che riflettere amaramente sul tempo: sul nostro tempo. Sul nostro mestiere di vivere ogni giorno più gramo e stento, senza esaltazione e con pochi sogni sempre più ridimensionati. Il risultato di questa sua riflessione sono 8 brani voce piano e fisa in compagnia del grande Edoardo Petretti e della grande Giovanna Famulari. Cose tanto semplici quanto raffinate e un tantino diverse dal solito mood da scuola genovese. C’è insomma un po’ di coraggio melodico e letterario in più, forse per evadere appunto dal tran tran che ci circonda. E ho detto tutto!

E alle parole del caro amico Morgan questo tocco di puntinismo: “Che grazia che hai e che precisione nello scrutare l’animo umano e trovarne una misura che è la “distanza di sicurezza” tra il tuo e quello degli altri esseri umani, che vedi e riconosci così li racconti dentro il tuo, facendo in modo che quello spazio che si crea sia quello che dà la sensazione lieve e gentile e calda e calma che rassicura. C’è una lacrima ma è molto più l’abbraccio che la tua voce infonde, intelligente di un’intelligenza emotiva che sa di casa e di amicizia…”.